Ennesima vittoria di Rafael Nadal all’ultima edizione del Roland Garros, in cui ha battuto il rivale Djokoviç. Per il maiorchino si tratta del tredicesimo trionfo, che lo porta all’incredibile quota di 20 titoli Slam.
La scorso 11 ottobre Rafael Nadal ha alzato per la tredicesima volta il trofeo del Roland Garros, battendo con il punteggio di 6-0 6-2 7-5 il rivale e numero uno del mondo, Novak Djokoviç. Il traguardo raggiunto dallo spagnolo è unico nella storia del tennis e probabilmente irripetibile. Nessuno prima di lui era mai riuscito ad imporsi così tante volte nello stesso torneo dello Slam. Con questo trionfo, Nadal si è portato ad un totale di 20 titoli Slam, eguagliando l’altro mostro sacro del tennis odierno, “The swiss Maestro” Roger Federer.
La partita
Quello di domenica è stato il confronto numero 56 tra Rafa e Novak (record di scontri diretti tra due giocatori nell’Era Open). Il match è stato dominato dall’inizio alla fine dal maiorchino, complice anche un Djokoviç non al meglio della condizione fisica a causa della dura semifinale, disputata contro il giovane greco Stefanos Tsitsipas, terminata al quinto set con il punteggio di 6-3 6-2 5-7 4-6 6-1 dopo quasi 4 ore di gioco.
Nadal porta a casa i primi due set sul velluto, senza nessuna difficoltà. Solo nel terzo set la partita cresce di intensità. Dopo un parziale equilibrio nei primi game, lo spagnolo si porta avanti di un break e va sul 3-2, a fronte di numerosi errori da parte del serbo. Contro le aspettative Djokoviç rientra nel match, strappando il servizio all’avversario per la prima volta nella partita. I due si portano sul 5-5 quando Nadal, che gode anche di un brutto doppio fallo del serbo, torna di nuovo in vantaggio e va a servire per il titolo. L’ultimo game è una formalità per il maiorchino che, in tredici finali disputate nel torneo, ha ottenuto altrettante vittorie. Questo è stato il successo numero 86 in carriera e il sessantesimo sulla terra battuta, record assoluto che gli vale il soprannome di “King of clay”.
La cosa forse più straordinaria è che Rafa, in 16 partecipazioni al Roland Garros (escludendo il ritiro avvenuto nel 2016), ha portato a casa ben 100 partite a fronte di 2 sole sconfitte. La prima, e probabilmente la più nota, risale al 2009, quando fu estromesso a sorpresa dal torneo dallo svedese Robin Soderling. La più recente è del 2015, quando fu proprio Novak a sconfiggerlo nei quarti di finale, in soli 3 set.
La forza della dedizione
Rafael Nadal è sicuramente un eccezionale modello di abnegazione e resilienza, che va ben oltre i confini del tennis. Non essendo dotato del cristallino talento tennistico di Federer, lo spagnolo ha costruito la sua carriera resistenza fisica e mentale. Nei primi anni il suo gioco faceva leva principalmente su due aspetti: il potente dritto carico di top-spin e la potenza fisica da fondo campo. Nel corso del tempo, con duro lavoro e intelligenza agonistica unica, ha saputo evolvere il suo gioco, migliorando tutti i colpi fondamentali.
Nato come giocatore da fondo campo, adatto quasi solo alla terra rossa, Nadal è riuscito progressivamente ad ottenere sempre più risultati su tutte le superfici. Prova ne sono i successi negli altri 3 tornei dello Slam dove vanta una vittoria agli Australian Open (cemento), due a Wimbledon (erba) e ben quattro agli US Open (cemento).
Difficilmente capita che Nadal affronti sottotono una partita. Quando si gioca contro uno come Federer, si può rimanere bloccati davanti ad uno dei suoi tanti colpi da maestro.
Ma quando affronti Nadal sai già da prima che avrai un muro davanti. Rafa ti lascia toccare la palla, ma con il passare dei games e dei sets ti sfinisce mentalmente.
Di rado lo si vede fare una scelta tattica sbagliata o tirare un colpo a caso.
Tutto questo ha fatto di lui uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi e un lottatore in campo unico. Nonostante il Covid-19, che ha stravolto completamente il mondo dello sport, Rafa è ancora lì a stringere tra le braccia la sua adorata “Coppa dei Moschettieri”.
La “dittatura” dei Fab3
Roger, Rafa e Novak hanno dominato totalmente il panorama tennistico internazionale degli ultimi vent’anni. Non a caso sono identificati dal nomignolo Fab 3 che, in inglese, sta per fabulous three (i fantastici tre). Federer, classe 1981, ha scosso il mondo del tennis per la prima volta nell’ormai lontano 2001 quando, da predestinato qual era, batté sull’erba di Londra il sette volte campione di Wimbledon Pete Sampras. Nadal ha conquistato il suo primo Slam a Parigi nel 2005, e da lì non si è più fermato. Djokoviç si è imposto per la prima volta a livello Slam nel 2008, ma la sua ascesa definitiva è stata nel 2011.
Rafa e Roger hanno dato vita ad alcune delle partite più emozionanti della storia del tennis tra cui ricordiamo l’epica finale di Wimbledon del 2008 (vinta dal maiorchino) e quella dell’Open d’Australia del 2017 (vinta dallo svizzero). La loro rivalità ha portato il tennis ad una popolarità mediatica e ad un livello agonistico mai raggiunti in precedenza. I due incarnano una dicotomia sportiva perfetta: la forza dell’eleganza contro l’eleganza della forza, il talento puro contro il duro lavoro.
La cosa che forse li rende più straordinari agli occhi dei fans è il reciproco rispetto che portano l’uno verso l’altro. Non a caso Federer, subito dopo quest’ultima vittoria di Rafa, ha condiviso sulla sua pagina Instagram una foto che li ritrae assieme corredata di amichevoli felicitazioni per il traguardo dei 20 Slam, record che per il momento condividono.
Novak è, tennisticamente parlando, una sorta di “terzo incomodo” che prepotentemente si è imposto sulla scena negli ultimi 10 anni. Anche lui insieme agli altri due ha dato vita a match straordinari e sta costantemente battendo record su record. Certo è che l’epoca che stiamo vivendo è la più formidabile nella storia di questo sport. Difficilmente le nuove generazioni di tennisti potranno superare i risultati raggiunti da questi tre mostri sacri dello sport.
Diego Bottoni
(immagine di copertina tratta da Essentially Sports)