I media italiani non danno mai la giusta importanza alla politica internazionale e anche quando lo fanno espongono un solo punto di vista. Non c’è niente di meglio di un buon caffè scorretto per svegliare la mente assopita e cominciare a pensare fuori dagli schemi.
I veri nemici della democrazia
Le oligarchie finanziarie del Vecchio Continente hanno sempre avuto molta paura della democrazia. Grazie ad essa i popoli hanno potuto affrancarsi dalla legge del più forte (tanto in senso figurativo quanto letterale) e costruire delle società più giuste basate su principi egualitari. Per questo motivo, quando, con l’avvento della globalizzazione, gli strumenti usati dagli Stati per tenere a freno tali poteri hanno perso efficacia, subito queste forze hanno rialzato la testa.
Già nel 2003 lo studioso britannico Colin Crouch notò come nei paesi occidentali, pur continuando a svolgersi i tradizionali riti della democrazia, il vero potere stesse pian piano passando dalle mani delle istituzioni democratiche a quelle delle grandi lobby, spalleggiate dai mass media ad esse legati. Un caso particolare di post-democrazia è oggi l’Italia, il paese in cui le classi dirigenti hanno rinunciato addirittura con entusiasmo a buona parte delle loro prerogative, vittime dell’innamoramento tutto nostrano per il vincolo esterno.
L’inganno del MES
L’ultimo passaggio di questa cessione di sovranità, e dunque di democrazia, è la riforma del MES, approvata la settimana scorsa dal parlamento. Come ha messo in luce l’appello firmato da decine di economisti e giuristi italiani, si tratta di una riforma elaborata prima della pandemia sulla base di quelle logiche fallimentari che, ad ascoltare i più ottimisti, sembravano ormai superate.
Anche la promessa di approvare la riforma senza fare utilizzo del fondo, inoltre, sarebbe illusoria, in quanto non appena la BCE limiterà gli acquisti dei titoli di Stato sarà quasi obbligatorio ricorrere al MES. E con l’utilizzo del MES, le cui condizionalità non sono mai state rimosse, si aprirebbe una nuova fase di austerità che avrebbe effetti gravissimi sul tessuto sociale del nostro paese. L’approvazione di questa riforma, quindi, rischia di aprire la strada a un futuro commissariamento dell’Italia.
Prigionieri del vincolo esterno
L’idea che si possano risolvere i problemi grazie all’aiuto esterno non è riscontrabile in nessun altro dei paesi “sviluppati” ai quali siamo storicamente più vicini. Questa retorica stantia sui fantomatici 200 miliardi in arrivo dall’Europa prova che la nostra classe politica ha rinunciato del tutto al suo ruolo nei processi di decisione reali. I politici non servono più a niente, bastano dei semplici funzionari.
Ovviamente, pensare che il “popolino ignorante” vada disciplinato privandolo del potere che, secondo la Costituzione gli appartiene di diritto, è una posizione profondamente conservatrice. I progressisti dovrebbero opporvi un’idea di società fondata sul progresso sociale e culturale. Eppure, nel teatrino a cui siamo abituati, le posizioni di destra e sinistra sono ormai quasi invertite.
Sarebbe ora che gli intellettuali appartenenti alla galassia della sinistra provassero a recuperare la connessione sentimentale evocata da Gramsci e si esprimessero sulla questione democratica, vero e proprio “elefante nella stanza” della politica italiana. Oggi non è troppo tardi, domani chissà.
Federico Speme
(In copertina François Genon da Unsplash)
Innamorati dal vincolo esterno è il secondo articolo di Caffè Scorretto, una rubrica di Federico Speme.