Le primarie dei democratici americani che decideranno chi sarà lo sfidante di Trump alle elezioni di novembre sono finalmente iniziate. La partenza però, complici disguidi tecnici e un sistema di votazione antiquato, non è stata delle migliori. I risultati sono stati annunciati molto lentamente e ben quattro giorni dopo la chiusura dei caucus non sono ancora definitivi. Dai dati parziali emerge un sostanziale pareggio tra il moderato Pete Buttigieg (26%) e il socialista Bernie Sanders (26%). Terzo posto per Elizabeth Warren (18%) e poi solo quarto Joe Biden (15%), considerato alla vigilia il candidato di punta.
Il voto in Iowa
L’Iowa (pronunciato “àioua”) è uno stato del Midwest che dal 1972 costituisce la prima importante tappa delle primarie, sia per i democratici sia per i repubblicani. Le primarie negli Stati Uniti, infatti, si svolgono nel corso di diversi mesi e la prestazione ottenuta nei primi stati ha una grande influenza sull’andamento della campagna elettorale. Può succedere che i candidati considerati favoriti per la nomination non riescano a ingranare e che la loro corsa rallenti; oppure può essere l’occasione per qualche candidato minore di farsi conoscere e acquisire slancio. Per questo motivo di solito tutti i partecipanti, soprattutto quelli meno popolari, investono ampie risorse nel piccolo Iowa, la cui popolazione si aggira sui tre milioni di abitanti.
La peculiarità di questo stato è che è rimasto uno dei i pochissimi a conservare il vecchio metodo dei caucus al posto delle più comuni votazioni su scheda nell’urna elettorale. Nei seggi gli elettori devono radunarsi in un’area specifica in base al candidato che intendono votare e vengono contati manualmente. Dopo aver espresso la prima preferenza, i sostenitori dei candidati che non raggiungono il 15% dei voti ne possono esprimere una seconda. Sulla base della seconda scelta (quella definitiva) si calcolano quindi i delegati statali ottenuti da ciascuno sfidante nel seggio. Sommando infine i delegati vinti nei seggi (più di mille) si calcolano i delegati nazionali (41) che, assieme a quelli degli altri stati, eleggeranno il vincitore delle primarie alla convention di luglio in Wisconsin.
I risultati
Il Partito Democratico oggi è diviso in due ali: quella moderata, rappresentata da candidati come Joe Biden e Pete Buttigieg, e quella di sinistra, che gode di enorme supporto tra i giovani e si riconosce in Bernie Sanders ed Elizabeth Warren. Mentre però dai sondaggi sembrava che i due favoriti fossero Sanders e Biden, il voto in Iowa ha dimostrato la debolezza dell’ex vice presidente di Obama, la cui campagna è ora in salita. Il rivale dell’anziano senatore del Vermont potrebbe essere ora il giovane Pete Buttigieg (pronunciato “budigeg”), la sorpresa dell’Iowa. Ex sindaco di South Bend, Indiana, Buttigieg veniva stimato sotto il 10% a livello nazionale e in pochi si aspettavano che potesse diventare uno dei principali contendenti prima di martedì scorso.
A complicare la corsa del trentottenne “Mayor Pete” sono però le sue bassissime percentuali di gradimento presso le minoranze, parte fondamentale dell’elettorato democratico. L’Iowa, infatti, così come il New Hampshire, è uno stato quasi esclusivamente bianco e non è certo rappresentativo dell’America più profonda. Molto diverso è il discorso per Bernie Sanders, che domina tra i gli ispanici e per Joe Biden che, essendo stato il braccio destro di Obama, è ancora parecchio popolare tra gli afroamericani. Nei sondaggi relativi al testa a testa con Trump, inoltre, Buttigieg è tra i candidati con meno probabilità di vittoria.
Verso il New Hampshire
La disorganizzazione del partito mostrata in occasione del conteggio in Iowa è stata motivo di grande imbarazzo, tanto che per molti giornalisti il vero vincitore sarebbe stato il presidente Trump. I democratici avranno occasione di rifarsi martedì 11 febbraio in New Hampshire, dove le primarie si svolgeranno col metodo tradizionale. Il New Hampshire è uno degli stati più piccoli del paese ed è anch’esso a forte maggioranza bianca. In testa ai sondaggi, ancora una volta, c’è Bernie Sanders, seguito da un Pete Buttigieg in ascesa; alle loro spalle sempre Joe Biden ed Elizabeth Warren, ampiamente staccati dalla coppia di testa.
Dopo la falsa partenza dell’Iowa queste primarie saranno viste come un nuovo inizio per i democratici e il voto di martedì prossimo sarà ancora più importante. Se Sanders riuscisse a vincere la sua campagna prenderebbe il volo, rendendolo il primo front-runner in vista del famoso Super Tuesday, previsto per il 3 marzo. Se invece Buttigieg dovesse riuscire ad avere la meglio, questo potrebbe accreditarlo come il leader dell’area moderata del partito, permettendogli forse di assorbire il consenso dei suoi più stretti rivali. Il sogno di avere il primo presidente omosessuale oggi non è più fantasia. Ma basta questo per ottenere il consenso degli americani?
Federico Speme
Usa2020 è un progetto originale di Andrea Bonucchi e Federico Speme.