Cronaca

Coronavirus – Una nuova minaccia globale?

Coronavirus

È inverno e le TV e i telegiornali cominciano, puntuali come ogni anno, a sbandierare messaggi di prevenzione per tutelare la salute dei cittadini. I raffreddori, le comuni influenze e gli effetti collaterali ad esse associate, le epidemie di polmonite, oltre al solito vecchio morbillo, sono solo alcune malattie da cui gli italiani sono chiamati a difendersi, mantenendo uno stile di vita sano ed evitando il contatto più o meno diretto con individui infetti; dall’altra parte del mondo, però, sembra che si stia diffondendo un virus influenzale mai completamente debellato, solo contenuto per evitare la sua estensione capillare e potenzialmente rischiosa in varie parti del globo, il Coronavirus.

Cause e Sintomatologia; le analogie con la SARS e la MERS

Siamo a Wuhan, metropoli cinese di 11 milioni di abitanti della provincia dell’Hubei meridionale, e proprio qui, nell’ultimo mese è tornato alla ribalta un virus potenzialmente pericoloso. Il soggetto incriminato dell’epidemia che sta flagellando questo angolo di mondo e che sta contagiando sempre più individui, costringendoli a letto o in ospedale, è il coronavirus-nCov, un agente patogeno a RNA a singolo filamento appartenente alla famiglia dei betacoronavirus.

Questo agente patogeno non è il primo identificato della sua specie, ma ha delle analogie con i ceppi virali all’origine della SARS e della MERS, responsabili di una malattia caratterizzata da un periodo di incubazione variabile (di genere non superiore alle due settimane) che manifesta febbre alta e notevoli difficoltà respiratorie, con una forte infezione delle vie respiratorie che in alcuni casi particolarmente sensibili e mal curati può portare a vari problemi cardio-vascolari, malattie respiratorie acute, insufficienza renale e addirittura al decesso; si tratta di una famiglia di virus che negli ultimi 15 anni ha provocato centinaia di morti tra medio ed estremo oriente, trovando il picco di contagio nei paesi del golfo persico e del sud-est asiatico.

Le indagini sul Coronavirus

Quali sono le cause della rapida diffusione di questo agente infettivo così pericoloso? Le indagini sono partite lo scorso 1° dicembre, quando si è presentato il primo paziente affetto da forti crisi respiratorie ed elevata temperatura corporea. Inizialmente si pensava che il primo ceppo del virus si fosse sviluppato al mercato ittico cittadino di Huanan, una nota area della metropoli cinese, da sempre con scarse condizioni igieniche, ma l’ipotesi del contatto o dell’esalazione di agenti patogeni provenienti dalle carcasse di animali morti è da escludere. Il paziente non si era recato al mercato del pesce e aveva sviluppato i sintomi improvvisamente, al contrario del periodo di incubazione definito per agenti patogeni della stessa famiglia. Il caso, da isolato, ha però cominciato a diventare di interesse locale, con più di 2.000 persone contagiate dai primi di dicembre dello scorso anno alla metà di gennaio 2020.

In base alle prime teorie, si pensava ad un ritorno di fiamma del virus della SARS, ma le caratteristiche infettive si sono rivelate differenti e più deboli; oltre a questo, il virus sembra avere un tasso di mortalità inferiore ai ceppi più pericolosi della stessa famiglia. L’analisi dei casi studiati ha finora evidenziato una maggiore possibilità di contagio, affiancata ad una diminuzione del tasso di mortalità, in controtendenza rispetto alle sintomatologie tipiche dei virus più potenti appartenenti alla stessa famiglia.

In Cina, nel 2003, in seguito alla diffusione del virus responsabile della SARS, si erano registrati, su un campione di 8000 individui infetti, già 800 decessi, con un tasso di mortalità del 10%. Ad oggi con quasi 24.000 casi ufficiali, di cui una buona percentuale a Wuhan e nelle aree circostanti, le morti risultano essere 565, con circa 1000 persone ufficialmente dichiarate guarite o con ormai alle spalle la fase acuta della malattia. La percentuale di mortalità del virus risulta essere “appena” il 2%; nelle ultime ore però a fronte di un minore tasso di contagio si è registrato un rapido incremento dei casi mortali, con ben 220 casi mortali in appena tre giorni.

La diffusione globale del virus

Sono già stati verificati numerosi casi al di fuori del territorio cinese, in Thailandia, dove una donna, tornata da Wuhan, in pochi giorni ha contratto la malattia ed è stata uccisa da una polmonite fulminante; in Australia, in Giappone, in Corea del Sud, a Singapore, nelle Filippine – il primo paese al di fuori della Cina che annovera una vittima per la malattia – e negli Stati Uniti, dove sono attualmente cinque i casi registrati.

