
Come già accennato in un precedente articolo, quella del creare notizie false, le cosiddette “Fake News”, è un’antica arte di cui l’umanità ha saputo servirsi magistralmente nella sua immensa storia di conflitti. Puntando la nostra lente sull’antichità, e in particolare sul periodo dell’Impero Romano, prenderemo in esame gli imperatori Augusto e Costantino il Grande. Questi uomini di potere, vissuti in due momenti chiave dell’età imperiale (i suoi albori per il primo e l’inizio della sua conversione al cristianesimo per il secondo), furono al centro di grandiose campagne mediatiche, a volte come protagonisti, altre volte come vittime.
Guerra civile e propaganda
Augusto era dotato di grande acume politico, che gli permise di irrompere sulla scena politica romana all’età di soli diciotto anni. Il giovane si impose da subito come leader. Ad opporsi alla sua ascesa vi era l’ex-luogotenente ed esecutore testamentario di Cesare, Marco Antonio, spalleggiato dalla ormai decadente, ma ancora formidabile, potenza egiziana, guidata dall’affascinante Cleopatra.
A caratterizzare il conflitto tra i due fu un numero impressionante di fake news, regolarmente sparse fra la plebe romana per fomentare dissenso verso l’uno o l’altro contendente. Fra gli esempi più significativi, ricordiamo i primi attacchi di Antonio verso Ottaviano, incentrati sulla sua giovane età e sulla sua presunta codardia, indegna di un romano: in occasione della battaglia del Forum Gallorum, egli diffuse la voce che Augusto fosse fuggito e che fosse riapparso solo due giorni dopo, senza i paramenti da comandante. Antonio fece altresì serpeggiare fra i senatori il sospetto che le morti in battaglia dei consoli di quell’anno, Pansa e Irzio, fossero state opera di Ottaviano, che intendeva figurare come l’unico difensore della Repubblica davanti al Senato stesso.
Fu però quest’ultimo a risultare vincitore dell’agone propagandistico, grazie alle grandiose campagne diffamatorie che mise in atto durante la guerra civile. Fu così che il Senato convinse l’intera pars occidentalis che Marco Antonio era un debosciato, vile incarnazione di ogni sorta di eccesso e stravaganza, privo di virilità. In un incalzante crescendo di menzogne (a cui Antonio, filo-orientale e impegnato in una relazione con Cleopatra, ben si prestava), la plebe romana fu convinta che l’ex-luogotenente del grande Cesare fosse ormai divenuto poco più che una pedina nelle mani della regina egiziana, alla quale era sottomesso. Alcune voci dicevano che si credeva ormai l’incarnazione di Dioniso, il dio dell’ebbrezza e all’incontinenza.
La pioggia di fake news che investì l’amante di Cleopatra ebbe un successo strepitoso. Ogni ceto sociale della Roma repubblicana si volse contro di lui; l’alienazione che ricevette Antonio farà sì che più tardi Ottaviano, ormai vincitore, possa vantarsi di aver vinto non contro un romano, ma contro uno straniero. Anziché un cittadino di Roma, Antonio diventa un egiziano; e la guerra contro di lui – una guerra civile – si trasforma quasi in una campagna contro i barbari.
Un impero cristiano
Dove Ottaviano Augusto si vide quasi sempre creatore di notizie false, Costantino il Grande fu d’altro canto parimenti attuatore diretto ed indiretto di alcune ben note Fake News, propagate personalmente o dai suoi servitori, tanto quanto fu involontaria vittima di un’altra ancor più nota bufala storica, presentata per secoli come vera e sfruttata grandemente dalla Chiesa Cattolica. Procediamo dunque con ordine, cominciando dal primo caso citato.
Il menzognero Eusebio di Cesarea
Passati alcuni secoli dalle vicende raccontate, raccontiamo ora la vicenda di Eusebio di Cesarea, vescovo e scrittore del III-IV secolo d.C. Egli, al servizio di Costantino, primo imperatore aperto al Cristianesimo, diffuse moltissime fake news per favorire l’espansione della nuova religione nell’Impero. Già noto per aver fatto ricorso ad una serie di false lettere autografate finalizzate ad attestare la verità storica del Gesù del Nuovo Testamento, nella Vita di Costantino racconta un evento straordinario che, dice, Costantino stesso gli avrebbe riferito e che avrebbe portato l’imperatore a convertirsi.
