Cosa c’è di straordinario in un gesto abituale come sfogliare un giornale o leggere articoli su Internet? In un mondo in cui tutti, o almeno così pare, hanno qualcosa da dire e gli strumenti per farsi ascoltare, la facoltà di scegliere diventa fondamentale.
Pluralismo, indipendenza dei media, libertà di stampa e di espressione: il 3 maggio del 1991, nella città di Windhoek, capitale della Namibia, alcuni giornalisti africani promulgarono un documento sull’importanza della difesa di questi valori. Dal 1993 ogni anno, in questo giorno si celebra la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa: un’occasione per ricordare l’articolo 19 della Dichiarazione universale dei diritti umani del 1948 che sancisce la libertà di parola e rinnova l’impegno dei governi per tutelare questo diritto.
Il rischio del mestiere
Le informazioni che leggiamo guidano le nostre scelte, sono le lenti attraverso cui vediamo il mondo e per questo la stampa (così come il resto dei media) assume un’importanza straordinaria: influenza l’aspetto politico, sociale, la visione stessa della realtà. Lo capì bene, nel 1828, lo storico e politico britannico Thomas Macaulay che definì il giornalismo come il “quarto potere” che si affianca a quello legislativo, esecutivo e giudiziario.
La missione del giornalismo è nobile e quanto mai decisiva nei nostri tempi: ricercare la verità, raccontare storie di vita per ispirare, dare voce ai pensieri, infondere fiducia o il sano dubbio che alimenta la ricerca. Il quarto potere però, per quanto liberi le persone, non è libero: Eritrea, Corea del Nord, Turkmenistan, Arabia Saudita, Cina, Vietnam, Iran, Guinea Equatoriale, Bielorussia e Cuba sono solo alcuni degli Stati in cui la stampa viene censurata, utilizzata a fini propagandistici e dove il giornalismo indipendente è condotto all’esilio, con limitazioni nei media e persino una sorveglianza dei giornalisti. Se tutto questo sembra inaccettabile, nel 2019 sono morti nel mondo 49 giornalisti mentre svolgevano il loro mestiere in diverse aree del mondo, principalmente Sudamerica e nel Medio Oriente.
Alcuni lo chiamano il “rischio del mestiere” ma non esiste un singolo ragionevole motivo, in una società libera, per cui la ricerca della verità e la sua diffusione possano rappresentare un pericolo. L’Italia attualmente gode di un’ampia libertà di stampa: non esiste censura ma i veri soggetti a rischio sono i giornalisti frequentemente minacciati e costretti a vivere con scorte.
Pluralismo
Il giornalismo però non è solo sentimento, è anche un’industria e come tale ha delle strategie, deve generare profitto. Unire le due componenti, quella più romantica e quella economica, è un po’ la sfida di tutti i settori: mantenere l’integrità di un ideale, di una particolare convinzione che guida i giornalisti e le testate in cui operano, non è sicuramente facile davanti a bilanci e fattori economici.
Come industria, ha la partecipazione di Stato e privati, entrambi soggetti molto interessati a prendere parte in modo attivo al quarto potere: il valore aggiunto nella collaborazione tra chi mette le risorse e chi i contenuti ha un grande potenziale in termini di valorizzazione del giornalismo, ipoteticamente si potrebbero sviluppare nuovi metodi di informazione, arricchendolo. Esiste anche però la volontà di monopolizzare in un certo modo l’informazione, per diversi scopi, sfruttando quel potere che esercita sulla società.
Proteggere la ricerca della verità
“Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure“. L’articolo 21 della Costituzione italiana parla chiaro: siamo formalmente liberi di esprimere e contemporaneamente liberi di scegliere chi ascoltare (o leggere).
Il giornalismo assume tutt’altro aspetto quando si mischiano i reali fattori del settore: il pericolo che corrono giornalisti e operatori, a causa di ciò che scoprono o per l’opinione che vogliono condividere; il lato economico in grado di influenzare le scelte editoriali in termini di identità delle testate; la diffusione di false notizie o lo scarso approfondimento.
Conoscere la realtà è la base per creare una società dotata di pensiero critico, di ideali e idee, con volontà di confronto sul terreno democratico. Difendere il giornalismo, celebrando la libertà di stampa è un atto di amore per la propria comunità, per il progresso e non esiste modo migliore se non rinnovando quell’impegno a livello internazionale, tramite l’aiuto dei governi, per mantenere e ottenere la libertà di stampa e di espressione.
Il 3 maggio, Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, ricorda il valore di potersi esprimersi, senza paura di ripercussioni o minacce, verso un giornalismo libero e interamente votato alla ricerca della verità.
Sofia Bettari