Per quanto concerne il vecchio continente, attualmente si documentano tre casi in Francia, di cui due vedono coinvolti una coppia di coniugi cinesi in vacanza a Parigi per le festività del Capodanno Cinese, due in Gran Bretagna, un caso per parte in Finlandia, Spagna, Russia, Svezia e Germania, a cui si aggiunge un’altra coppia cinese in Italia, in vacanza a Roma e ricoverata in condizioni stabili al reparto malattie virali dell’ospedale Spallanzani della capitale. Motivazioni che hanno spinto i governi ad attuare maggiori misure di sicurezza sui voli internazionali provenienti dalla Cina e nello specifico, dall’area di Wuhan.

Nei giorni precedenti erano stati installati specifici scanner per rilevare la temperatura corporea delle persone previste in partenza o in arrivo da Wuhan e da altre metropoli cinesi ad alta densità abitativa sia all’interno del paese, sia all’estero. Con il passare dei giorni e l’aumentare dei casi, il presidente della Repubblica Popolare Cinese Xi Jinping ha annunciato la costruzione di due nuove strutture ospedaliere a Wuhan e dintorni per accogliere e studiare i nuovi casi di Coronavirus in città. Sono state poi bloccati i servizi di trasporto per raggiungere la metropoli dell’Hubei, in modo da isolare temporaneamente il virus e controllarne il decorso.

Una guerra biologica

Nelle ultime ore hanno però cominciato a girare inquietanti voci che potrebbero far pensare ad uno sviluppo della malattia molto più diffuso e molto più drammatico di quanto trapelato dai media europei e nord-americani in primis.

Il coronavirus secondo alcuni esperti avrebbe in realtà causato molti più contagi di quanto dichiarato dalle autorità, fino a più di centomila casi, a discapito dei 14.000 attualmente verificati, con un numero di morti molto più elevato. C’è chi sospetta persino che dietro questo virus che sta flagellando il paese e che causa timore e psicosi anche al di fuori della Cina, ci sia una voluta cospirazione delle autorità cinesi, che avrebbero dato vita a una sorta di guerra biologica, portata avanti in laboratori segreti per poter sperimentare gli effetti dell’agente virale e verificarne la letalità su un vasto campione della popolazione cinese, il tutto contro gli Stati Uniti.

L’OMS ha annunciato, dopo una prima fase cautelare, lo stato di emergenza a livello internazionale, osservando il rapido incremento giornaliero dei casi segnalati, invitando i governi a potenziare le misure di sicurezza nei grandi scali aeroportuali e a studiare metodi di trattamento della malattia in caso di diffusione capillare anche nel territorio europeo o nord-americano.

Il virus in Italia; i primi provvedimenti

Si sta quindi riaffacciando il timore di dover fronteggiare un nuovo ceppo virale estremamente contagioso e dalla pericolosità non indifferente. Anche in Italia è salito il livello di allerta: il presidente del Consiglio Giuseppe Conte ha immediatamente provveduto al blocco dei voli provenienti dalla Cina, dichiarando lo stato di emergenza sanitaria per sei mesi, ma osservando il decorso medico dei due pazienti cinesi ricoverati allo Spallanzani da qualche giorno, è necessario ribadire che, al momento, la possibilità di una rapida diffusione del virus nel paese è da escludere.

Il presidente dell’istituto superiore della sanità Silvio Brusaferro ha ribadito la prontezza del sistema ospedaliero statale in previsione di un’ipotetica diffusione del Coronavirus, aggiungendo che al momento il rischio di un contagio radicato sul territorio è basso e che, al di fuori della coppia cinese ricoverata allo Spallanzani, i casi ritenuti sospetti finora registrati (Reggio Calabria e Trento in primis) sono stati scongiurati.

La fiducia nella medicina

Nel mentre che scriviamo questo resoconto, apprendiamo però numerose notizie positive: allo Spallanzani è stato completato l’isolamento del ceppo virale e i medici hanno iniziato le procedure di studio approfondito del virus per identificare cure e vaccini pronti a fronteggiare l’emergenza, il numero di persone dimesse in Cina è rapidamente aumentato, mentre in Thailandia, è stata effettuata con successo una prima terapia antivirale su una donna di 71 anni affetta dal coronavirus, che dopo 48 ore dalla somministrazione è risultata negativa al test.

L’emergenza rimane elevata, ma le possibilità di debellare e sconfiggere questo pericoloso agente patogeno sono in crescita. Il virus è sotto osservazione dai virologi di tutto il mondo e non sarebbe una sorpresa se già a partire dalle prossime settimane si potessero cominciare a trarre informazioni più approfondite sul suo reale impatto e sul suo trattamento.

Stefano Maggio

(In copertina un’immagine al computer del Coronavirus)


Per approfondire, il commento di Clarice Agostini:

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