Sono tante le donne valorose che con i loro mille gesti quotidiani hanno contribuito all’evoluzione dell’umanità in tutti i campi possibili: dall’arte alla letteratura, dalla scienza alla politica, alla cibernetica e la fisica quantistica. Ma per uno strano sortilegio raramente vengono ricordate, con difficoltà appaiono nei libri di storia e tantomeno sono riconosciute come maestre e pioniere: mentre l’Uomo Invisibile è diventato una star cinematografica, le donne spesso sono invisibili e rimangono tali. #IoBalloPerLei
La libertà degli esseri umani
Esseri umani che provano sentimenti, si emozionano, si arrabbiano, urlano e sorridono. Siamo umani liberi di esprimerci nella totalità della nostra espressività, se non sempre, la maggior parte delle volte. Eppure, molto spesso, diamo per scontato che uscire per prendersi un momento per sé, piangere per una brutta notizia, voler urlare di gioia sono pur sempre delle libertà.
Le regole della socialità impongono certi modelli di comportamento che devono essere rispettati per non sembrare strani, esagerati, inadatti e tutti noi ci ritagliamo il nostro spazio familiare, con le persone che amiamo, per riacquisire quella dimensione di affettività in cui possiamo essere vulnerabili, quella “libertà” fagocitata dalle consuetudini del vivere sociale.
Elisabetta II
Ho potuto soffermarmi sul valore prezioso della nostra emotività quando un giorno mi sono imbattuta in un film che raccontava la vita di una figura di grande rilievo e di tutto rispetto, la Regina Elisabetta II. Una donna dalla rilevanza istituzionale e sociale imparagonabile, che all’età di venticinque anni si è ritrovata improvvisamente investita di un potere enorme al quale, se non fosse stato per l’abdicazione dello zio Edoardo VIII, non avrebbe mai dovuto attendere.
Eppure, nonostante la sepoltura del padre, lo stravolgimento che attendeva la sua vita, la confusione degli eventi e la sua ingenua età, ha preso su di sé la responsabilità di un dovere tanto oneroso, rivestendo un ruolo tutto nuovo quanto sconosciuto, al quale non si può essere, in alcun modo, preparati.
Come si concilia la propria personalità, la propria umanità con una figura integerrima, che deve essere imparziale, mantenere costantemente un autocontrollo, misurare ogni passo, ogni gesto, ogni espressione del volto?
Non esiste conciliazione, un sovrano non può permettersi di mostrarsi umano nella totalità di ciò che questo significa. La Regina Elisabetta ha dovuto mettere da parte molto della persona che era stata fino a un momento prima dell’incoronazione per indossare le vesti del Capo di Stato. E, allora, come si sopravvive al terribile conflitto interiore che i reali sono destinati ad affrontare e che guasta ogni afflato umano in quanto sorelle, fratelli, figli, mariti o mogli?
La consapevolezza e la determinazione
La Corona si appropria della persona e della personalità di chi la indossa, divora la libertà che ci permettere di vivere a pieno la nostra emozionalità. Tuttavia, nonostante questa angosciosa prospettiva, con la consapevolezza di non essere preparata, ma con la determinazione a fare del proprio meglio, nel bene e nel male, la Regina Elisabetta II ha ricoperto e ricopre il suo ruolo con grande onore e con una salda integrità legata a solidi valori e a un forte senso etico.
Ha creato attorno a sé un’aura di sacralità, rappresenta un’icona nel mondo, eppure, personalmente, ammiro la costruzione della percezione del suo potere e della sua figura soprattutto considerando le sue non scelte. Rivestire un ruolo tanto importante è contro la natura umana: rinunciare all’amore familiare, al crescere i propri figli, all’avere una vita anonima ma fatta di quelle meravigliose gioie della vita quotidiana, rinunciare a scelte in nome del cuore a favore dell’istituzione che rappresenta l’hanno resa dura, forse troppo distaccata, ma proprio per questo è diventata un simbolo, ancora più affascinante.
La sua devozione e fermezza, l’equilibrio e la prudenza, la lucida razionalità e il grande senso di abnegazione in nome del rispetto e dell’integrità di un ruolo non scelto vanno ben oltre un interesse di natura personale e sono oggetto di grande rilevanza e ammirazione.
Cosa mi ha insegnato Elisabetta II
In un periodo di crescita individuale e di formazione, di costante ricerca di modelli e virtù sui quali vogliamo plasmare la nostra persona, soffermarmi su questa figura è stato profondamente significativo. Quello che appare non è mai verità, ciò che può sembrare semplicemente perfetto non è mai frutto di uno schiocco di dita. Importanti scelte possono costare grandi rinunce e dietro molti sorrisi non si sa mai cosa può nascondersi.
Perciò il frutto di questa riflessione diventa l’invito a me stessa a non giudicare. Mai. A prestare fede a certi imperativi morali che possano guidarmi verso qualcosa di più alto e provvidenziale senza però rinunciare a quella libertà, tutta mia, di amare, di mostrare dolcezza, di vivere momenti di fragilità che sono umani e non sempre vanno celati perché fanno parte di noi, ci definiscono e ci permettono di esistere nella nostra completezza.
Sara Carenza
Questo articolo fa parte della rassegna #IoBalloPerLei, iniziativa promossa da The Circle Italia con Serena Dandini e Lella Costa, a tema “donne valorose“.