“Credo in una scuola laica, ritengo che le scuole debbano essere laiche e permettere a tutte le culture di esprimersi non esponendo un simbolo in particolare“. – Lorenzo Fioramonti, 30 settembre 2019.
Onorevole Fioramonti,
Ricordo bene il tempo delle elementari. Come tutti a quell’età, semplicemente andavo a scuola; una scuola nella mia mente uguale a mille altre, se non addirittura a tutte le scuole del mondo. Non sospettavo certo che, ben nascosto tra le lettere sgargianti sopra la lavagna, si nascondesse un lugubre oggetto di legno e ferro, raffigurante un morto piuttosto male in arnese: il crocifisso, che incarna, anzi transustanzia il punto dolente, il Nodo gordiano dell’istruzione in Italia. Ma Lei, per nostra fortuna, ha avuto il coraggio di disvelare questo inganno. Non è vero, Onorevole?
Perché quel “non esponendo un simbolo in particolare” si riferisce in minima parte al faravahar mazdeista o alla mezzaluna musulmana, ne sono certo; ma allora non capisco il perché di tanta circospezione, la paura di riferirsi alle cose con il loro vero nome, di dire, tanto per restare in tema, pane al pane e vino al vino. Tempo fa la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo dovette pronunciarsi sul caso di una certa Soile Tuulikki Lautsi, cittadina italiana di origini finlandesi, che non ebbe paura di denunciare questo orrendo abuso: si sancì infine che non è possibile provare alcun tipo di influenza derivante da “esposizione al crocifisso” su bambini che stanno ancora imparando a leggere e a scrivere.
E dire, Onorevole, che si era presentato così bene! Non ha finto di possedere una laurea come l’Onorevole Fedeli, e non ne ha nemmeno una esotica (Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate) come quella dell’Onorevole Bussetti. Ma è rimasto ugualmente affascinato dal fuoco fatuo del nostro tempo, la libertà.
In nome del politicamente corretto e di un frainteso concetto di uguaglianza, Lei, come un novello Epicuro, ha tentato di liberare il genere umano dalla costante oppressione della religio. Come? Schierandosi con chi, ormai da ottant’anni, desidera che anche nelle scuole paritarie, nonché in alcuni istituti pubblici, il crocifisso venga obliato in nome di un più avanzato sistema di valori. Devo ammettere che l’ingenuità di questo ragionamento è ammirevole. Ma, ancora più stupefacente della diatriba, è l’assoluta vanità della questione in sé. Ed è questo il motivo per cui Le scrivo.
La discussione sul crocifisso in aula è semplicemente futile. Si tratta dell’ennesima disputa sofistica di nessun peso e nessun valore, buona solo come punto di rottura tra due visioni politiche identiche nella sostanza. Mentre le scuole cadono a pezzi e il divario didattico tra Nord e Sud cresce esponenzialmente, una quisquilia di forma piuttosto che di sostanza è quanto il Ministro dell’Istruzione ha in agenda per il futuro. Non è un problema se l’università non sa garantire posti di lavoro; se non c’è più serietà a nessun livello di istruzione; se spesso mancano i fondi per il riscaldamento, la carta igienica, i banchi: prima la teoria, prima il protocollo. Ancora una volta e come sempre in Italia, la situazione è grave, ma non seria.
Non intendo dilungarmi oltre. Capisco benissimo la Sua posizione, ma non la rispetto. Anzi, a dire il vero, preferisco non capire: mi sembra più elegante fingersi sordi, piuttosto che abbassarsi ad ascoltare le Sue ragioni. Le stesse per cui, nel nostro paese, una macchietta come Salvini può vantarsi – a ragione – di essere “dalla parte del popolo”.
Francesco Faccioli
Voci. Un’idea originale di Elettra Domini. A cura di Elettra Domini e Davide Lamandini.