A pochi giorni dal Referendum Costituzionale 2020, le cui votazioni si svolgeranno domenica 20 e lunedì 21 settembre, abbiamo raccolto le opinioni di 11 redattori di Giovani Reporter. A ognuno di essi abbiamo chiesto cosa voteranno o voterebbero e il motivo di tale scelta. Ne è venuto fuori un affresco vivo e variegato delle idee che accompagnano questo nuovo referendum.
Clarice Agostini – 20 anni
Tagliapoltrone: è così che viene definita questa legge che dovrebbe, sembra di capire dal nome, escludere dal Parlamento tutti quei deputati che non fanno altro che scaldare la poltrona – e che per questo si prendono anche uno stipendio che la maggior parte dei cittadini nemmeno si sogna. Allora mi chiedo: il problema è che l’Italia è il paese con più parlamentari in Europa, oppure che la spesa pubblica risente terribilmente del peso delle 345 poltrone che si vogliono tagliare?
Argomenti che, peraltro, si smontano facendo appena due calcoli. O forse il problema è che il centro della democrazia si è ridotto a semplici poltrone da scaldare, perdendo qualsiasi valore che non sia quello monetario? Perché se il vero problema è questo, allora non credo che la legge tagliapoltrone ne costituisca una valida soluzione.
Sofia Bettari – 19 anni
Il mio sostegno al No si fonda sul fatto che con l’eventuale riforma costituzionale si andrebbe a risolvere un problema qualitativo con una soluzione quantitativa. Ridurre il numero di parlamentari e senatori per migliorare il sistema non garantisce un perfezionamento: in primis, perché non è chiaro come e secondo quali criteri avverrà il taglio; in secondo luogo, perché andrebbe a ridurre la rappresentanza, escludendo le minoranze e rischiando di scoraggiare l’iniziativa giovanile e delle fasce più disagiate.
Il sistema parlamentare, su cui la nostra Costituzione si fonda, garantisce una pluralità che va preservata e che assicura al popolo la sua sovranità. Inoltre, la riforma rischia di risolversi nel solito polverone all’italiana: senza precise linee guida, andando solo ad indebolire un sistema che già sembra lontano dai cittadini.
Lorenzo Bezzi – 21 anni
Io voterò No perché, nel caso in cui il taglio dei parlamentari venisse approvato nella forma con cui è stato presentato, per l’Italia sarebbe un enorme passo indietro. Dopo tanti anni in cui si è cercato di diminuire il divario fra Nord e Sud e dopo tanti risultati importanti, questa riforma potrebbe creare un nuovo gap, penalizzando i cittadini meridionali. Ogni regione perderebbe circa il 30% dei propri parlamentari, e già adesso il centro-sud Italia ha meno rappresentanti rispetto alle regioni del Nord, dal momento che vengono eletti in base alla densità demografica.
Proprio per questo motivo regioni come Calabria, Molise e Basilicata, già in gravi difficoltà, come è dimostrato dal rapporto 2020 di Fondazione Etica, che le posiziona fra le regioni peggiori in efficienza e trasparenza, diminuendo costantemente il tasso demografico, con il passare del tempo potrebbero non avere più voce all’interno del parlamento italiano. Se questo dovesse accadere, sprofonderebbero sempre di più nel baratro, quando invece necessiterebbero di politici competenti in grado di rappresentarle nel migliore dei modi e di farle tornare alla luce del sole.
Alessandro Bitondo – 20 anni
Le motivazioni di coloro i quali appoggiano il Sì al taglio dei parlamentari sono scarse e irresolute. Si parla infatti di un risparmio insignificante, 0,012% della spesa pubblica, per una riduzione di 115 senatori e 230 deputati. Zero risparmio, meno rappresentanza.
La riforma sul taglio dei parlamentari è molto popolare ma insoddisfacente. Comprendo che non è mai facile andare contro la volontà del popolo e degli elettori. La politica, però, è un’altra cosa. Andreotti era sicuro del fatto che “si è eletti per operare; e non si opera per essere eletti. La confusione dei fini risulterebbe nefasta.”
Ecco perché ho deciso di votare No al referendum sul taglio dei parlamentari.
Andrea Bonucchi – 21 anni
Io voterò scheda bianca perché trovo che questo referendum costituzionale sia l’ennesima lotta viscerale sul nulla nella scena politica italiana. Le ragioni del Sì alla riforma sono ingenue: pensare che avere meno parlamentari voglia dire alzare la qualità dei rappresentanti non ha senso, non esiste ragione di credere che i partiti scelgano di dare la precedenza a politici capaci e a giovani promettenti. Anche la pretesa di combattere la corruzione è debole, tra 600 o 945 indiziati non c’è tanta differenza per le forze dell’ordine. Per non parlare della ridicola scusa del risparmio, vi sono numerose riforme alternative che comporterebbero un risparmio molto superiore a un costo decisamente inferiore.
Tuttavia trovo i reclami del No alquanto esagerati. Nonostante i problemi e le mancanze legislative della riforma, stiamo sempre parlando di un parlamento di 600 membri. Non credo proprio che democrazia e rappresentatività siano in pericolo.
