Mi scusi Professore, ha letto il tweet che è comparso sul profilo di Ignazio La Russa lo scorso 3 febbraio? In ogni caso, lo riporto qui:
Non stringete la mano a nessuno, il contatto è letale. Usate il saluto romano, antivirus e antimicrobi.
Ignazio La Russa
Il virus contro il quale il saluto romano dovrebbe proteggere è, neanche a specificarlo, il coronavirus. Non le sembra, Professore, che questa nuova epidemia stia tirando fuori il meglio e il peggio dell’Italia? Proprio quando la ricerca del nostro paese, nonostante gli scarsi fondi a essa destinati, compie un importante passo in avanti aprendo la strada alla medicina internazionale, il vicepresidente del Senato ha pensato bene di controbilanciare l’accaduto con un tweet.
La frase, che a mio parere puzza molto di apologia di fascismo, non sarebbe tuttavia scaturita dalla penna dell’onorevole La Russa, che in un secondo tweet chiarifica l’accaduto: “Alfonso ha messo sui miei social un post ironico ma forse sul virus l’ironia potrebbe suonare fuori luogo e gli ho detto di toglierlo.” Insomma, tutta colpa di Alfonso. Un collaboratore che voleva solo scherzare, portare un sorriso in questi giorni di quarantena e preoccupazioni.
L’intenzione era buona, c’è stato solo qualche incidente di percorso. Innanzitutto, Professore, a quanto mi risulta il coronavirus non è letale: solo il 2% dei casi è finora deceduto – l’influenza comune ha un tasso di mortalità 60 volte superiore. Descrivendo il virus come “letale” non si ottiene altro che alimentare la psicosi collettiva, con tutti gli effetti che essa comporta. Inoltre, Professore, crede che un collaboratore avrebbe mai pubblicato qualcosa di completamente estraneo all’universo ideologico dell’onorevole per cui lavora? Forse le parole usate da Alfonso non erano quelle che avrebbe scelto La Russa, ma non crede che il messaggio dietro di esse resti valido?
Infine, Professore, non credo che tutte le polemiche sollevate dal tweet si rivolgano prettamente all’uso improprio dell’ironia rispetto al coronavirus. Spero invece che la maggior parte dell’indignazione sia causata da quelle due parole, “saluto romano”, buttate lì con raccapricciante naturalezza. Un tale riferimento al fascismo non può rimanere sospeso a mezz’aria, soprattutto in un paese dove il 15,6% della popolazione pensa che la Shoah non sia mai avvenuta.
Certo, l’ironia su un virus che sta mietendo centinaia di vite può sembrare fuori luogo. Tuttavia anche l’ironia sul fascismo, che di vite ne ha prese molte di più, non è da sottovalutare. Se mi permette, Professore, vorrei fare un appello a Ignazio, ad Alfonso e a chiunque abbia di questi pensieri: non lasciatevi trarre in inganno dal nome di questo gesto. Il saluto romano non può essere paragonato a una stretta di mano, perché il braccio destro alzato tutto è tranne che un saluto: mentre salutarsi unisce, il fascismo separa.
Clarice Agostini
Tutta colpa di Alfonso è il settimo articolo di Mi scusi Professore, una rubrica di Clarice Agostini.