Sanità pubblica: tutela della salute individuale o di una comunità esercitata dallo Stato o da altri organismi pubblici.
Treccani Online
È un periodo in cui di Sanità si sente parlare sempre. Mai come in questo momento i media sono stati monopolizzati da un unico macro argomento: la salute, ciò che di più prezioso abbiamo.
Infatti è di salute che tratterà questo articolo, puntando l’obiettivo su luoghi messi in ginocchio già prima di questo pandemico 2020. Ci sono persone in Italia che muoiono in massa senza bisogno del Coronavirus, li uccidono mali silenziosi, che non vengono scarrozzati in giro per il mondo grazie alla loro contagiosità, ma rimangono confinati nei corpi di chi abita quelle terre condannate. Per questo, troppo spesso, restano nel silenzio.
Oggi entriamo nella periferia a nord di Napoli, meglio conosciuta come Scampia.
Un giorno di festa
Il 2020, oltre che disgrazie, ci ha donato anche giorni speciali. Il 20 febbraio Scampia era in festa, tutta la comunità si è infatti riunita per assistere ad un avvenimento importante: l’abbattimento di una delle Vele, complesso residenziale costruito tra il 1962 e il 1975, divenuto nel tempo luogo malfamato e sede di traffici illeciti. Un evento che ha riacceso la speranza di un quartiere che con il distanziamento sociale convive da decenni. Un luogo divenuto famoso per il suo degrado, dipinto come regno di droga e di Camorra, dove il bene resta nell’ombra e il male fa da bandiera.
Per questo diventa così importante il 20 febbraio, perché per una volta di Scampia viene mostrato il bene. Non sono state poche le polemiche di chi ha creduto che ci fosse ben poco da festeggiare: secondo molti si è trattato di una passerella per le istituzioni e, di fatto, solo l’abbattimento di ciò che un tempo era stato costruito. Ma bisogna demolire per ricreare ed è una vittoria nonostante i ritardi e gli sbagli che il governo continua a compiere nei confronti di un quartiere dato troppo spesso per irrecuperabile.
Le famiglie che abitavano nell’edificio smantellato, la Vela A o “Vela verde”, sono state trasferite l’anno scorso, mentre il cantiere per l’abbattimento, già stanziato nel maggio del 2019, doveva partire l’estate scorsa. Purtroppo, come spesso accade, la data dell’inizio è slittata al 20 febbraio.
La comunità ha così potuto festeggiare questa piccola partenza insieme al carnevale. La demolizione procede lentamente, lo spettacolo consiste in una morsa d’acciaio che distrugge il mostro pezzo per volta. Mentre cadono i balconi e le scale, sui muri si intravede le scritta: “Noi non siamo Gomorra”.
Le vele non sono Gomorra
Ventisei milioni di euro. Buttati al vento per abbattere il monumento/simbolo di Gomorra e di tutti i mali del mondo. – Januaria Piromallo
La frase è tratta da un articolo uscito il 2 marzo sul Fatto Quotidiano. È sbagliato definirle così, fa male scriverlo e fa male leggerlo perché questi edifici prima di tutto sono case. Le persone che ci vivono dentro vengono considerate animali in uno zoo perché si continua ad alimentare il concetto che le loro abitazioni siano icone di degrado. Monumenti, e come tali ci si limita ad osservarle, senza considerare il fatto che qui la storia è ancora in corso e si può fare qualcosa.
L’articolo continua:
Ventisei milioni di euro, di soldi pubblici che invece potevano essere investiti, chennesò, nella Sanità che mai come in questo momento ne avrebbe giovato. – Januaria Piromallo
Perché i tumori causati dall’inalazione di amianto non riguardano la Sanità?
Cosa si respira a Scampia
Si chiamano Vele ma non si muovono con il vento, la cosa che lui alza qui è la polvere e nella polvere di Scampia c’è l’amianto. È nei pannelli che si trovano sui corridoi, sui muri, sui tetti di questi mostri di 16 piani. Pannelli che sono stati dipinti di rosso nel vano tentativo che restassero più a lungo integri, prima di spargere la polvere assassina.
Ne l 2012 si è tentato di bonificare la zona, almeno di togliere l’amianto dai luoghi più vicini alle abitazioni della gente, ma sono lavori lasciati a metà e la maggior parte di quei pannelli killer è ancora lì, nascosta in sacchi e coperta da inutili teli di plastica.
Sono più di una le patologie causate dal contatto con l’amianto, la cui polvere, se respirata, si sedimenta nei polmoni. Le più pericolose e diffuse sono: l’asbestosi, il mesotelioma pleurico-peritoneale e il cancro ai polmoni. Uccide molto lentamente, in certi casi passano anche 40 anni prima che si vedano le prime complicazioni; conseguenze che, si spera, le generazioni che nasceranno nelle nuove case affidate , non dovranno subire.
Un nuovo inizio
La bellezza di Scampia sta nelle persone che la abitano. Nelle famiglie delle Vele che meritano una nuova casa, degna di essere chiamata tale. Il progetto è iniziato, i primi soldi hanno dato i loro frutti e la speranza deve continuare a vivere. Verrà il giorno in cui i palloni dei bambini rimbalzeranno su muri che non uccidono sgretolandosi e in cui rimarrà un’unica Vela, monumento non di morte ma di rinascita.
Quando l’emergenza Coronavirus sarà finita e pian piano torneremo alle nostre frenetiche vite pensiamo a chi l’aria malata la respira da sempre. La salute dei cittadini deve essere sempre una priorità dello Stato e questo contributo pubblico rappresenta un’occasione di rinascita. é importante avere fiducia nelle istituzioni, in modo che, chi ha sempre lottato e continua a lottare per Scampia, continui a guidarle su questa nuova, pulita strada.
Maddalena Ansaloni