Politica

Elezioni Regionali 2020 – C’è ancora vita nel centro-sinistra

Elezioni Regionali 2020

Ieri, domenica 26 Gennaio, in Emilia-Romagna e in Calabria si è votato per eleggere il Presidente della Regione. Come nel caso delle precedenti tornate elettorali regionali degli ultimi mesi, anche queste elezioni hanno avuto molto spazio all’interno del dibattito politico e sociale del nostro Paese, venendo spesso considerate come un vero e proprio test per la tenuta del governo nazionale più di quanto non accadesse in passato.

I risultati

Altissima affluenza in Emilia-Romagna, dove si è recato alle urne il 67,67% degli aventi diritto. Il voto degli elettori ha premiato il candidato del centro-sinistra Stefano Bonaccini (51,42%), già governatore uscente, preferito alla candidata del centro-destra Lucia Borgonzoni (43,63%), esponente della Lega. Tra gli altri partiti spicca il pessimo risultato del candidato del Movimento 5 Stelle Simone Benini (3,48%). Tra i singoli partiti il PD (34,69%) si è imposto sulla Lega (31,95%).

I risultati delle elezioni regionali 2020 in Emilia-Romagna.

Una piccola curiosità: a Bibbiano, dove hanno avuto luogo “epici” scontri tra il M5S e il PD prima e il PD e la Lega poi, Bonaccini ha ottenuto una vittoria ancor più netta (56,7% contro il 37,43% della Borgonzoni); lo stesso è accaduto nel quartiere Pilastro di Bologna, teatro dell’ormai celebre “citofonata” di Salvini.

Tutt’altra situazione in Calabria, dove l’affluenza si è fermata al 44,32%. Si è aggiudicata la vittoria la candidata del centro-destra Jole Santelli (56% circa), esponente di Forza Italia, con ben oltre 20 punti percentuali di vantaggio sul candidato del centro-sinistra Filippo Callipo (30% circa). Anche in questo caso spicca lo scarso risultato del candidato del M5S Francesco Aiello (7% circa); rispetto alle elezioni politiche del 2018, il Movimento è addirittura passato dal 43% delle preferenze al non aver eletto neanche un candidato in consiglio regionale. Il PD è invece il primo partito, con circa il 15% delle preferenze.

Emilia-Romagna: Un caso nazionale?

Come anticipato in apertura, queste elezioni regionali sono state considerate un importante test sulla politica nazionale, in particolare nel caso dell’Emilia-Romagna: sulla storica regione rossa incombeva infatti l’ombra di Matteo Salvini, a detta di tutti intenzionato a “conquistare” l’Emilia-Romagna per legittimare la richiesta della Lega di elezioni politiche anticipate.

Salvini ha quindi più volte tentato di spettacolarizzare (si vedano i recenti avvenimenti di Bologna in zona Pilastro) e “nazionalizzare” la campagna elettorale di Lucia Borgonzoni, spesso scavalcandola a livello d’immagine. Al contrario, Bonaccini ha tenuto il più possibile alla larga gli esponenti della politica nazionale che lo hanno sostenuto (da Zingaretti a Renzi), cercando di estraniarsi totalmente dalle logiche del governo e puntando in primis sul suo buon operato degli ultimi 5 anni.

Stando ai risultati precedentemente elencati, in Emilia-Romagna Stefano Bonaccini ha indubbiamente vinto, il PD e il centro-sinistra hanno più semplicemente resistito. La vittoria di Bonaccini non è infatti quella del PD, che nei mesi scorsi aveva messo non poco in difficoltà il suo candidato: basta pensare all’introduzione di plastic tax e sugar tax, entrambe con degli effetti potenzialmente esplosivi (poi mitigati dall’intervento delle altre forze di governo, in primis Italia Viva) per i settori produttivi in cui l’Emilia-Romagna eccelle.

La vittoria di Bonaccini è invece la vittoria di un governatore empatico e competente, che ha saputo conquistare non soltanto i voti del centro-sinistra ma anche diverse preferenze provenienti dal voto disgiunto degli elettori del M5S e dei moderati del centro-destra grazie all’opera riformista portata avanti durante il suo primo mandato.

Le conseguenze del voto

Nonostante gli sforzi di Bonaccini, inevitabilmente la sua vittoria avrà delle ricadute su tutto il panorama politico nazionale: in seno all’opposizione, Matteo Salvini e la Lega dovranno, almeno temporaneamente, rinunciare alla pretesa di un voto anticipato, guardandosi allo stesso tempo le spalle da un possibile tentativo di Fratelli d’Italia e Forza Italia di riequilibrare il proprio peso all’interno della coalizione di centro-destra.

La stessa voglia di ricalibrare i rapporti di forza dovrebbe emergere tra i partiti al governo: il M5S sta vivendo il momento peggiore della sua storia politica ed è facile ipotizzare che nella prossima fase del governo Conte II gli “orfani” del capo politico dimissionario Luigi Di Maio dovranno rivedere alcune loro posizioni avvicinandosi a quelle del PD, che si spera (Zingaretti permettendo) saprà approfittare di questo momento positivo per invertire il trend di subalternità al partito di Grillo e Casaleggio registrato in questi mesi su diversi temi. Cruciale sarà anche la fase delle nomine alla dirigenza delle principali società partecipate dallo Stato, in cui c’è da scommettere che anche Matteo Renzi con Italia Viva farà la propria parte.

Tornando all’Emilia-Romagna, al termine di questa importantissima tornata elettorale resta una domanda da porsi: quanto ha pesato in questo risultato il contributo delle Sardine? Il movimento nato lo scorso novembre a Bologna ha sicuramente dato una svolta “emotiva” alla propaganda anti-Salvini, anche a costo di distogliere l’attenzione dal “buon governo” di Stefano Bonaccini, l’unico vero tema della sua campagna elettorale. Nel caso dell’Emilia-Romagna, in cui sembra non esserci quasi nulla da aggiungere al cosiddetto “modello Bonaccini”, una simile svolta ha certamente dato un contributo aggiuntivo (ma nient’affatto esclusivo) nel tenere a bada la ribalta leghista: varrà lo stesso nelle altre regioni d’Italia, o a livello nazionale? Il ritrovato entusiasmo del popolo della sinistra sarà sufficiente a mettere sulla buona strada i partiti che lo rappresentano? “Sconfiggere” (se di vera sconfitta si tratta) Matteo Salvini può bastare per sperare in un futuro luminoso per il nostro Paese? 

Duilio Rega

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