Gli studenti d’Italia, negli ultimi mesi, si sono sentiti ignorati e dimenticati: noi abbiamo ascoltato le loro voci. Questo è il risultato di un sondaggio fatto a 750 ragazzi delle superiori sulla Didattica a Distanza nell’ambito del progetto “The school must go on“.
L’emergenza sanitaria, lo sappiamo, ha cambiato il modo di fare scuola e vivere il percorso che caratterizza la vita degli adolescenti tra socializzazione e formazione.
Tramite le risposte al questionario che abbiamo somministrato a 750 studenti di tutti gli anni delle scuole superiori, coprendo l’intera superficie della penisola con il 47% degli intervistati nel Nord Italia, il 34,4% residente nelle regioni del Centro, il 13,2% al Sud e il restante 5,4% nelle isole, siamo riusciti a raccogliere preoccupazioni, speranze e testimonianze.
Aula virtuale
Lo smart-working è la parola dell’anno in ambito lavorativo e la scuola italiana ha dovuto scoprire (finalmente) anche il suo lato tecnologico. Si parla di DaD, Didattica a Distanza, la declinazione 2.0 dell’insegnamento: criticata da molti, sicuramente chiacchierata, per essere svolta necessita di alcune condizioni di partenza, non così scontate nell’Italia in cui, fino all’anno scorso, si discuteva sull’adozione di lavagne LIM come se fossero strumenti alieni.
Le lezioni, durante e dopo la quarantena, si sono svolte tramite videoconferenze principalmente su piattaforme già conosciute come Google Meet, utilizzato da più della metà degli studenti, seguita da Teams e Zoom che hanno sostituito quelle più convenzionali o nate con lo scopo di accogliere questo genere di attività (si pensi a Google Classroom o WeSchool).
Per assistere alle lezioni è diventata fondamentale una connessione ad internet solida, che il 92,4% degli studenti intervistati ha dichiarato di avere, insieme a dei dispositivi predisposti: principalmente si tratta di smartphone e computer portatili che il 66,8% degli intervistati ha affermato di non dover condividere con altri.
Forse per attitudine di generazione, essendo a contatto con la tecnologia ogni giorno, la maggior parte degli studenti ha dichiarato di avere una preparazione tecnologica buona per poter utilizzare gli strumenti della DaD senza riscontrare problemi. Ma sarà lo stesso per gli insegnanti?
Insegnanti a distanza
Dal nostro sondaggio risulta che tutti o quasi tutti gli insegnanti hanno utilizzato la DaD tra lezioni in videochiamata (rigorosamente con telecamera accesa per la maggior parte degli studenti e insegnanti); caricamento di compiti e condivisione di materiale didattico; passando per i momenti cardine della vita scolastica come valutazioni e persino ricreazioni.
La preparazione e il supporto fornito dai docenti sono considerati mediamente buoni, con un 60,5% degli studenti che ha dichiarato di aver ricevuto materiali e lezioni organizzati in modo chiaro; tuttavia l’efficacia delle lezioni a distanza non sembra essere la stessa di quelle in presenza e la maggior parte degli studenti ha giudicato la DaD in modo particolarmente negativo.
Inoltre fare lezione da casa ha imposto una ri-definizione della “partecipazione”: tra l’80 e il 100% degli intervistati ha dichiarato di collegarsi alle lezioni ma la percentuale di lezioni realmente seguite mediamente è del 60% con percentuali molto basse (l’1,9% dichiara di non aver mai realmente seguito mentre l’8,4% ha seguito tutte le lezioni).
Nonostante le difficoltà in termini di partecipazione, la valutazione è proseguita, non sempre per tutte le materie, con criteri di valutazione ritenuti mediamente validi, nonostante qualche perplessità sui quiz a tempo, che rischiano di diventare una “gara di velocità” e non un test valutativo. Si sa, nel momento della valutazione subentra anche la possibilità di copiare: il 76% ha avuto la possibilità di farlo e ne ha approfittato almeno una volta, il 16,8% non l’ha fatto e il 6,8% non ne ha proprio avuto modo.
Queste tendenze riflettono anche come l’approccio allo studio sia cambiato: il 66,1% dichiara di aver subito un aumento di mole di lavoro ma, di questi, meno della metà dichiara di dedicare più tempo allo studio.
