
L’atmosfera è calda, accogliente, le luci soffuse. Io ed Elena arriviamo poco prima delle 18:00 da White Bakery, cercando di ripararci dal freddo della sera e sperando che non si metta a piovere. Intorno sta iniziando a esplodere la psicosi da Coronavirus, e Bologna sembra una città spettrale già qualche giorno prima che il governo decida di mettere tutti in quarantena. Il tema dell’incontro che stiamo per fare è Cross_BO, un innovativo e originale progetto di urbanistica che riguarda le strisce pedonali di Bologna.
Prendiamo posto e, poco dopo, ci raggiungono Lisa Masotti e Mattia Tabellini, due studenti al quarto anno del Liceo Artistico Arcangeli di Bologna (IsArt). L’intervista è stata organizzata con l’obiettivo di farci raccontare e di raccontarvi il progetto che i due ragazzi hanno sviluppato per l’Alternanza Scuola-Lavoro, insieme all’architetto Silvio Vianelli dello studio EKINOS Architetture e alla loro docente Nicoletta Fava. Ci presentiamo, quando arriva anche un’altra autrice, Blu Dòmini, ordiniamo due cioccolate calde, un cappuccino e un Oreo Ice Cream (solo per Elena, che ha fame), e iniziamo l’intervista.
Davide Lamandini

Prima di tutto, vi ringraziamo per aver accettato l’invito ed essere venuti qui stasera. Partiamo dall’inizio: ci volete raccontare in cosa consiste il progetto e come è nata l’idea?
Il nome del progetto è Cross-BO, e consiste nel sostituire due strisce di un attraversamento pedonale già esistente con la silhouette di uno dei più importanti simboli di Bologna: le Due Torri. La modifica avverrebbe senza dover cancellare le strisce già esistenti, e quindi senza l’utilizzo di solventi che potrebbero risultare nocivi per l’ambiente.
Abbiamo sviluppato questo progetto a giugno dell’anno scorso, nell’arco delle due settimane di Alternanza Scuola-Lavoro, in particolare durante la prima, quando abbiamo posto le basi di tutto. L’idea originale è stata dell’architetto Silvio Vianelli, la consulenza della nostra docente Nicoletta Fava; noi ci siamo semplicemente inseriti nel solco della proposta e abbiamo detto “proviamoci”. È stata un po’ una sfida, perché siamo partiti quasi da zero, e all’inizio ci siamo lanciati ricerca di strisce pedonali insolite presenti nel mondo.
1. Baltimora (Maryland, Stati Uniti) 2. Islanda 3. Zurigo (Svizzera)
Dal punto di vista pratico, quali sono gli obiettivi della vostra proposta?
Come secondo passo abbiamo fatto con l’architetto delle ricerche più approfondite dal punto di vista legale e amministrativo, per vedere cosa la legge permette di fare e cosa no. Il nostro obiettivo è evidenziare l’attraversamento pedonale e facilitare la riduzione della velocità veicolare e la visibilità reciproca; con un occhio di riguardo per l’estetica, e anche per l’accessibilità, la sicurezza e il comfort.
Il principale senso di Cross_BO, infatti, è indirizzare l’attenzione volontaria verso le strisce pedonali, la cui asimmetria servirà ad aumentare la consapevolezza e il rispetto delle norme del codice stradale, sia da parte degli automobilisti che da parte dei pedoni. Di per sé è un progetto molto semplice. Con l’architetto abbiamo parlato anche degli incidenti stradali, sempre più numerosi soprattutto nelle aree pedonali. Magari, ci siamo detti, un leggero difetto può renderle più visibili, come hanno fatto in Islanda (figura 2) con l’effetto tridimensionale. Siamo partiti da qui.

Finora ci avete raccontato il lavoro preliminare fatto di ricerche e documentazioni varie, ma come avete messo in pratica tutto questo?
Quando ci siamo trovati a lavorare sulla parte progettuale, l’architetto ci ha fornito una piantina in 2D della città, su cui abbiamo evidenziato le zone dove questo progetto poteva essere realizzabile. Alla fine, tra le tante possibilità, abbiamo scelto le strisce di fronte a palazzo Re Enzo, in centro a Bologna.
L’idea è quella di posizionare la silhouette delle Due Torri in modo tale che indichi alle persone e – perché no? – ai turisti, l’esatta ubicazione delle reali Asinelli e Garisenda. Altre possibili zone potevano essere la stazione o l’aeroporto, ma erano troppo lontane. Abbiamo scelto questo luogo come primo esempio; se interesserà si vedrà dove e come sviluppare l’idea. Per questo, una volta ultimato il progetto, abbiamo provato come esperimento a inviare tutto all’assessore per vedere se potesse in un qualche modo interessare al Comune. Nel caso poi si vedrà cosa fare.

Adesso passiamo a una domanda un po’ più personale, se così la possiamo considerare. L’esperienza che avete fatto in Alternanza Scuola-Lavoro vi ha dato in qualche modo degli spunti per quello che vorrete fare in futuro, dopo la scuola?
L’Alternanza Scuola-Lavoro è stata molto utile, almeno nel nostro caso, a toccare con mano il mondo del lavoro, e a conoscere uno spaccato della vita della persona che potremmo diventare tra vent’anni. In particolare, Silvio Vianelli è un architetto che si occupa molto anche di restauro, design di interni e arredamento, non solo costruzioni ex novo. Lavorando insieme a lui a questo progetto, e anche su altri cantieri, abbiamo potuto vedere dal vivo i possibili problemi, gli imprevisti e le soluzioni che un professionista è chiamato a gestire in questo genere di attività.
Avete trovato molto diverso il mondo del lavoro dalle attività che normalmente svolgete a scuola?
Sì, molto, soprattutto perché ci siamo trovati ad avere a che fare con un architetto e non con un professore. L’approccio è completamente diverso. In generale a scuola seguiamo molti progetti ma non abbiamo mai creato nulla da zero, fino ad ora almeno. L’anno scorso ci siamo occupati del rilievo metrico e fotografico di un appartamento da ristrutturare in via Delle Moline, adesso stiamo facendo un elaborato grafico della casa di un architetto e cose del genere. In alternanza invece avevamo solo uno spunto e su quello abbiamo costruito tutto il resto. È nato così Cross_BO.
L’intervista ormai volge al termine. Concludiamo confrontando le nostre esperienze di Alternanza Scuola-Lavoro da liceo classico con la loro e poi ringraziamo per l’ora passata a parlare. Adesso ci resta un bel progetto di cui fare il resoconto e un cielo scuro di notte ormai non più gonfio di pioggia.
Un’intervista a cura di Davide Lamandini e Elena Mignani
(In copertina Bianca Ackermann da Unsplash)