Mi scusi Professore, ha visto la lettera che qualche giorno fa Vittorio Feltri ha pubblicato sul quotidiano Libero? Più che una lettera, si tratta di un vero e proprio appello rivolto al leader della Lega: “Caro Matteo Salvini“. Colui che ha portato la Lega sulle vette del 30% avrebbe, secondo il mittente, perso la sua verve, la sua convinzione, si sarebbe addirittura depresso. Feltri non attribuisce a Salvini la completa responsabilità della crisi di governo, in quando ammette di pensare che “guidare il Paese in società con Luigi Di Maio fosse difficile come andare a letto con la suocera ultra settantenne”.
Tuttavia, se ora alla guida del paese c’è Giuseppe Conte la colpa è anche di chi gli ha inizialmente affidato il ruolo di premier. Conte, l’unico che non è stato “ammosciato” dal Coronavirus, il solo “per il quale il morbo è stato un ricostituente.” Vorrei partire da qui, Professore. Sono certa che qualcuno avrebbe potuto agire meglio di Conte, così come molti avrebbero potuto operare scelte peggiori. Quello che mi domando è se il nostro premier avrebbe mai scelto consapevolmente di porsi alla guida dello stato di emergenza; oppure se altri esponenti della politica italiana, così come i normali cittadini, sarebbero contenti di sostituirlo. Se il consenso nei confronti di Conte sta crescendo non potrebbe essere solo frutto delle circostanze o – sì, anche questo è possibile – merito di Conte stesso?
L’accusa di speculare sulle sofferenze altrui non è però il pezzo forte di questa lettera. L’invito che Feltri indirizza direttamente a Salvini è quello di riprendersi la scena politica italiana e di togliere di mezzo l’attuale premier con qualsiasi mezzo possibile: “Tu non puoi lasciargli delle praterie di consenso, devi frenarlo, abbatterlo, almeno zittirlo. Cavalca la paura delle gente come sai fare tu”. Professore, è questo ciò a cui si è ridotta la politica? A manipolare e sfruttare i timori delle persone? Tutto ciò non è un’accusa scagliata da un oppositore, ma un incitamento rivolto da un sostenitore. “Reagisci da par tuo come se ti trovassi al cospetto di una nave piena di africani clandestini”.
Chi sono i nemici ora, Professore? Parte di quegli italiani che seguivano Salvini nella battaglia contro l’immigrazione e che ora sostengono Conte non sono forse le nuove insidie? La strategia del terrore non può stabilizzarsi su un solo bersaglio: ne tiene molti sotto tiro e sposta il mirino dall’uno all’altro a seconda delle circostanze e della convenienza. A rimetterci non sono forse gli stessi elettori? Sballottati da un obiettivo all’altro, senza capire, senza pensare, possono e vogliono solo rispondere a un fischio del loro capo. Consapevoli e contenti di essere considerati come fonti di emozioni da sfruttare, continueranno a seguire il loro unico punto di riferimento, anche a costo di schierarsi contro se stessi.
Clarice Agostini
Sulle paure della gente è il tredicesimo articolo di Mi scusi Professore, una rubrica di Clarice Agostini.