Editoriali

Questo nostro lungo viaggio – Editoriale gennaio 2020

Questo nostro lungo viaggio

Un anno. È passato esattamente un anno da quando presentavo, con l’orgoglio di chi crede di sapere cosa sta facendo e la paura che accompagna ogni nuova avventura, la redazione di Giovani Reporter sul web. Prima era uscito qualcosa: prove, sperimentazioni, testi brevi e lunghi approfondimenti, schegge di quello che sarebbe stato, frammenti di articoli senza un orientamento e una struttura veri e propri, ma niente di paragonabile a quello che è venuto dopo. Da quel 1° gennaio 2019 sono stati trecentosessantacinque i giorni e quasi altrettanti gli articoli, da Giovani Stralunati Guerrieri a questo editoriale.

Quello che è accaduto nel mondo

Intorno tutto è cambiato troppo in fretta e non soltanto perché eravamo noi quelli che stavano cambiando, ma forse anche e soprattutto per questa ragione. Sono cambiati i nostri punti di riferimento, le nostre coordinate e, forse, in fondo, anche la meta stessa del viaggio.

Nel resto del mondo, intanto, le proteste di Hong Kong esplodevano definitivamente e aprivano una stagione di rivoluzioni, di manifestazioni in piazza e di rivendicazioni popolari: dal Sudan all’Algeria, dall’Egitto all’Iraq, milioni di persone sono scese in strada a chiedere diritti, libertà, un futuro per sé e per i propri figli, come se un grande, bellissimo e infinito filo rosso si fosse srotolato tra i continenti, unendo persone e pensieri altrimenti troppo distanti e muovendoli verso un unico obiettivo.

Da una parte i potenti come Donald Trump, che avviava la grande guerra dei dazi con la Cina e telefonava al presidente ucraino Voldymyr Zelensky per ricattare il suo paese, e Vladimir Putin, che aumentava la sua sfera di influenza sulla Siria; e dall’altro bambini e ragazzi come Greta Thunberg, che ha combattuto a lungo per l’ambiente e ha organizzato manifestazioni in tutto il mondo per lanciare un appello ai leader mondiali. Credo che la nomina a persona dell’anno da parte del Time sia la cosa che più mi rende fiero di questo 2019. In Francia Macron è stato ampiamente sconfessato dal suo stesso popolo e, ironia della sorte, quello inglese ha riconfermato Boris Johnson primo ministro. Un anno fa titolavamo Brexit – Ultimo atto (?) ma, evidentemente, ultimo atto non è stato. Pare che ormai ci si avvii verso la conclusione della pantomima, staremo a vedere.

Quello che è accaduto in Italia

E in Italia il primo governo Conte in piena estate – quando i cittadini più erano distratti e meno erano interessati alla vita politica – è crollato per dare vita al secondo governo Conte, mentre poco dopo sono scese in piazza le Sardine (prima a Bologna e poi in tutto il paese) per dare battaglia alla politica dell’odio che sta trasformando l’Italia e alla cui deriva non possiamo e non dobbiamo abbandonarci. Un anno fa la politica italiana viveva un’odissea nel mare nero dell’Europa, mentre è notizia di pochi giorni fa che la Alan Curdi abbia ricevuto direttamente dal Viminale il via libera a sbarcare a Pozzallo. Mi piace pensare che sia un bel regalo di Natale e un buon auspicio per l’anno a venire, come se questo clima di festa e la serenità delle vacanze ci avesse reso “un po’ più buoni”, come recita un vecchio adagio popolare.

Ecco, è stato un 2019 di lotte e di combattimenti, di bellissime vittorie e di devastanti sconfitte, di grandi conquiste e di ferite sempre più aperte. Non ci resta che sperare che migliori qualcosa l’anno prossimo, che il 2020 ci porti un mondo più bello, buono, giusto, una casa più accogliente dove vivere e un clima di pace più duraturo. Lo so che è tutta un’utopia dettata dall’apparente rivoluzionario volgere di un anno, ma crediamoci tutti insieme, forte come bambini spaventati dal buio della loro prima notte da soli, certe volte anche una piccola luce può rischiarare le tenebre dell’ignoranza. Da domani possiamo tornare tutti cinici e nichilisti come siamo sempre stati e sempre saremo.

Ancora una volta… Grazie

Nel frattempo, però, come si fa di solito a cavallo tra l’ultimo giorno del vecchio anno e il primo del nuovo, vorrei perdere qualche riga ringraziando Elettra, per essere la prima ad averci creduto anche quando ancora non c’era nulla e per crederci ogni giorno con un po’ di coraggio e un po’ di follia; non so come tu faccia ma ti adoro. E Francesco, il vice caporedattore, per tutto il lavoro che sta facendo e per esserci sempre quando “Sto impazzendo, ho troppe cose da fare”.

Grazie a Iacopo, a Clarice, a Elisa, a Blu e a tutti quelli che, giorno dopo giorno, hanno deciso di salire su questa nave e di cercare insieme una rotta da seguire, anche adesso che soffia troppo forte il vento. A Lorenzo e Riccardo, che guidano il timone e che ormai hanno affrontato e superato anche troppe tempeste. Grazie di tutto.

Grazie a chi non fa parte di Giovani Reporter ma mi affianca ogni giorno, a tutte quelle persone che mi ascoltano e che mi danno consigli, suggerendo diritte vie in un mondo di selve e labirinti infiniti. Grazie a chi ci ha creduto e a chi non ci ha creduto, in egual modo, sapere che c’è qualcuno che ascolta la nostra voce là fuori è forse la più luminosa delle stelle che ci guidano. Grazie alla redazione dell’Ansa Emilia-Romagna, a Tommaso Felicetti della Gazzetta di Bologna, alla biblioteca Cesare Pavese di Casalecchio di Reno, a tutti quelli che hanno sostenuto il nostro progetto, nei momenti più belli e in quelli più sconfortanti. Come sempre.

Lo spettacolo continua…

L’ho detto e l’ho ripetuto: il nostro non è cambiamento, non è rivoluzione, sarà solo che cambia il tempo e fuori c’è troppa confusione. Dopo un anno siamo ancora qui e ancora una volta tocca a me fare gli onori di casa: benvenuti su Giovani Reporter, mettetevi pure comodi perché è – ancora – solo l’inizio di questo nostro lungo viaggio. Buon 2020 a tutti.

Davide Lamandini

(In copertina Julie Tupas on Unsplash)

Sull'autore

Classe 2000. Mi piacciono le storie, qualsiasi sia il mezzo che le fa circolare o la persona che le racconta. Credo nella letteratura, nel tempo che passa e nelle torte al cioccolato per le giornate più tristi. Aspetto con impazienza domani e, nel frattempo, leggo, scrivo e traduco qualche lingua morta persa in un passato lontanissimo.
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