Cronaca

Una Chiesa povera per i poveri? – Il caso Becciu e dintorni

Caso Becciu

Il caso Becciu è soltanto l’ultimo dei molti segnali che, all’interno della Chiesa Cattolica, si può (e si deve) fare ancora molto. Francesco ha speso il suo pontificato tentando un radicale cambiamento, ma sarà riuscito a riformare le istituzioni ecclesiastiche?


La Chiesa Cattolica, in teoria, è l’assemblea di coloro che accettano gli insegnamenti di Cristo, narrati nei Vangeli, applicandoli concretamente nella vita di tutti i giorni. Questi insegnamenti consistono, tra gli altri, nell’amore per il prossimo, nell’osservanza dei doveri religiosi (come la preghiera, la santificazione delle feste…), nella solidarietà per i più deboli e, soprattutto, nella povertà.

Tanti uomini e tante donne, nella storia bimillenaria della cristianità, hanno testimoniato queste virtù; ma altrettanti, soprattutto nel clero, hanno agito in netto contrasto con il dettame evangelico.

Tutti ricordano ad esempio lo scandalo delle indulgenze, le donazioni fatte dai fedeli tra il XIV e il XVI secolo per ottenere l’assoluzione dai peccati. È recentissimo, invece, il caso del cardinale Giovanni Angelo Becciu. Il prelato, diplomatico di lungo corso (dal 2011 al 2018 Sostituto alla Segreteria di Stato, una sorta di “vicepremier” del Vaticano), lo scorso 24 settembre è rimosso dalla carica di Prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi e privato dei diritti e delle prerogative del cardinalato (pur restando de iure porporato).

Becciu, nel mirino della magistratura vaticana per alcune spese sospette effettuate con soldi “pubblici”, è solo l’ultimo ecclesiastico di rango reo di comportamenti del genere, allungando una delle tante ombre che da secoli coprono la Chiesa.

Lo IOR, la banca della Chiesa

Nel 1942 nacque l’Istituto per le Opere di Religione (IOR): concepito per “provvedere alla custodia e all’amministrazione dei beni mobili e immobili […] destinati a opere di religione e carità, è diventato in realtà un’autentica banca della Chiesa”, implicata in diversi scandali, il più famoso dei quali è quello del Banco Ambrosiano: negli anni ’80 l’allora presidente dello IOR, l’arcivescovo statunitense Paul Marcinkus (per qualcuno, peraltro, corresponsabile del presunto omicidio di Giovanni Paolo I), è stato indagato per aver riciclato soldi della mafia attraverso la banca milanese, vendendo le sue azioni a società fantasma basate in paradisi fiscali.

Per questi fatti la magistratura spiccò addirittura un mandato di arresto nei confronti dell’arcivescovo, mai eseguito per via dell’immunità diplomatica. Negli anni ’90 scoppiò il caso Enimont: 108 miliardi di lire, parte di una maxi-tangente (si era in piena Tangentopoli), furono fatti transitare nei conti dello IOR sotto forma di titoli di Stato. Più recenti, del 2010, sono segnalazioni di attività bancarie sospette con altri istituti italiani, forse per fini di riciclaggio.

Gli intrecci di Sua Eminenza

Il caso Becciu, invece, riguarda alcuni investimenti compiuti dalla Segreteria di Stato negli scorsi anni. Il nome del porporato sardo è da tempo nell’occhio del ciclone per via di alcuni immobili di lusso acquistati a Londra, ai tempi in cui era Sostituto della Segreteria di Stato.

Uno di questi, nella Sloane Avenue, acquistato per ben 300 milioni di dollari (100 in più del suo valore di mercato) è costato, secondo le indagini, anche all’Obolo di San Pietro (un fondo con le donazioni dei fedeli di tutto il mondo). Per questa inchiesta la Gendarmeria Vaticana ha arrestato il broker Gianluigi Torzi, accusato di autoriciclaggio, estorsione, truffa e peculato, e sospeso cinque funzionari vaticani lo scorso anno.

A tutto ciò si è aggiunta, a fine settembre, un’inchiesta dell’Espresso, nel quale si descrivono alcune elargizioni di denaro fatte da Becciu ai suoi fratelli. Il cardinale avrebbe destinato 700mila euro, sempre dall’Obolo, ad una cooperativa del fratello Tonino, che collaborava con la Caritas di Ozieri (Cagliari) anche nell’accoglienza degli immigrati.

Con altri soldi dell’Obolo avrebbe invece favorito l'”Angel’s SRL”, di proprietà dell’altro fratello Mario, dedita alla distribuzione di cibi e bevande (produce anche una propria birra). Becciu al momento non è indagato, ma i risultati delle indagini hanno portato papa Francesco a rimuovere il presule dai suoi incarichi, oltre che a privarlo dei compiti e dei diritti che derivano dalla berretta rossa (uno su tutti, il Conclave).

Non è la prima volta, comunque, che l’Obolo, definito sul suo sito web come “un gesto di carità, un modo di sostenere l’azione del Papa e della Chiesa universale a favore specialmente degli ultimi e delle Chiese in difficoltà” e “un invito a prestare attenzione ed essere vicini a nuove forme di povertà e di fragilità” finisce sotto i riflettori.

Lo scorso anno un articolo del Wall Street Journal sosteneva che solo il 10% di esso sia destinato ad opere caritative, mentre ben 2/3 servono a coprire il deficit della Santa Sede.

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Giovanni Angelo Becciu

Sulla strada giusta

Passano i secoli, quindi, ma l’immagine di una Chiesa mondana, attaccata alle cose materiali più che  a quelle spirituali, resta sempre forte nell’opinione pubblica. Negli ultimi anni si è cercato di porre un argine a questa triste situazione. Già sotto Benedetto XVI, nel 2011, si è introdotto leggi contro il riciclaggio. Nel 2013 i quasi 19.000 conti dello IOR sono stati posti sotto vigilanza da una società indipendente, mentre l’anno dopo Francesco ha chiuso 1600 conti di persone non aventi diritto.

Sempre nel 2014 Bergoglio ha istituito la Segreteria e il Consiglio dell’Economia, con il compito di controllare le attività economiche dei dicasteri vaticani. E proprio in questi giorni ha fatto ritorno oltre Tevere l’ex prefetto di tale Segreteria, il cardinale australiano George Pell (coinvolto, e in seguito assolto, in un caso di pedofilia), al fine di collaborare alle indagini sul caso Becciu.

Evidenti sono i progressi sotto il punto di vista economico, attestati anche da un comitato di esperti del Consiglio d’Europa (la cui ultima ispezione è in corso proprio in questi giorni), ma i vari scandali che si sono susseguiti in questi anni (non solo economici) continuano a minare profondamente la credibilità della Santa Sede come guida spirituale di oltre un miliardo di persone nel mondo.

In un momento storico in cui serve tanto bisogno di punti di riferimento, papa Francesco ha saputo imporsi come rispettato leader mondiale, ma l’autorevolezza della chiesa Cattolica si deve basare sulla figura di Cristo come redentore, non solo sul carisma dei singoli pontefici. E questo passa per l’osservanza fedele dei suoi insegnamenti.

Riccardo Minichella

(In copertina immagine tratta da Unsplash)

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