Avete mai preso in mano una moka?
Sì, quella caffettiera ormai d’altri tempi che la nonna tira fuori alla fine di ogni pranzo in famiglia. Quella che hai anche in casa, sepolta nel terzo cassetto della cucina, di fianco al frullatore e alla macchina per fare il gelato. E che, puntualmente, non hai mai toccato.
La moka.
Dentro una moka
La (magica) caffettiera inventata da Alfonso Bialetti nel 1933 è costituita da tre componenti fondamentali:
- Una Caldaia che accoglie l’acqua (A);
- Un Filtro meccanico a forma di imbuto che viene riempito con caffè macinato (B).
- Un raccoglitore che contiene la bevanda a preparazione ultimata (C).
Come funziona?
All’interno della caldaia sono contenute acqua e aria.
Una volta posizionata la moka sopra una fonte di calore, l’acqua si scalda (evaporando in quantità trascurabili) e trasferisce gran parte del calore all’aria soprastante. Una “sostanza” aeriforme come l’aria (che in realtà è una miscela di gas), all’alzarsi della temperatura, si espande, aumentando la pressione.
E all’aumentare della pressione l’acqua viene spinta verso il basso, fino ad arrivare alla caldaia, dove non può far altro che entrare nell’imbuto e di conseguenza attraverso il filtro, preparando la bevanda che viene infine raccolta.
Una volta che la maggior parte dell’acqua è stata espulsa dalla caldaia, la pressione cala bruscamente e la poca rimasta inizia a bollire, producendo la tipica sfumata di vapore.
Questa fase estrae dalla polvere di caffè composti poco piacevoli, che generalmente rendono il prodotto finito amaro. Perciò appena la moka inizia a fischiare bisogna toglierla dalla fiamma. E il caffè è pronto.
Gianluca Gentile
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