Quest’ultimo, durante una preghiera in vista della battaglia di Ponte Milvio, sarebbe stato spettatore di un miracolo. Sarebbe infatti apparsa una croce di luce in cielo, accostata alla scritta “ἐν τούτῳ νίκα”, che significa “in questo simbolo è la vittoria“. Avrebbe poi seguito l’apparizione un secondo prodigio: Cristo sarebbe apparso in sogno all’imperatore, garantendogli vittoria a condizione che rendesse proprio vessillo di guerra la croce.
Turbato da questi segni, Costantino avrebbe così fatto incidere sul proprio elmo e sullo scudo di tutti i suoi soldati il Monogramma di Cristo, dato dalla combinazione delle prime due lettere greche del nome (XP). La singolarità dell’evento stesso, unita alla fama negativa di Eusebio di Cesarea quanto ad affidabilità storica e all’incongruenza con altre fonti, rendono il parere degli storici unanime riguardo l’attestazione della falsità del racconto proposto.
Constitutum Ecclesiae
Alla morte di Costantino, gli esperti falsificatori al suo servizio continuarono la loro professione in maniera molto più riservata, evitando grossolani errori e fantasiose invenzioni che potessero minare la loro credibilità. Questa cura si perse però con gli anni e, dagli inizi del Medioevo, fu quasi completamente soppressa e asservita agli interessi terreni della Chiesa di Roma. Quest’ultima era impegnata in un conflitto con l’erede nominale dell’Impero Romano, il Sacro Romano Impero Germanico. Gli eredi di Carlo Magno contendevano coi papi per la sovranità temporale sull’Europa, facendosi forti di una lunga e venerabile tradizione di giuristi che individuava nel loro dominio centro-europeo il legittimo erede del defunto Impero d’Occidente. Dato che l’autorità temporale e legale dell’Impero Romano era pressoché indiscussa, i papi necessitavano di uno strumento legalmente vincolante che trasferisse questa autorità nelle loro mani.
La Chiesa avrebbe quindi stilato un documento confezionato su misura, consistente in una Donatio che Costantino il Grande avrebbe fatto nel 313 a papa Silvestro. Prima della partenza per Costantinopoli Costantino, guarito dalla lebbra e battezzato, avrebbe concesso l’equiparazione del potere religioso a quello laico, regalando quindi a papa Silvestro la città di Roma con tutte le province italiane e occidentali e anteponendo la sede romana a tutte le altre Chiese. Suddetto documento, conosciuto come Constitutum Constantini, o Donazione di Costantino, è una delle falsificazioni medievali più celebri. Redatta tra la metà e la fine dell’ottavo secolo d.C., legittimò il potere temporale della Chiesa in Occidente almeno fino al 1517, anno in cui il rinascimentale Lorenzo Valla pubblicò un testo mirato a confutare l’attendibilità del documento.
Senza vie d’uscita?
Fin quando gli uomini si ritroveranno a dover screditare e rimuovere un rivale pur senza valide argomentazioni, essi lo faranno sempre nel modo più immediato possibile, ovvero facendo ricorso a diffamazioni, insulti o calunnie presentate sotto le mentite spoglie di una notizia veritiera. Abbiamo dimostrato che il fenomeno delle cosiddette fake news non è cosa nuova. La domanda allora diventa: è possibile fermare questa catena di falsità?
Forse, la verità è che l’uomo tende, per natura, alla pigrizia, ad accontentarsi della tempesta di notizie sparse e decontestualizzate che alimentano la macchina della propaganda senza sosta. È così che risulta facile credere alla veloce suggestionabilità dell’essere umano. La cultura, in eterno a braccetto col nostro pensiero critico, rimane allora l’unico nostro grande patrimonio, la sola difesa in grado di proteggerci dall’inarrestabile mostro dell’inganno.
Arianna Bandiera – Iacopo Brini
Augusto e Costantino il Grande è un articolo della serie Le fake news nella storia. Un progetto originale sviluppato per Giovani Reporter da Iacopo Brini e Francesco Faccioli.
1 Comment