Giornali, televisione, social network. Ogni giorno siamo bombardati da informazioni e notizie, molte delle quali non riusciamo a comprendere pienamente. Se solo ci fosse qualcuno, un Professore più sapiente di noi, a cui rivolgere i nostri interrogativi e con cui condividere le nostre riflessioni.
La fiera della bellezza
Mi scusi Professore, sono passati alcuni mesi dall’ultima volta che mi sono rivolta a lei ma, capirà, era estate anche per me. Durante l’estate, tra l’altro, c’è molto di meglio di cui occuparsi: guide per avere gli addominali in due settimane, istruzioni per un’abbronzatura perfetta, diete miracolose di nutrizionisti laureati all’università della strada. Per non parlare delle foto ritoccate e dei look delle star sul red carpet del Festival del Cinema di Venezia. Insomma, la fiera della bellezza.
Proprio alla fine di questa estate, Professore, di bellezza si è parlato ancora più del solito, in relazione a una delle pietre miliari della moda: Gucci. Al centro della discussione il nuovo volto del marchio, una modella armena che, a quanto pare, non sarebbe abbastanza bella per sfilare sulla passerella. Si chiama Armine Harutyunyan, ha 23 anni ed è stata inserita dal direttore creativo di Gucci, Alessandro Michele, tra le 100 donne più sexy del mondo. Strano, perché se la si cerca su Google – come sono stata costretta a fare, il suo cognome non è facile da scrivere – sotto la barra della ricerca compare come primo suggerimento Gucci modella brutta.
La “modella brutta”
Questo appellativo ha creato un duplice effetto: un esponenziale aumento delle ricerche collegate al marchio di lusso e il ritorno nel mirino del dibattito sul body shaming. Per quanto riguarda la prima conseguenza, non c’è molto da dire se non che Gucci ha trovato proprio un bel modo di farsi pubblicità gratuita. Mi contraddica, Professore, ma per un qualsiasi tipo di azienda scatenare un’ondata di polemiche è comunque meglio che non far parlare di sé affatto. Con tutte le buone intenzioni che può aver avuto, Alessandro Michele ha scelto Armine anche buttando un occhio al proprio portafogli.
Tuttavia, Professore, ogni tanto un gesto egoistico può avere anche un effetto benefico sull’ambiente circostante. Non è forse bene, qualche volta, lasciare che gli haters si sfoghino battendo sulle loro tastiere e commentando a più non posso riguardo argomenti che non conoscono? Perché ogni volta che un leone da tastiera lascia un insulto sotto una foto, non fa altro che manifestare quanto sia ottusa e retrograda la sua mentalità seconda cui la bellezza deve seguire certe regole. Vi siete fidati di Victoria’s Secret quando vi ha detto che la bellezza ha gambe snelle e vita stretta? Perché non fidarvi anche di Gucci che propone sopracciglia folte e naso importante?
Canoni di bellezza
Non le sembra una contraddizione, Professore? O forse peggio: è invidia. Perché lei ce l’ha fatta e io no, perché lei ha imparato ad accettarsi e ora sfila per Gucci, mentre io posso solo permettermi le imitazioni a basso costo con il marchio falso. È un’invidia scatenata dalla competizione che impone una classifica netta in cui non esiste pareggio: la mia bellezza esclude la tua. Questo è il punto, la base di ogni canone di bellezza, il marciume nelle fondamenta di un sistema ormai consolidato: ammettere la bellezza di qualcun altro vuol dire rinnegare la propria. Funziona davvero così, Professore? Per tutti gli haters di Armine allora non resta che una domanda: sarete belli voi?
Clarice Agostini
(In copertina Armine Harutyunyan)