Linguistica

Guida ad un uso corretto della lingua italiana

Lingua italiana

Se in passato l’incapacità di parlare in modo corretto la lingua italiana era dovuta al diffuso analfabetismo, al prevalente utilizzo del dialetto e al precoce abbandono scolastico; oggi, in un tempo in cui tutti vanno a scuola, paradossalmente il corretto utilizzo della lingua è ignorato da molti giovani e adulti e viene imparato dai più piccoli con grandi difficoltà.


Le origini del problema

Oggi, sin dai primi mesi di vita, i bambini entrano in relazione con tablet e smartphone ed esiste una correlazione tra l’uso improprio di questi dispositivi e i ritardi e le difficoltà riscontrati nel linguaggio espressivo.

A nessun genitore viene insegnato come gestire questi strumenti tecnologici in relazione ai più piccoli e infatti essi li pongono nelle loro mani senza una reale valutazione dei rischi incombenti sullo sviluppo del loro cervello. È sicuramente più facile tenere a bada un bambino che, senza sosta, va alla scoperta del mondo circostante approfittando di un tale potere magnetico, ma questo non vuol dire che sia il modo migliore. Davanti a immagini preconfezionate, alla miriade di video poco educativi, la mente si chiude e si isola: qualunque bambino passerebbe inosservato se posto in queste condizioni.

Inoltre una buona fetta di genitori non trasmette ai figli l’amore per la lettura, non considera l’effettivo peso che possa avere il saper parlare e il saper scrivere e non dedica tempo ad attività creative insieme a loro, utilizzando i metodi e le strategie che meglio si confanno all’apprendimento dei propri bambini. Quanti, oggi, inventano storie per puro intrattenimento? Una proposta simile appare spesso assurda quanto impossibile.

Esiti indesiderati

Conseguenza diretta di tale negligenza è l’incapacità o l’estrema difficoltà che molti bambini incontrano, a seconda delle età, nell’articolare parole, frasi e discorsi semplici e lineari o nel comprendere un facile testo; molti giungono all’età di 10 anni senza riuscire ancora ad utilizzare pronomi relativi, preposizioni nel modo corretto e il lessico appare estremamente ridotto. Si registra un vero e proprio ritardo legato a innescati problemi cognitivi che portano a rallentamenti e stravolgimenti anche nei programmi scolastici.

Difficoltà nel linguaggio, disturbi dell’attenzione, pigrizia nell’esercizio della lingua riguardano bambini, ragazzi e anche adulti che inconsapevolmente ignorano le regole base del nostro italiano, dalla sintassi alla morfologia alla semantica. La risultante, spesso, è la mancata comprensione di ciò che si legge e si ascolta e l’incapacità di esprimere ciò che si vuole realmente.

Via via crescendo, leggere diventa un piacere per pochi, il lessico rimane ristretto a pochi ambiti e gli studi non chiariscono inequivocabilmente aspetti d’ambiguità della grammatica italiana. Diventa facile così ritrovare strafalcioni in televisione, nei programmi sottotitolati, sui giornali, alle volte nei libri.

La lingua italiana

L’italiano è una lingua che in molti ci invidiano. Così ricca e armoniosa, espressiva, tanto da regalarci grandi capolavori sonori e di significato. Secondo il linguista Luca Lorenzetti il patrimonio lessicale dell’italiano conta 260.000 unità lessicali (detti lessemi che una volta flessi, coniugati o declinati, danno vita alle parole) e di questi oltre 50.000 hanno più di un’accezione, oltre 27.000 più di due accezioni, oltre 9.000 più di cinque. In totale, nel 2004, egli stimava le parole «dicibili e scrivibili» a più di due milioni.

Abbiamo significati e sfumature di essi con innumerevoli possibilità di combinazione e questa è la più grande e inestimabile libertà espressiva che la nostra lingua ci regala: l’italiano, se appropriatamente conosciuto e misurato, si trasforma in arte. Ed è proprio qui che si incontra qualche difficoltà e si incappa, su giornali, in televisione, nei libri e nella vita quotidiana, in enormi strafalcioni che diffondono capillarmente modelli di un italiano erroneo.

L’influenza del dialetto, gli innumerevoli regionalismi e le modifiche che vengono suggerite (ad esempio per i nomi di professione maschili e femminili) giocano un ruolo fondamentale nel caratterizzare l’italiano, da regione a regione, per lessico e inflessione e contaminano l’idea di una lingua “univoca” rendendola uno strumento estremamente labile, in continua evoluzione. D’altronde la legittimazione di alcune modifiche in grammatica deriva dall’uso e, perciò, molte scelte per le quali l’argomento dell’errore grammaticale non è pertinente, dipendono dal sentimento dei singoli parlanti.

Ebbene, è necessario conoscere le regole della nostra lingua per essere in grado di distinguere errori da “legittimazioni per sentimento” come nel caso dei nomi di professione: non è sbagliato dire “chirurga” o “architetta” quanto non lo è dire “chirurgo” o “architetto”. In questa serie di articoli approfondiremo gli errori più frequenti e le regole generali da applicare alla lingua italiana.

Possibili soluzioni

Innumerevoli sono gli strumenti di cui disponiamo per conoscere e utilizzare la nostra lingua nel pieno della sua correttezza. Non è indifferente, non è secondario. Il vocabolario non smette di esserci utile dopo gli anni scolastici, non è un cimelio da collezione da esporre nell’angolo buio di una libreria. Interrogarsi sulla propria lingua, sulle sue forme più adatte, approfondire e dispiegare i dubbi, anche con una semplice ricerca su un dizionario online, ci aiuta a possedere un linguaggio più consapevole e diretto, facilmente comprensibile all’insegna della chiarezza e questo non è mai marginale. Tutta la nostra esistenza gira attorno a un’efficace comunicazione.

Sara Carenza


Per approfondire: In altre parole (un articolo di Elisa Ciofini).

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