Giornali, televisione, social network. Ogni giorno siamo bombardati da informazioni e notizie, molte delle quali non riusciamo a comprendere pienamente. Se solo ci fosse qualcuno, un Professore più sapiente di noi, a cui rivolgere i nostri interrogativi e con cui condividere le nostre riflessioni.
Il primo comizio di Kanye West
Mi scusi Professore, sono ormai passate due settimane dall’annuncio della candidatura di Kanye West e mi sembra giusto fare il punto sulla piega che ha preso la situazione. La notizia è stata lanciata dal rapper sul suo profilo Twitter lo scorso 4 luglio: “Dobbiamo mettere in pratica la promessa dell’America, riponendo la nostra fiducia in Dio, unificando la nostra visione, e costruendo il nostro futuro. Ho deciso di correre per la Presidenza degli Stati Uniti #2020VISION”. Kanye, conosciuto per le sue tante uscite stravaganti – alcune delle quali avevano già in passato accennato all’ingresso in politica – questa volta sta dimostrando di fare sul serio. La sua corsa alla Casa Bianca è iniziata ufficialmente con il primo comizio, tenutosi il 19 luglio sul palco di Charleston, South Carolina.
Un evento informale, quasi un dialogo con il pubblico, che il rapper ha interpellato riguardo agli argomenti che avrebbe dovuto trattare durante il suo discorso. Saltando da un tema all’altro, Kanye ha parlato dei social media, che farebbero il lavaggio del cervello alle persone (le ricordo, Professore, che la moglie di Kanye è nientemeno che la numero uno delle Kardashian); di droghe, legalizzazione e dei pericoli della dipendenza da oppioidi; per giungere poi al suo cavallo di battaglia, l’aborto. È proprio sulle note di questo tema che è iniziato il vero show: sul palco Kanye ha confessato di essere vivo solo perché sua mamma ha rifiutato di abortire, e di aver pensato all’interruzione di gravidanza quando Kim Kardashian è rimasta incinta la prima volta. E a questo punto non ha potuto trattenere le lacrime.
Non è uno scherzo
Un candidato rapper, per di più nero, potrebbe apparire la svolta di cui gli Stati Uniti hanno bisogno. Una folata di novità che riscuota il popolo americano e lo faccia di nuovo interessare alla politica. Con Kim come First Lady, Professore, non mi stupirei se la partecipazione alla vita politica dello stato schizzasse alle stelle. Tuttavia credo che un punto di svolta non debba per forza essere positivo. Kanye ha ammesso di non aver mai votato in vita sua e di «non aver fatto grandi ricerche» sul funzionamento delle tasse. Allora mi chiedo, Professore: come pensa di chiamare gli americani alle urne?
Kanye West ha incentrato la sua campagna, fin dal tweet del 4 luglio, sulla religione, che invade ogni ambito possibile. Condanna i vaccini, “il marchio della bestia”, che servirebbero a “metterci dei microchip e guidare le nostre azioni per impedirci di varcare il cancello del paradiso”. Propone di dare un milione di dollari a chi aspetta un bambino come incentivo finanziario per convincere a non abortire. Afferma che dentifrici e deodoranti “influiscono sulla capacità di servire dio”.
Che siano trovate pubblicitarie per aumentare la visibilità e vendere album e merchandising o le profonde convinzioni di un uomo, votare non è uno scherzo. Mi domando, Professore, se di questo Kanye sia consapevole. Guidare un paese è una responsabilità che non tutti sanno assumersi, né tantomeno soddisfare. Forse per un rapper tenere un comizio non costituisce un problema: passare da un palco all’altro, davanti a un pubblico probabilmente simile, e parlare, farsi ascoltare, coinvolgere. Nulla di nuovo per Kanye. Sedere nell’Ufficio Ovale e guidare uno dei paesi più potenti al mondo, tuttavia, potrebbe creargli delle difficoltà. Soprattutto se, come ha affermato, si affida prima di tutto ai consigli della moglie Kim.
Clarice Agostini
Da un palco all’altro è il venticinquesimo articolo di Mi scusi Professore, una rubrica di Clarice Agostini.
Per approfondire il personaggio di Kanye West, la recensione del suo ultimo album, Jesus is King, a cura di Giada Corso: