Una rubrica su un paese lontano e misterioso, controverso e irrisolto. Un viaggio oltre l’oceano, raccontato da esperienze, riflessioni e scoperte. Un racconto dell’anima messicana.
Il mio Messico
Intriso di storia, di colori e odori, suoni e sensazioni, composto da una grandissima varietà e mescolanza di culture e abitudini, di modi di fare, pensare e vivere, il Messico è, nella straordinaria diversità delle regioni (da solo, occupa la superficie di Italia, Germania, Francia, Grecia, Spagna e Portogallo insieme), un immenso crogiolo brulicante di vita. Nella sua unicità data da un susseguirsi di insediamenti che risalgono al Pleistocene costituisce una realtà indipendente dalle influenze europee, nord e sudamericane. Non si tratta, però, di un rifiuto, ma piuttosto di un’integrazione all’interno dell’originale cultura maya e azteca.
La convivenza, l’alternanza e la fusione di culture ha dato origine a un paese ricco di tradizioni ma al tempo stesso molto povero, così vario e unito, giovane e insieme depositario di conoscenze secolari. Le innumerevoli contraddizioni, le conciliazioni apparentemente impossibili, la convivenza stretta tra mondi a prima vista estranei sono tra gli elementi che rendono il Messico, da vivere, irresistibile e misterioso. Questa sarà una rubrica sul Messico, tra realtà e sensazioni, tra fatti ed emozioni che si succedono alternandosi in continuazione, così come dentro chi intraprende un tale viaggio.
C’è una discrepanza abissale tra ciò che noi, come europei, crediamo di sapere sul Messico, e come è in realtà. Vivendo in una cultura così diversa, molto più lontana da quella italiana di quanto non lo sia una qualsiasi cultura europea, stupisce la quantità di differenze, a primo impatto incredibili e quasi assurde. Da qui la necessità di cambiare punto di vista, per comprendere questa nuova vita e il modo di ragionare.
Pregiudizi e barriere coralline
I pregiudizi che circondano il Messico – e che i notiziari alimentano informandoci solo su nuovi scandali in cui sono coinvolti importanti personaggi politici – sui cartelli della droga, sulla corruzione, sui sequestri o simili, ci danno una visione dei fatti parziale e fuorviante. Ma del resto, cosa ci importa di un paese come il Messico, così lontano e inafferrabile, così insignificante per le nostre vite?
Sappiamo che è pericoloso, che i narcos governano al posto del presidente, che le persone spariscono e non ricompaiono se non (forse) in pezzi, che… Che altro? Probabilmente niente, o quasi.
Oltre al fatto che è una bella destinazione per andare in vacanza o in luna di miele, per vivere la “vida loca” di Cancún o di Acapulco – stando però attenti a non perdere il controllo: la tratta di bianchi è tra le attività più gettonate del crimine organizzato nelle zone turistiche. Probabilmente, molte di queste informazioni sono vere. Ma è tutto? Non è forse limitante? L’Italia si potrebbe descrivere limitandosi alle elementari e spesso superficiali nozioni ripetute in tutto il mondo, anche se comunque più accurate di quelle che abbiamo noi su un qualunque Paese del Centro-Sudamerica, dell’Africa o dell’Asia? Non credo.
Il Messico, che si trova al confine con gli Stati Uniti a nord, con Guatemala e Belize a sud, bagnato a est dal Golfo del Messico e dall’oceano Atlantico, e ad ovest da Pacifico, è innanzitutto un paese dalla natura paradisiaca. La varietà paesaggistica, che va dai cenotes del sud al deserto del nord, passando per foreste, altopiani e barriere coralline, è infatti impressionante.
Sofferenza, gioia, punti di vista
La colonizzazione ha plasmato la storia di questa nazione, lasciando tracce e ferite ancora aperte. Allo stesso tempo, ha trovato un modo di convivere con la secolare civiltà precedente (i Maya nella penisola dello Yucatàn, gli Aztechi e i Nahuatl nel centro), e si è integrata a tal punto da creare una nuova cultura, né maya, né nahuatl, ma neanche spagnola. Questo si vede nell’architettura, nel cibo, nella lingua, nei vestiti, così come nella religione e nelle festività.
In Messico tutto è un risultato di lunghi anni di sofferenze e dispute, talvolta ancora irrisolte. I disagi che circondano ogni aspetto della vita quotidiana, soprattutto della fascia della popolazione più povera, vengono affrontati con una disposizione d’animo e una gioia spiazzanti. Il sentimento di appartenenza, di unità, di comunità che caratterizzano la cultura messicana, uniti alla positività, all’altruismo e alla speranza sono, agli occhi di uno straniero, disarmanti. A un turista possono sembrare atteggiamenti falsi o interessati, ma col tempo ci si rende contro che questo è soltanto un altro modo di vivere.
I messicani sono un popolo che, paradossalmente dal nostro punto di vista europeo, (che li considera senza ammetterlo arretrati e in balìa dei capi della droga,) vive una vita tendenzialmente più felice della nostra da occidentali. Tutto avviene con calma, con tranquillità, e quasi sempre col sorriso. E non è un’attitudine che i messicani assumono davanti al turista: è una diversa predisposizione alla vita, che viene affrontata su un piano per noi nuovo, e che fa riconsiderare le proprie priorità e spinge a interrogarsi sul senso di una vita frenetica e tendenzialmente infelice.
Divisione sociale e altruismo
La divisione sociale tra ricchi e poveri, tra scuole private e pubbliche, tra nord e sud della città, tra centri commerciali o mercato, tra macchina o autobus si riduce a una differenza semplicissima e inconfondibile: bianchi e maya.
In una società all’apparenza amalgamata, senza divisione di classi e dove tutti hanno, secondo la costituzione, gli stessi diritti, la storia coloniale divide (oggi e chissà per quanto ancora) le persone in due gruppi che difficilmente si mescolano o si integrano.
I loro sguardi quasi non si incontrano, se non per più di qualche secondo, guardando in strada dalla macchina, o all’interno di un ristorante dal finestrino aperto di un autobus senza aria condizionata, che si sposta rumorosamente e con le porte aperte per far girare l’aria. Tale divisione però, non è insormontabile.
È forte la consapevolezza della condizione privilegiata in cui si trovano i discendenti dei colonizzatori, e molti usano il proprio potere d’acquisto per aiutare chi è nella fascia più povera, attraverso sovvenzioni ai centri di recupero, aiuti diretti ai “pueblos” (paesini) o impegno negli orfanotrofi. Gli aiuti vanno oltre la semplice elemosina a cui siamo abituati in Europa, che spesso si fa più per pena, fastidio o colpa che per volontà, e che è in genere contenutissima. Questo principio è invece molto radicato in Messico. Chi decide di aiutare lo fa quasi per necessità, cercando di contribuire in qualche modo a ridurre le immense ingiustizie sociali e le discrepanze di cui questo paese è pieno, consapevole di basare su esse la propria fortuna.
Un viaggio dell’immaginazione
Di questo e di molto altro parlerò nella mia rubrica a puntate, raccontando il Messico tramite i miei occhi e le mie esperienze, i miei pensieri, le mie riflessioni. Sarà un viaggio dell’immaginazione, raccontato da chi però l’ha fatto davvero ed è rimasto segnato da questo paese, dalle sue bellezze, dal suo buon umore, dalle sue delusioni e dai suoi ripensamenti.
Se vorrete seguirmi, questo è solo l’inizio.
Hasta luego!
Greta Murgia
Istruzioni per l’uso è il primo articolo della rubrica Il mio Messico di Greta Murgia. Si ringrazia l’autrice per la gentile concessione delle immagini.