Iacopo Brini – 17 anni
Credo nel Sì perché l’Italia ha un disperato bisogno di cambiamento. Il nostro apparato legislativo è un sistema di catene che ci vincola, un pesantissimo masso di Sisifo che ostinatamente perseveriamo nel trascinare lungo l’irta salita del nostro supplizio; alla sua radice l’italico attaccamento alla Costituzione.
Siamo prigionieri di un sistema elettorale disfunzionale, vittime di una classe politica spaventosa, testimoni della scomparsa del potere legislativo, dovuta ad un bicameralismo perfetto che è capace di garantire soltanto inefficienza e lentezza. È solo tramite emendamenti alla Carta Costituzionale che possiamo invertire le tendenze distruttive che ci stanno portando alla disfatta, checché questi risolvano direttamente i problemi o siano solo un primo passo verso una futura azione.
Ritengo dunque che sia opportuno votare Sì, per lanciare in maniera inequivocabile un messaggio alla classe politica: il tempo della contemplazione passiva è finito; chi d’ora in poi cercherà consensi, sappia che questa è la direzione da seguire.
Michele Gallone – 20 anni
Domenica voterò convintamente No al Referendum costituzionale sulla riduzione del taglio dei parlamentari. Tra le tante ragioni che mi spingono a questa scelta, tratterò quella della serietà dell’azione politica.
Il mio è un voto contrario al pressappochismo della politica di oggi, che si permette di porre questioni di costi su temi così fondamentali per una democrazia quali la rappresentatività e l’uguaglianza del voto di ogni cittadino. Un voto contrario alla vigliaccheria della politica di oggi, che rinuncia alle battaglie difficili per la paura dell’impopolarità. Un voto contrario all’ipocrisia e all’asservimento di questi parlamentari, che votano una riforma costituzionale senza esserne convinti e facendo il male del Paese. Per questo ne voglio di migliori, non di meno.
Antonio Mazzotta – 22 anni
Il mio sarà un motivo ideologico. Dire No al Referendum Costituzionale del 21 settembre non è solo un fatto democratico e costituzionale, vorrà dire dimostrare che in Italia la serietà vince sul populismo. Una riforma è lecita, un rinnovamento è sempre accolto a braccia aperte, ma questi devono arrivare con professionalità.
Tagliare senza presentare, né tantomeno avere in mente, una riforma ben precisa significa mancare di rispetto all’onestà intellettuale che spero contraddistingua il nostro popolo. Informazione e confronto sono alla base della buona politica; e il comitato e gli esponenti per il Sì non hanno fatto niente di tutto questo. Informazioni basilari e mai approfondite, quasi si stesse parlando di frivolezze e non della nostra Costituzione. Confronto spesso evitato, chissà, forse per evitare di dimostrare quella pochezza di contenuti che contraddistingue questa famigerata riduzione.
Riccardo Minichella – 21 anni
[…] è ovvio che un Parlamento ridotto in termini di numeri […] può essere controllato meglio, perché maggiore è il numero dei parlamentari, maggiore è il numero di persone che possono essere potenzialmente corrotte.
Manuel Tuzi
Queste le parole di qualche giorno fa di Manuel Tuzi (M5S). Partire dall’assunto che i politici siano tutti corrotti è molto pericoloso: si getta discredito sull’idea stessa di democrazia, definita incapace di garantire l’onestà. Ma guai a sorprendersi: i 5 Stelle da tempo propugnano l’abolizione dell’assenza del vincolo di mandato (non soppresso da tale riforma), umiliando il parlamento e trasformandolo in un’assemblea di marionette (un “bivacco di manipoli”, direbbe qualcuno).
Anche per questo io voto No.
Jon Mucogllava – 19 anni
Votare Sì, al contrario di come è stato detto da alcuni partiti, significherebbe ridurre la rappresentanza dei cittadini in Parlamento. Questo è il motivo cruciale per cui voterei no. Con il taglio, vi sarebbe un deputato per ogni 151.000 abitanti. In un paese variegato come il nostro questo è davvero impensabile.
Il risparmio economico è irrisorio rispetto alla spesa complessiva; non sono certo gli stipendi dei parlamentari a pesare sulle spese pubbliche, quanto la corruzione e le attività illecite.
Federico Speme – 21 anni
Ciò che mi preoccupa in caso di vittoria del Sì sono gli effetti negativi sulla rappresentanza. Se la riforma fosse approvata ci sarebbe una diminuzione del numero di eletti per regione e quindi una distorsione della proporzionalità e un ulteriore distacco tra popolo e istituzioni.
Questo taglio, pur non decisivo, sarebbe un piccolo passo nella direzione sbagliata. A maggior ragione in un periodo in cui la nostra democrazia è già ampiamente limitata da vincoli esterni e forze non democratiche.
La redazione di Giovani Reporter (Clarice Agostini, Sofia Bettari, Lorenzo Bezzi, Alessandro Bitondo, Iacopo Brini, Andrea Bonucchi, Michele Gallone, Antonio Mazzotta, Riccardo Minichella, Jon Mucogllava, Federico Speme)
(In copertina Scott Graham da Unsplash)