Le notizie di cronaca che sentiamo ogni giorno sembrano volerci convincere che l’unica strada possibile sia quella della paura, che i muri vadano alzati e le porte sbarrate. Il mondo vuole isolarsi, isolarci e chiuderci in una bolla di certezze assolute e dogmi inalterabili. Noi allora cerchiamo di costruire un’altra realtà, raduniamoci attorno al caldo di un camino e, come in tempi ormai lontani, esorcizziamo il male con delle favole, Storie contro la paura.
Morire a quindici anni
Stavano tornando da una festa di Carnevale, la notte di sabato 29 febbraio, i giovani Enrico ed Elisa, lui di 17 anni, lei di 15. Erano da poco passate le 23:00 e si trovavano nei pressi di Baldinca, nella periferia di Sassari, quando all’improvviso l’Aprilia 125 che guidava il ragazzo è finita fuori strada. I due ragazzi sono stati violentemente sbalzati contro un muro, Enrico si è fratturato una gamba e Elisa ha battuto la testa sull’asfalto.
La più grave, fin da subito, è stata la ragazza, che ha passato un’ora a lottare per la vita e poi, non molto tempo dopo, è morta durante la corsa all’ospedale Santissima Annunziata. Da quel momento i genitori e i numerosi amici hanno scritto biglietti, stampato foto, comprato fiori e appeso palloncini in suo ricordo. Come per voler urlare a questo destino beffardo che “no, noi non ci arrendiamo, non ci arrenderemo mai”.
L’incidente è avvenuto, però, e ora sta a Vigili del Fuoco e Carabinieri cercare di ricostruirne la dinamica. L’unica cosa certa è che Enrico quella sera non era positivo a sostanze stupefacenti, e nel sangue non aveva neanche un tasso alcolemico superiore a quello consentito. No, tutto era nella norma.
Non si dovrebbe morire a 15 anni. A 15 anni dovresti goderti la vita, divertirti, fare pazzie e tante altre cose.
Il messaggio dei genitori
A causa dell’accaduto, prima ancora che qualsiasi tipo di responsabilità venisse accertata, Enrico ha ricevuto numerosi insulti e minacce sui social. Un coro che non è passato inosservato e al quale i genitori di Elisa hanno scelto di non unirsi prendendo, per una volta un’altra strada, quella del rispetto e della vicinanza.
“Volevo semplicemente dire a tutte quelle persone che se la stanno prendendo con Enrico con minacce e altro di prendersela con me. Siete solo dei poveracci che non capite la sofferenza di due famiglie. Non auguro a nessuno, neanche al mio peggior nemico, di passare quello che stiamo subendo dalla vita. Ma penso che sia dovuto solo a un stramaledetto destino infame. Per le persone che vogliono fare del male a Enrico devono passare sul mio cadavere. Fatti forza Enrico, ti vogliamo bene, Pierpaolo e Gavina“
Questa è la lettera che il padre di Elisa, Pierpaolo, ha diffuso sui suoi profili social, a dimostrazione del fatto che nel dolore siamo tutti uniti, tutti simili, tutti della stessa materia e del medesimo impasto di lacrime e sangue. E questo anche nei momenti più neri, quando il mondo intero sembra avercela con noi, quando non capiamo direzione né disegno di questo stramaledetto destino infame. Noi, nel frattempo, non immaginando neanche lontanamente il dolore che queste due famiglie, non possiamo fare altro che chiuderci in un rispettoso silenzio, mentre, per quanto riguarda Elisa, come recita uno dei biglietti lasciati dagli amici:
Il vento del destino ti porti in alto a danzare tra le stelle.
Lorenzo Bezzi
“Uno stramaledetto destino infame” è il terzo articolo di Storie contro la paura, una rubrica di Lorenzo Bezzi.
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