Il 26 Gennaio 2020 un elicottero si schianta sulle colline di Los Angeles, California. Poche ore dopo la straziante notizia: era l’elicottero di Kobe Bryant, deceduto assieme alla figlia Gianna e altre sette persone. Il mondo intero, della pallacanestro e non, è in lutto; Los Angeles veste il nero e non più l’iconico viola e oro.
Chi era Kobe Bryant?
Immagina di essere un ragazzino americano di undici anni che cresce in Italia seguendo l’ombra del padre, ottimo cestista, ovunque vada. Giocando coi tuoi coetanei affermi di voler essere il più grande giocatore di basket di tutti i tempi, persino più famoso dell’inarrivabile Michael Jordan; e non centri nemmeno un canestro, fra le risa dei compagni.
Immagina di essere un ragazzo che a diciassette anni decide di non andare al college per entrare fra i professionisti dell’NBA. Immagina di essere un ragazzo che diventa il più giovane rookie nella storia a entrare nell’All-Rookie Second Team . Lo stesso ragazzo che nemmeno maggiorenne affronta la leggenda in persona, il suo idolo MJ, con quell’iconico numero 23 sulla schiena e gli ruba l’ultimo All Star Game prima del ritiro. Lo stesso Michael si complimenterà con te per quella partita emozionante, senza remore nei suoi confronti.
Immagina di voler vincere ogni titolo della lega e di ricevere “solo” cinque di quegli anelli che solo i migliori possono portare al dito. Aggiungi anche tre medaglie d’oro, di cui due olimpiche ed un Oscar. Immagina di giocare nei Los Angeles Lakers, la squadra che da sempre occupa uno spazio particolare nel tuo cuore e che da sempre ispira generazioni intere di ragazzi e atleti, alcuni di essi divenuti poi straordinari giocatori di talento, tra cui “the king” Le Bron James in persona. Immagina di essere un uomo che non solo ha ottenuto tutto ciò che si era prefissato, ma anche di più. Puoi immaginare tutto questo? Kobe sì.
La Mamba mentality
Cosa rendeva Kobe Bryant speciale? Non era certo alto 2,20 metri e possente come il suo compagno di squadra Shaquille O’neal e di certo non “volava” come Michael. Qualcosa in lui però ardeva di più che in chiunque altro: la passione. La stessa passione che si tramutò in dedizione e poi in ossessione.
La mente fredda, gli allenamenti alle quattro del mattino, i mille tiri alla fine di ogni allenamento e la concentrazione di un serpente che fissa la preda prima di colpire, da cui il nome divenuto storia: Black Mamba. Non ci sono sconfitte o secondi posti nella testa di Kobe, ma solo la vittoria e l’amore incondizionato per la pallacanestro.
La mente domina il corpo, oltre ogni limite, persino a termine una partita col tendine di Achille lesionato. Lacrime, dolore, sudore, fatica, etica e tanta, tanta, tanta ripetizione. Questo è ciò da cui si plasma un campione, questa è la Mamba mentality.
Il Mito
Chi non ha mai urlato o anche solo pensato il suo nome tirando una cartaccia nel cestino? Un nome che ha ammaliato una generazione intera. Personalità, talento e carisma come pochi altri. Uno su un miliardo. Questo era Kobe.
Quel Kobe che ha indossato due numeri sulla schiena (entrambi ritirati): l’8 e il più celebre 24; diverse storie si raccontano riguardo a quest’ultimo. Qualcuno sosteneva che volesse essere superiore a Jordan di un punto, qualcun altro, come lui stesso dichiarò poi, pensava invece che rappresentasse le ore di una giornata. Perché sì, Kobe era un maestro del tempo, tempo che dedicava interamente al perfezionamento di se stesso in funzione dei propri obiettivi. Quelle ore passata a osservare i propri errori per non doverli più ripetere.
Io stesso sono affranto dalla sua prematura dipartita. Tutt’oggi applico la sua mentalità alla mia vita, cercando di essere migliore ogni giorno che passa. Spero che la sua eredità non venga mai dimenticata e che vivrà per sempre. Mi auguro che la sua eredità sia quella di spronare le giovani generazioni a spingersi oltre i propri limiti ,perché per citare le tue parole:
Devi diventare forte, una roccia. Sennò non sopravvivi. Gli eroi vanno e vengono, le leggende vivono per sempre.
Mamba out
Riccardo La Barbera
(In copertina un disegno tratto da Dear Basketball)