
Qualche tempo fa, qualcuno mi chiese perché le donne si ostinino a continuare a manifestare. “Avete ottenuto il diritto di voto, potete divorziare, potete abortire, avete un salario quasi pari a quello degli uomini. Cosa volete ancora?”
Ciò che vogliamo è essere riconosciute come persone di pari dignità sociale. Per avere dei diritti civili fondamentali abbiamo dovuto lottare e ci sono volute due guerre per far riconoscere agli uomini che, forse, non siamo tanto diverse da loro. Eppure, nel 2020, questa parità non l’abbiamo ancora raggiunta. Per molti versi, sembra che la situazione stia regredendo sempre di più.
Il fenomeno dei canali Telegram
Di recente è stata scoperta una rete di 21 canali Telegram (che conta un totale di quasi 50mila iscritti) dove ogni giorno la gente si scambia foto e video di donne, ragazze e bambine, principalmente contenuti privati, ma si trovano anche semplici selfie presi da Instagram. No, il verbo “scambiare” non è stato usato casualmente.
Le donne vengono, ancora una volta, oggettificate e ridotte a carne da macello: le loro immagini e le loro informazioni personali – nome, cognome, numeri di cellulare e persino indirizzi di casa – divulgate (senza il loro consenso) da ex compagni, amici, conoscenti e anche padri di famiglia. Sì, oltre al revenge porn, su questi gruppi girano materiali pedopornogarfici.
E mi fa ribrezzo vedere questi padri condividere foto delle loro figlie chiedendo un “tributo”, facendo partire stupri virtuali e riti collettivi; riconoscerete anche voi che è un gesto fortemente malato. Eppure la gente paga per avere quelle foto e se le scambia come se fossero le figurine dei calciatori. Riuscite a vedere il marcio che c’è in questa società?
Cosa vogliamo “ancora”
Poi però avete anche il coraggio di dire che la colpa è la nostra, che la ragazza “se l’è cercata”, e fate un’innocente battuta sui vestiti che indossa. La verità è che risulta più semplice incolpare la vittima che accettare il fatto che gli uomini a volte si comportano più da bestie che da essere umani.
In Italia il revenge porn è diventato perseguibile penalmente solo l’anno scorso, solo quando abbiamo chiesto a gran voce un disegno di legge che ci tutelasse. Quindi non chiedeteci cosa “vogliamo ancora” se continuate a mercificarci per ingrandire il vostro ego, per sentirvi forti e potenti; non sarà questo a fare di voi veri uomini.
Detto questo, spero che la polizia postale faccia le dovute ricerche, spero che queste persone finiscano in carcere e spero che siano presi provvedimenti verso coloro che hanno diffuso materiale su minori e questi ultimi vengano tutelati. Spero anche in un futuro dove la donna non sia più vista come un semplice oggetto che ha lo scopo di soddisfare ogni desiderio dell’uomo, ma come un essere umano, con tutti i diritti che questo ne comporta.
Emerlinda Osma
Cosa volete ancora? – Quando le donne sono merce di scambio è un articolo di Voci, una rubrica di Elettra Dòmini, a cura di Elettra Dòmini e Davide Lamandini.
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