– Maestro, quale è il segreto della sua arte?
– Lavoro, Lavoro, Lavoro.
Giuseppe Verdi
L’ispirazione non esiste! C’è solo il lavoro quotidiano, sodo, preciso.
Ennio Morricone
Ennio Morricone. Solo un nome, che rimanda ognuno di noi ad un universo, più di cinquecento colonne sonore che hanno segnato la storia della musica, contribuendo al successo di film “colossal”, come C’era una volta in America.
Morricone, l’artista
Vale lo stesso per Mozart. O per Beethoven. Non è così per i nomi di Mendelssohn, Scarlatti, Pergolesi, ma certamente non perché le loro musiche fossero meno sublimi. L’essere umano è dotato di scarsa memoria, e per sopravvivere al tempo un artista deve coinvolgere nella propria attività una grandissima quantità di persone, deve riuscire a “portare alla luce”, ad accompagnare e assecondare i sentimenti e le emozioni celati nelle profondità del nostro animo.
Lo fece il sommo Maestro di Busseto, che oggi, come al suo tempo, è il simbolo dell’italianità e del Risorgimento. Lo fece l’immortale compositore Salisburghese, e infatti, a quasi tre secoli dalla nascita, chiunque conosce il primo movimento della sua quarantesima sinfonia o l’ouverture de Le nozze di Figaro. Anche Beethoven, con la sua nona (il cui quarto movimento è, non per caso, inno dell’Europa), è riuscito nell’impresa, cogliendo la misteriosa natura metafisica della musica.
Il grande Maestro romano aveva pienamente compreso il carattere trascendente della bellezza – dunque dell’arte – e della musica in particolare:
Io credo che la musica sia già tutta scritta, quella eseguita e quella ancora da eseguire. Si tratta solo di comporre e ricomporre: ma la musica è già tutta lì (…). È la musica che sceglie le sue creature, i suoi compositori.
Ennio Morricone
Perché ricordarlo
Le colonne sonore di Morricone sono per tutti un simbolo, sono apprezzate da intenditori, musicisti e gente comune, hanno accompagnato e influenzato la nostra vita negli ultimi sessantanni. È questa la dimensione pop della musica del Maestro. Nuovo cinema Paradiso, Mission, Novecento, la Trilogia del dollaro, La leggenda del pianista sull’oceano, fino a The Hateful Eight: stiamo parlando di alcune delle musiche più popolari dell’ultimo secolo, anni in cui il cinema è stato ciò che nel Settecento e nell’Ottocento fu la lirica.
Ennio Morricone ha un posto d’onore nella storia della musica universale, ha il diritto di sedere al fianco dei grandi musicisti italiani, di cui è il legittimo erede: Rossini, da cui ha mutuato l’oboe di Mission; Bellini, con cui condivide la purezza della linea musicale, la coerenza delle indicazioni agogiche e la costante ricerca dell’armonia; e Verdi, che ritroviamo col suo Nabucco nel canto corale italiano della colonna sonora di Mosè, miniserie del 1974 di Gianfranco De Bosio, con Burt Lancaster nei panni dell’omonimo protagonista.
La vita del Maestro è un’icona di coraggio, passione, successo, italianità, umiltà. Forse è questa la più importante qualità per un artista… È bene ammirare, osannare l’arte, non l’interprete. Beethoven, nel suo Testamento di Heiligenstadt, affermava che il motivo per cui non avesse ancora posto fine alla sua misera esistenza, fosse la ferma convinzione nella missione dell’artista, mandato da Dio sulla Terra per alleviare, con la bellezza dell’arte, il dolore di tutti gli uomini. Ennio Morricone è stato proprio questo, l’Artista:
È rimasta dentro di me l’idea di rendere la vita più bella, e, forse, di decifrarne il mistero.
Ennio Morricone
Vincenzo Briguglio