Satira

Covid-19, questa sera si recita a soggetto

Covid-19 Virologi

Diamo il benvenuto al professor Andrea Crisanti, microbiologo e docente di immunologia e virologia all’Università di Padova; Diamo il benvenuto al dottor Matteo Bassetti, infettivologo e primario del reparto di Malattie Infettive dell’Ospedale San Martino di Genova; Diamo il benvenuto ad Alberto Zangrillo, primario dell’Unità Operativa di Anestesia e Rianimazione Generale dell’Ospedale San Raffaele di Milano…


La nuova vita dei virologi

Ormai è un mantra che ci insegue, un tormentone, che volentieri faremmo a meno di sentire, ma che l’emergenza Covid-19 ci porta a dover sopportare di continuo. Sono diventati in poco meno di un anno le nuove star della televisione italiana, più presenti di Don Matteo, Salvini e la d’Urso a reti unificate. Burioni, Galli, Crisanti, Lopalco, Pregliasco, Palù, Zangrillo, Cartabellotta, Capua, Brusaferro, Locatelli, Arcuri, solo per citarne alcuni.

Ognuno porta in TV il suo bagaglio di conoscenze tecniche, a volte provate, a volte supposte, e gli italiani non sanno mai a chi affidarsi per capire con maggiore chiarezza la pandemia che stiamo vivendo.

Dietro questi illustri professori, si nascondono i personaggi di una nuova commedia dell’arte, in un grande spettacolo teatrale a cui giorno dopo giorno gli italiani assistono, ma di cui non si conosce l’evolversi della trama, né tanto meno il degno epilogo (anche se sicuramente non sarà un lieto fine). Tra leopardiani e inguaribili ottimisti, presunti premi Nobel e dottorini da quattro soldi, vi è un’unica certezza: alzi la mano chi in merito al Coronavirus e alla gestione di questa stramaledetta epidemia non ha capito assolutamente nulla (e mi ci metto anch’io, così come sicuramente molti di voi).

Un Montecitorio di camici bianchi

Forse per arrivare al nocciolo della questione, prima che vada giù storto in gola, è meglio fare un ritratto di gruppo di questo parlamento sanitario, dove la confusione regna sovrana (le analogie con Montecitorio sono doverose).

Andrea Crisanti, Massimo Galli e Roberto Burioni capeggiano il partito pessimista, secondo cui in ordine:

  • I dati relativi ai positivi sono sottostimati.
  • Le terapie intensive a breve giungeranno allo stremo.
  • Il Covid è il male di questo decennio ancora al principio.
  • Per il vaccino siamo ancora in alto mare.
  • La colpa è tutta da imputare all’incoscienza dei giovani e alla movida.
  • Il virus non se andrà mai via da solo, ma tutto dipenderà dai comportamenti dei cittadini.
  • Bisogna chiudere tutto: il secondo lockdown totale è necessario e inevitabile, in barba alla nostra economia a pezzi.

Giorgio Palù, Matteo Bassetti e Franco Locatelli guidano l’area moderata, che sottolinea come:

  • A breve potrebbe arrivare il salvifico vaccino.
  • L’allarmismo è in buona parte ingiustificato.
  • Le terapie intensive in fin dei conti sono sotto controllo.
  • La Movida è solo una delle tante occasioni in cui il virus si può diffondere.
  • Il Covid potrebbe esaurire il suo corso molto prima del previsto.

Infine abbiamo Alberto Zangrillo e Giulio Tarro, fieri leader degli ottimisti, la cui propaganda si fonda sui seguenti punti:

  • Il Covid è molto meno grave di altre malattie infettive.
  • La mascherina all’aperto non solo è inutile, ma è anche dannosa.
  • Gli assembramenti non sono da condannare, perché il virus ha una carica infettiva meno forte di quanto si possa pensare (ai negazionisti piace questo elemento).

Uno spettacolo sconclusionato

Ora che abbiamo fatto un degno affresco di questo fantomatico parlamento di camici bianchi, arriva la parte più affascinante, la trama di questo lungo spettacolo che farà compagnia agli italiani verso l’infinito e oltre! (Ok, forse questo potevo evitarmelo)

Vi aspettate uno spettacolo degno di questa avvincente rappresentazione? Mi dispiace, ma resterete presto delusi. Niente compromessi, niente regole, niente direttive, qua fanno da padrone gli sproloqui, le accuse gratuite di disinformazione, la disorganizzazione, la paura, l’incoerenza, le reazioni incontrollate; sembra un copione sconclusionato e scritto male, dove nessuno sa a chi spetta la prossima battuta e si scatenano continui incomprensioni, litigi e zuffe. Io che sono in platea (e voi in mia compagnia) non posso che farmi due domande: chi ha ragione, chi ha torto? Dove stiamo andando a parare?

Verso un epilogo amaro

All’uscita del  teatro c’è Giuseppe Conte, involontario protagonista di questo assoluto fiasco, colui che spende e spande energie e parole per cercare di convincere noi Italiani a tornare in sala, rigorosamente distanziati, mentre arriva la ressa di chi chiede infuriato il rimborso del biglietto.

Sfortunatamente, miei cari virologi, lo spettacolo non è Sei personaggi in cerca d’autore, e Speranza non è il vostro Pirandello. C’è da mettere fine la messinscena, incrociando le dita e auspicando che nessuno si faccia troppo male, in primis chi rischia di pagare lo scotto della vostra indecisione. Negli occhi di molti italiani si possono percepire la paura, l’ansia, il timore di chi non sa a cosa credere e di chi non sa a chi rivolgersi; e mentre gli imprenditori entrano nel tunnel della più grande crisi dal secondo dopoguerra ad oggi, con promesse fatte e non mantenute, Giuseppe Conte, lancia DPCM dal balcone di Palazzo Chigi, come Di Caprio in The wolf of Wall Street con le banconote. Sa benissimo che la situazione non può andare avanti così, perché servono azioni immediate, efficaci, che permettano di salvare vite umane e di assicurare un futuro ai giovani e all’economia.

Del doman non v’è certezza

Nell’uragano Covid ormai si è entrati a capofitto, ci troviamo perfino nell’occhio del ciclone e per quanto possa sembrare lontana e irraggiungibile, dobbiamo iniziare a cercare la nostra luce in fondo al tunnel. La macchina forse non ne uscirà molto bene, la nostra economia e il paese con essa nemmeno, noi stessi saremo feriti, sfiancati, pieni di rabbia e dolore. Tuttavia, se al volante c’è un virologo che si crede Nostradamus e sui sedili posteriori tre colleghi che lo accusano di essere Pinocchio, la situazione non può che peggiorare. Nella speranza poi che la luce non sia un altro treno in arrivo.

Stefano Maggio

(In copertina Giuseppe Conte)


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