Satira

DDI – Dove Diavolo è l’Istruzione

DDI

Il 15 dicembre, verso le ore 13:00, mentre in giro per il mondo si hackeravano governi, crollavano server e guerre finivano, in Italia l’Istruzione se n’è andata. Stanca dei cronici tagli al bilancio, con ormai più buchi che toppe, di punto in bianco ha fatto le valigie e se n’è andata.

I giornalisti riportano che abbia lasciato in regalo alla, ormai ex, ministra Lucia Azzolina (a cosa serve un ministero dell’istruzione se questa non c’è più?) una copia dell’enciclopedia Treccani. Immaginate lo sconforto di quella povera donna, che in vita sua non deve aver mai letto qualcosa di più lungo di un libretto di istruzioni dei lego! Forse era intenta a firmare qualche altro documento di linee guida (puntualmente inutile e inefficace come tutti gli altri), o forse stava cercando sul suo amato Rocci il termine δῐδᾰχή (didachè, insegnamento, istruzione). Chissà, magari con un po’ di fortuna cambia idea e torna indietro.

Alcuni informatori ci comunicano di come le rovine del MIUR (solo ora comprendo la lungimiranza nel chiamarlo MUR) siano diventate un luogo di deposito ideale per tutta l‘immondizia che riempie le strade di Roma.

La domanda che tormenta tutti è: come si può essere arrivati a questo punto?

Per rispondere a un quesito del genere, facile quanto le disequazioni di secondo grado (ma al contrario di queste, utile), ci sarà comodo risalire al principio. Ecco come (non) funziona una scuola tipo, che per comodità chiameremo Scuola X.

La scuola X è formata da 4 componenti: un dittatore (una sorta di dio, abilmente rintanato nel suo ufficio), un abile team di pulizia-polizia (una volta si chiamavano bidelli? O forse collaboratori scolastici? Personale ATA?), un esercito (formalmente chiamato corpo docente) e, infine, la plebe (altrimenti detti studenti). In questa società (im)perfetta i militari, amorevolmente odiati dalla plebe, hanno poteri praticamente assoluti.

Di colpo arriva il Covid e, in virtù della situazione di emergenza, tutto cambia. I poteri dei vari dittatori e militari crescono in maniera esponenziale, la plebe viene torturata tutti i giorni con apparecchi elettronici maligni (anche detti video-lezioni), mentre la polizia è pressoché dispersa. Soffermiamoci sulla plebe; passi che i governi non rispettano i diritti che in teoria sarebbero inviolabili, ma è stato almeno tentato qualcosa per alleviare le torture? Ovviamente no.

Questo ci riporta alla domanda iniziale: perché l’istruzione se ne dovrebbe andare se nella scuola X (non) si vive così bene?

Questa proprio non me la spiego. Sarà per il carico di compiti enorme? Sarà per l’ansia da prestazione continua e martellante? O forse per il fatto che non puoi neanche andare in bagno, nonostante in teoria ti trovi a casa tua? E, ovviamente, è tutta colpa di quei maledetti telefonini che rimbambiscono i giovani. Quando andavamo ogni mattina in presenza (non) era scuola e (non) si stava bene.

È facile incolpare la DaD (che forse sarebbe meglio chiamare DDI) di tutto questo disagio. Ma parliamo di come si stava prima: parliamo dell’amorevole e dolce “Ragazzi, domani c’è la verifica e il giorno dopo interrogo, perchè forse torniamo in DaD”; parliamo di professori che, rientrando in classe dopo otto mesi di lontananza, ed evitando ogni cortesia, salutano elegantissimo con un “Oggi spieghiamo…”.

A pensarci bene, forse l’istruzione non è scappata: siamo noi ad averla persa per strada.

Leonardo Marino

(In copertina illustrazione di Luci Gutiérrez)

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