
Giornali, televisione, social network. Ogni giorno siamo bombardati da informazioni e notizie, molte delle quali non riusciamo a comprendere pienamente. Se solo ci fosse qualcuno, un Professore più sapiente di noi, a cui rivolgere i nostri interrogativi e con cui condividere le nostre riflessioni.

Una situazione temporanea
Mi scusi Professore, ha mai sentito parlare di democrazia illiberale? Sembra un controsenso, lo so, eppure questo temine esiste. Sta ad indicare un governo eletto sì regolarmente, ma dal quale i cittadini vengono presto esclusi da tutto ciò che riguarda il potere e le libertà civili. Non a caso, una situazione del genere è anche definita pseudodemocrazia o addirittura democrazia vuota. Uno degli attuali leader europei sta facendo parlare molto di sé a riguardo, accettando di buon grado l’attributo di illiberale: l’ungherese Viktor Orbán.
Cambio per un attimo discorso, Professore, perché ebbene sì anche in questo caso c’è di mezzo in Covid-19. Siamo ormai tutti consapevoli di come il virus imponga la necessità di attuare dei cambiamenti, anche all’interno della sfera politica: le decisioni devono essere prese rapidamente e non c’è tempo per la burocrazia ordinaria. Questi provvedimenti eccezionali devono essere accettati e rispettati proprio per il fatto che rappresentano uno strappo alle prerogative che ci promette la nostra amata democrazia. Molti paesi del mondo hanno dichiarato lo stato di emergenza, e i cittadini dovrebbero accettarlo. Dopotutto, è solo una situazione temporanea.
Pieni poteri
Come al solito, però, c’è qualcuno che approfitta delle circostanze. Come non aspettarselo, Professore? Il 30 marzo Viktor Orbán ha ottenuto pieni poteri, senza limiti di tempo, sottraendo al Parlamento ogni strumento di controllo: potrà governare per decreti e abrogare le leggi votate dall’assemblea fino a quando non lo riterrà più necessario. Parafrasato: fino a quando vorrà. E l’Europa? L’Unione, che già in passato si è scontrata con le decisioni del premier ungherese, guarda ancora una volta da lontano questo – mi permetta, Professore – tentativo di stretta totalitaria. In ogni caso, Orbán sa di poter contare sulla Polonia per impedire l’unanimità necessaria a far scattare le sanzioni contro il suo paese.
Cosa ne pensa, Professore? Provvedimenti del genere potrebbero davvero risultare essenziali per combattere il virus? Tra qualche mese gli altri stati si renderanno conto che quella che hanno criticato era invece la strada giusta, così come è successo in alcuni casi per quanto riguarda la quarantena? Tenga in considerazione solo un’ultima informazione, prima di rispondere: il primo decreto emanato da Orbán vieta ai transgender di cambiare sesso. Indispensabile per combattere un virus, non crede Professore? Le dico come la penso io: l’epidemia è una valida ragione per mettere in quarantena un paese, ma non il suo apparato democratico.
Clarice Agostini
Democrazia in quarantena è il quattordicesimo articolo di Mi scusi Professore, una rubrica di Clarice Agostini.