Le notizie di cronaca che sentiamo ogni giorno sembrano volerci convincere che l’unica strada possibile sia quella della paura, che i muri vadano alzati e le porte sbarrate. Il mondo vuole isolarsi, isolarci e chiuderci in una bolla di certezze assolute e dogmi inalterabili. Noi allora cerchiamo di costruire un’altra realtà, raduniamoci attorno al caldo di un camino e, come in tempi ormai lontani, esorcizziamo il male con delle favole, Storie contro la paura.
Un uomo in fuga
È durata 12 ore la fuga attraverso il Canada del cinquantunenne Gabriel Wortman, dalle 23:30 del 19 aprile alle 11:30 della mattina successiva. Alle sue spalle una scia di sangue lunga almeno 22 vittime.
Il fattore scatenante della follia sembra sia stato un litigio con la fidanzata – salva per miracolo perché riuscita a scappare in tempo prima che scoppiasse il raptus. Da quel momento Wortman ha dato fuoco a casa sua, a Portapique, e ad altre abitazioni nelle vicinanze, si è armato, ha preso una finta auto della polizia ed è scappato. Le forze dell’ordine hanno impiegato 12 ore prima di riuscire a fermarlo e, alla fine, di ucciderlo.
Sulla questione della diffusione delle armi, al centro del dibattito pubblico canadese degli ultimi anni, e in particolare di quelle di tipo militare, è intervenuto anche il premier canadese Justin Trudeau.
Questi strumenti sono stati concepiti con un solo ed unico fine: uccidere il più ampio numero di persone possibili nel minor tempo possibile. È per questo che d’ora in poi non saranno accettate da noi.
Justin Trudeau
La speranza che ci resta
La Storia contro la Paura di oggi, come potrete facilmente immaginare, non è il racconto della strage compiuta da Wortman, ma la reazione del primo ministro canadese.
Certo, non è sufficiente e non lo sarà mai finché rimarrà in vendita anche solo una pistola in un qualunque Stato del mondo. Però questa timida scelta è un passo avanti, se non altro per il problema delle armi in Canada.
Nel frattempo, Donald Trump alza – o almeno, tenta di alzare – muri, inveisce violentemente quanto inutilmente contro la Cina per nascondere la sua incapacità amministrativa e continua ad appoggiare il commercio di armi negli Stati Uniti.
Eppure, anche solo il fatto che la maggior parte dei siti specializzati sia insorto verso questa decisione “di dubbia democraticità” – oltre a farmi sollevare qualche perplessità in merito alle abilità di scrittura degli autori interessati – mi dà qualche speranza in più nell’umanità. E di questi tempi non è poco.
Lorenzo Bezzi
(In copertina Ryan da Unsplash)
Justin Trudeau e le armi in Canada è l’ottavo articolo di Storie contro la paura, una rubrica di Lorenzo Bezzi.
In collaborazione con:
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