C’era una volta (e forse c’è ancora), in una cittadina piena di buche al centro di un grande paese a forma di Stivale, un ministero con più problemi che dipendenti. E, se considerate che il suddetto ministero aveva quasi un milione di subalterni, vi farete anche un’idea del numero dei problemi.
Questo golem dalle gambe d’argilla esercitava i ben noti pieni poteri sull’intero reame della Scuola: stendeva regolamenti puntualmente inefficaci e pieni di “rime buccali” e termini molto british, user friendly e cool.
Onde evitare rivolte, fornito direttamente dal negozio di arti inutili Filippo il Macedone & Co, la legge si basava sul motto divide et impera, ottenuto grazie a una buona dose di ansia mista a stress, carichi immani di compiti, 500g di antipatia, una spolverata di parmigiano e pepe a piacere. Il tutto cotto in forno a 500° per i minuti corrispondenti alla radice quadrata del valore dell’ipotenusa di un triangolo rettangolo la cui somma dei cateti è 135,987. (Servire caldo)
Quando il “MI” va contro il mur
Tuttavia, in una notte d’inverno buia e tempestosa, i Venti Astri di Saggezza al servizio della Massima Autorità Mondiale, Giuseppe Conte, ne decretarono lo smembramento. Nulla di nuovo sotto il sole: in Italia, se qualcosa non funziona, si distrugge. Così che funzioni peggio.
Ed è anche in questo modo che, a colpi di strafalcioni e plexiglassss (melius abundare), al soglio ministeriale salì Madama Azzolina. Dopo un’estetista e un professore di ginnastica non potevamo che migliorare, no? Ottimisti.
Fin dai suoi primi proclami la Principessa è stata in grado di entrare nelle grazie del reame, divenendo nota per:
- L’invenzione di un software per il calcolo delle planimetrie delle aule (in barba a catasto e AutoCAD vari);
- L’assunzione di tutti i precari;
- L’idea che un dizionario Rocci, un quaderno di greco e il foglio della versione possano convivere su uno dei nuovi banchi a rotelle.
E tutto questo grazie alle sue due lauree, una in filosofia e una in giurisprudenza. Pensate se non le avesse avute.
Questione di priorità
È difficile dire quale sia la promessa da marinaio più grossolana.
Sicuramente il concorso per docenti non potrà chiudere tutti i buchi; ma anche la tenuta dei nuovi banchi non scherza: se non sono in grado di reggere il peso di un normale dizionario Montanari, riusciranno a resistere alle corse illegali che animeranno i corridoi delle scuole 2.0?
Ma si sa, la mela non può cadere molto lontano dall’albero; e così ecco arrivare, con solo due mesi di ritardo, le linee guida per la gestione delle gare d’appalto per i nuovi banchi 3.0. Il documento (54 pagine di cui 7, non si sa perché, fotografate), tenendo evidentemente alla precisione, sottolinea che ci sarà bisogno della “disponibilità in più colori pastello”, dimenticando però di richiedere la possibilità di regolare la seduta e di prevedere banchi adatti alle esigenze degli studenti mancini. Ovviamente, a Palazzo Chigi conoscono bene il concetto di priorità.
Che fatica la vita da ministra
Intanto la Ferrari ha avviato una causa che potrebbe costare al Governo milioni di euro. Il Cavallino ha infatti annunciato ricorso contro la clausola “appoggio su sei ruote” che, a sua detta, escluderebbe ingiustamente la casa di Maranello dalla competizione. Tra le altre querelle, si segnalano l’obbligo di immatricolazione per i banco-veicoli circolanti nel parco-aula (così da multare eventuali studenti in eccesso di velocità); e la proposta di utilizzare, al loro posto, macchine da rally, in modo da “aggiungere un po’ di pepe alle sfide nei corridoi”.
Qui si può notare come (non) sia difficile la vita da ministra, perché, se da un lato potrebbe buttare tutti i vecchi banchi nell’indifferenziata, dall’altro il diesel è molto allettante.
Intanto, mentre la politica diventa una fiaba, mettiamoci comodi, con una lattina di Coca Cola e i popcorn formato famiglia e stiamo a guardare (Ah, no, i banchi arriveranno a metà ottobre! In tal caso, aspetteremo in piedi).
Lo spettacolo si preannuncia bellissimo.
Leonardo Marino