I media italiani non danno mai la giusta importanza alla politica internazionale e anche quando lo fanno espongono un solo punto di vista. Non c’è niente di meglio di un buon caffè scorretto per svegliare la mente assopita e cominciare a pensare fuori dagli schemi.
La Cina come l’Italia
Che ne sarebbe stato del nostro paese se Giuseppe Mazzini, anziché girare il continente per incontrare i rivoluzionari in esilio, avesse fatto il tour delle corti europee mettendo in guardia re e imperatori dalla “terribile minaccia italiana”? Dove sarebbe il nostro orgoglio nazionale se Giuseppe Garibaldi, invece di lanciarsi in avventure spericolate coi patrioti più coraggiosi, si fosse stabilito a Napoli per difendere l’identità borbonica del Meridione?
Potrà sembrare strano ma la storia cinese dal XIX secolo a oggi presenta alcune similitudini con quella del Risorgimento italiano. Anzi, a dirla tutta la Cina fu “calpestata e derisa” dalle potenze straniere con ancora maggiore brutalità rispetto all’Italia. L’orgoglioso popolo cinese non può scordarsi delle nefandezze commesse dagli invasori, perlopiù occidentali, durante il periodo definito in Cina “il secolo dell’umiliazione“. Fra cessioni territoriali, razzie, tributi e importazione forzata di stupefacenti, fu un’epoca davvero tremenda che si concluse, anche se non del tutto, con la vittoria nella seconda guerra mondiale.
Minaccia costante
Nonostante l’unificazione nazionale sia quasi completa, gli ultimi strascichi dell’imperialismo occidentale sopravvivono anche oggi e i cinesi vivono sotto la costante minaccia degli Stati Uniti. Fino a prova contraria, infatti, il pericolo per la pace mondiale non sono certo le flotte cinesi nel Mediterraneo o nel Golfo del Messico (che ovviamente non esistono) quanto piuttosto le navi da guerra americane nel Mar Cinese, tuttora in continuo aumento.
Ebbene, nei discorsi dei personaggi più noti tra i manifestanti di Hong Kong questa consapevolezza è del tutto assente. Parliamoci chiaro, le preoccupazioni degli abitanti della città sono legittime ed è giusto che si presti ascolto alla loro voce. Sarebbe ugualmente corretto, però, ricordare che la crisi di Hong Kong è frutto del colonialismo britannico, lo stesso che ha colpito in modi differenti gli irlandesi, i sudafricani e i nativi d’America.
Non tutti i dissidenti sono uguali
E invece il buon Joshua usa senza vergogna espressioni orrende come “mondo libero” ed è felice di mostrare a tutti il sostegno (sicuramente disinteressato) dei politici americani più in vista. Non solo Democratici, politicamente corretti ma comunque militaristi, anche Repubblicani, cioè quelli che hanno chiamato il Covid-19 “virus cinese”, alimentando il razzismo verso le persone di origine asiatica.
Essere dissidenti politici è un ruolo nobilissimo, una cosa molto diversa dallo stringere la mano a quelli che non vedono l’ora di ridurre il tuo paese in miseria solo per trarne profitto. A causa delle loro idee repubblicane e socialiste, Garibaldi e Mazzini erano considerati personaggi scomodi dal Re d’Italia ma non sarebbero mai finiti a tarallucci e vino in un paradiso fiscale con l’austriaco Klemens von Metternich. È per questo che sono entrati nella Storia come eroi. Joshua Wong, al contrario, potrà essere l’eroe dei nostri media ma non sarà mai ricordato come eroe dal popolo cinese.
Federico Speme
Joshua Wong non è un eroe è il primo articolo di Caffè Scorretto, una rubrica di Federico Speme.