Non è facile far passare il tempo, si sa. Vola quando abbiamo troppi impegni, sembra non scorrere mai quando ci annoiamo. A pensarci bene, è proprio il suo passare che detta i nostri ritmi, e in questo periodo di quarantena tutti i nostri ritmi sono improvvisamente venuti a mancare. I giorni si srotolano tutti uguali, il lunedì mattina è identico a una qualsiasi domenica pomeriggio, e nelle nostre menti inizia a venire meno anche la sua cognizione. Per far fronte a tutto questo abbiamo deciso di proporvi una serie di articoli brevi con qualche piccola attività da fare per riempire – speriamo – il vostro tempo e cercare di passarlo in allegria.
Dedicarsi all’agricoltura
Un temibile contagio ha esteso la sua ombra sul mondo, serrando gli uomini nelle loro case. Era inevitabile, o forse come umanità non siamo stati esattamente lungimiranti (nel dubbio, meglio non pensarci). Per questa catastrofe l’Unione Europea – nonché il nostro paese, e l’economia globale – è sull’orlo del collasso. Quale momento migliore, allora, per dedicarsi all’agricoltura?
Dedicarsi ai piaceri della terra non è egoistico: il contatto con la Natura riserva mille sorprese, e questo spiega perché tanti letterati e politici di tutte le epoche, nello scempio generale del loro tempo, abbiano lasciato il seggio curiale e la penna per imbracciare zappa e rastrello.
“Dobbiamo coltivare il nostro giardino” motteggiava un tempo Candido, esasperato dall’ostinazione del maestro Pangloss che sosteneva di vivere nel migliore dei mondi possibili. Se vorrete seguirlo, scoprirete le gioie che può riservare la coltivazione; e poco importa che in casa vostra ci sia spazio per gli immensi orti sallustiani, o ne avanzi appena per qualche pianticella striminzita, stretta all’angolo del balcone.
Anzitutto, dovete valutare attentamente le vostre capacità botaniche. Tutto ciò che cresce sotto il vostro sguardo amorevole è pari ai Giardini Pensili di Babilonia? Oppure vi dimenticate sempre di innaffiare, col risultato che i vasi di casa vostra assomigliano al deserto del Gobi nella stagione secca?
Poesia e agricoltura
Nero o verde che sia il vostro pollice, in isolamento potrete certamente dedicarvi alle piante con la giusta attenzione – a patto che incominciate da quelle piccole. Un certo Pascoli, ad esempio, vi consiglierebbe di prendere le mosse piantando nel vostro giardino qualche tamerice, ma non fatevi ingannare: possono raggiungere i 15 metri di altezza. Meglio allora che vi procuriate una qualche pianta officinale come la malva, l’aloe o il finocchio. Se avete qualche dubbio sulla scelta contattate Dante: dovrebbe essere ancora iscritto all’Arte degli Speziali (e credo che lui, almeno, abbia sostenuto l’esame di ammissione dal vivo).
È superfluo ricordare che dovete tener conto della stagione. Non fate come quel distratto di Leopardi, così occupato a sbirciare oltre le siepi da adornare la donzelletta con rose, che fioriscono a maggio, e viole, che fioriscono a marzo! Prendete in considerazione, ad esempio, di comprare qualche narciso, perfetto per il mese di aprile: la sua corolla esalobata e candida, ed i sepali oblunghi a formare un voluttuoso calice di primavera faranno le delizie del vostro salotto o del vostro giardino. Attenti però: teneteli ben lontani da specchi e pozze d’acqua cristallina!
Di norma dovete collocare le piante al sole, in una zona arieggiata della casa. Esistono però alcuni fiori che invece preferiscono la penombra, e adorano i luoghi umidi e poco frequentati. Li chiamano Fiori del Male, e dicono che siano stupendi.
All’ombra di un pino verdeggiante
I più fortunati che possiedono una casa in campagna possono tentare una margotta: si tratta di un metodo di moltiplicazione agamica per ottenere nuove piante a partire da un ramo… ma sono sicuro che Catone, nel suo De Agri Cultura, si esprima molto meglio di me (se siete davvero curiosi, andate al capitolo 52). Ad ogni modo, per tutti quei campagnoli che adorino la mollezza della Natura solo quando è senza sforzi, consiglio almeno di trovare un albero frondoso sotto cui riposare dolcemente. Escludendo i cipressi che, si sa, portano male, opterei per un pino verdeggiante: così, quando arriva la pioggia, potrete verificare se D’Annunzio avesse ragione a proposito di quei suoni divini.
Se per caso possedete qualche opera di questi poeti e scrittori, leggetela: grazie a loro potrete concedervi una breve evasione dalle prigioni domestiche. Qui si conclude l’antologia. O meglio, si dovrebbe concludere: ho trascurato di parlarvi di un fiore ben più importante di tutti quelli sopra nominati. E, credetemi, sarei ben felice di parlarvene; ma il tempo scarseggia, e temo che toccherà ad altri raccontare il seguito, nel prossimo articolo di Passare il tempo in quarantena…
Francesco Faccioli
(In copertina Artur Aleksanian da Unsplash)
Dobbiamo coltivare il nostro giardino è il secondo articolo della serie Passare il tempo in quarantena.