Una particolare sofferenza per la DaD è stata registrata da parte degli studenti di Istituti Professionali dai quali registriamo una valutazione particolarmente negativa sull’efficacia delle lezioni a distanza, molto probabilmente a causa dell’impossibilità di svolgere attività di laboratorio, caratterizzanti dei percorsi di studio.
Maturità 2020
Rinchiusi nelle loro camere, in giardino o in soffitta, i maturandi (a cui auguriamo buona fortuna) non possono permettersi il lusso di studiare di meno nonostante la nuova maturità 2020 abbia sollevato diverse lamentele in un contesto scolastico in cui ogni anno viene presentato un nuovo “modello”.
Generalmente i maturandi si sono sentiti traditi dalla ministra dell’istruzione Lucia Azzolina, che non avrebbe saputo valutare le condizioni psicologiche degli studenti né avrebbe dato loro ascolto, promettendo un esame più semplice che è sembrato però essere solo più confuso.
Nello specifico, sono state espresse perplessità riguardo la mancanza di prove scritte, che andrebbe ad indebolire le materie scientifiche e tecniche, limitandone la valutazione ad una esposizione orale.
Cara vecchia scuola
Chi l’avrebbe mai detto? La maggior parte degli studenti ritiene la scuola importante e ne sente la mancanza.
Il 54,4% degli intervistati vorrebbe riprendere le lezioni in presenza a settembre mentre il 32,1% si accontenterebbe anche di una modalità mista confermando il dato secondo cui la maggior parte degli studenti vorrebbe che alcuni aspetti della DaD rimanessero nella scuola tradizionale.
Nonostante la soddisfazione per il livello di preparazione raggiunto sia medio-bassa (in linea con l’opinione sull’efficacia delle lezioni online rispetto a quelle in presenza), non c’è una vera e propria critica alla DaD, ritenuta un metodo imperfetto ma pur sempre il migliore considerando l’urgenza di portare a termine l’anno e la mancanza di una preparazione per un evento simile.
Alcuni studenti suggeriscono modi per migliorare la DaD, semplificandola al fine di gestirla con una maggiore autonomia da parte degli studenti, un’organizzazione didattica e una programmazione delle valutazioni.
Scuola “Magistra Vitae”
Lontani dalle aule, gli studenti ci raccontano di aver capito l’importanza dello stare insieme, del contatto. Qualcuno si lascia andare ad un malinconico: “Andare a scuola non è poi così male”.
Con pandemia la scuola è cambiata e a causa sua abbiamo scoperto i vantaggi delle tecnologie e il rapporto che i giovani hanno con esse; i ragazzi si sono ritrovati in quasi completa autonomia nella gestione del tempo e dello studio, sviluppando un maggiore senso di responsabilità nei confronti della loro stessa istruzione.
La DaD è stata creata su due piedi, per far fronte a un’emergenza (in senso scolastico questa volta) e ha fornito sicuramente spunti di riflessione sul privilegio di avere gli strumenti adatti per proseguire gli studi e più in generale sulla capacità di mutare le abitudini per far fronte agli imprevisti, come ci raccontano gli studenti intervistati.
Costruire la scuola di domani
Non sono fannulloni, irresponsabili o svogliati: i ragazzi che abbiamo intervistato hanno prodotto una grande quantità di suggerimenti, pareri ed esperienze. La scuola è quel luogo in cui si forma la mente e il cittadino, dove si diventa giovani adulti, dove si tempra l’animo e si entra in contatto con la società.
I ragazzi hanno sentito la mancanza della scuola e, tolte le battute sulla ministra Azzolina, ci propongono una riflessione da fare oggi per costruire il domani, che si riassume nel commento:
“Spero che questa situazione porti tutti a riflettere su quali aspetti della società possano essere migliorati e ottimizzati: non bisogna dare nulla per scontato, ogni organo dello Stato e ogni istituzione deve essere innovata, digitalizzata, in modo tale che sia possibile fronteggiare eventuali problemi con maggiore prontezza. Che questa esperienza non sia resa vana, vediamola come un punto di partenza, non come uno scoglio da superare per poi tornare alla solita mediocrità.”
L’appello dei ragazzi (condiviso sicuramente da tutti coloro che vivono la scuola) è chiaro e nessun passo indietro, taglio di fondi o trascuratezza verrà perdonata. La scuola riparta dagli studenti.
Sofia Bettari
(In copertina Shubham Sharan da Unsplash)
Per approfondire, la presentazione del progetto The school must go on, a cura di Clarice Agostini