In amore esistono sottili confini, tanto difficili da individuare quanto più facili da oltrepassare. Quando è troppo? Quando non è abbastanza? Un giusto equilibrio tra rispetto per se stessi e gentilezza può indirizzarci al meglio in questo meraviglioso cammino ma non solo. E così diventa necessaria una premurosa attenzione per l’altro.
Secondo il vocabolario Treccani insistere è “perseverare in un’azione o in una richiesta; essere fermo e ostinato in un atteggiamento o in una decisione”. Nel comune linguaggio quotidiano usiamo questa parola con una connotazione strettamente legata all’idea di “volontà/non volontà”.
Io voglio raggiungere un obiettivo, voglio aiutare qualcuno, voglio intraprendere una strada, non voglio perdere qualcosa, quindi persevero, insisto, ci metto l’anima e il cuore e mi batto, con tutte le forze che ho, per riuscire nel mio intento.
Tra amore e tormento
È una parola carica di fascino che può anche appesantirsi di accezioni negative perché l’insistere può diventare indesiderato, molesto, può essere mosso da sentimenti e ragioni sbagliati.
Tuttavia, se ci allontaniamo un po’ da quella prospettiva di volontà “in prima persona” sopra citata, e guardiamo a questa parola nella chiave stretta dell’amore, potremmo cogliere la sua straordinaria propensione al sostegno del prossimo.
L’insistere, attraverso i gesti ma soprattutto attraverso il dialogo, può essere il più grande atto d’amore, specie se dimostrato nel momento in cui chi ci è vicino ne ha davvero bisogno.
Quando Insistere significa “aiutare”
A ognuno di noi succede di attraversare momenti difficili, capita a tutti di confrontarsi e scontrarsi con nuove realtà, nuovi bisogni, si cresce, e spesso ci si sente impreparati di fronte ai cambiamenti della vita, sopraffatti da una carica travolgente di ansie e paure, rimorsi e sensi di colpa. I tanti irrefrenabili pensieri che ne scaturiscono incalzano sempre più velocemente, e succede, alle volte, che ci restano dentro, taciuti, confusi e incompresi anche da noi stessi.
Così, inconsciamente, si dà libero sfogo a rabbia, tristezza, malcontento che lentamente si insinuano nei meandri più profondi della nostra anima e la turbano senza lasciare spazio al minimo briciolo di ragionevolezza e speranza.
In preda a questa caterva di sfibranti emozioni ci chiudiamo, impediamo a tutto e a tutti di avere accesso a questo mondo nascosto e segreto, che ci spaventa e di cui, a volte, ci vergogniamo.
Chiedere aiuto può risultare veramente difficile in queste situazioni. Non è un caso se iniziamo a risalire dalla nostra oscurità soltanto nel momento in cui noi stessi riconosciamo il problema e ci sentiamo pronti a lasciarci aiutare. Quando però è tutto annebbiato, anche l’amore può non essere più quel nostro luogo di confronto e conforto.
Veniamo fagocitati dai pensieri per paura, insicurezza, incapacità di discernere quel che ci succede e di guardare oltre; ed è allora che insistere diventa un appello inconsapevole a chi ci ama. Deve essere una inconsapevole volontà alla seconda persona: “quando mi vedi perduto, quando una luce si spegne nei miei occhi e il mio sorriso si smorza, provaci, parlami, insisti. Metti per me la forza che io ora non ho”.
Parole scelte
È esattamente in questo momento che insistere diventa l’azione fondamentale per salvare chi ci sta a cuore. Ma come fare? In che modo insistere può diventare un’azione positiva? Con le parole. Parole scelte, pesate, mosse da sincerità e da grande dedizione perché possano lasciare un segno, portare con loro una grande energia, prorompente, concreta, buona.
Le parole sono la nostra più alta e inesauribile fonte di magia. Riescono a riempirci il cuore ma, alle volte, possono diventare armi spietate che infliggono dolore.
È per questo che andrebbero misurate e meditate con grande cura e rispetto, nei limiti che una conversazione spontanea possa permettere.
Tuttavia, nella stragrande maggioranza delle situazioni, risulta più semplice e naturale lasciarsi guidare dall’istinto, incappando, così, in quelli che sono i rischi di uno scorretto utilizzo delle parole che a volte, vorremmo non aver mai pronunciato.
Se scelte con accortezza, le parole possono davvero salvarci, offrirci una luce quando i pensieri confusi che abbiamo dentro sembrano risucchiarci in un limbo di solitudine e incomprensione. Semplicemente parole che, se dette con sincerità dalle persone che ci amano, innescano un vero e proprio meccanismo di transfer e si crea un legame, una corrispondenza tra la nostra esperienza, i nostri sentimenti e ciò che esprimono quelle parole, l’esperienza che portano con sé e ci sentiamo, finalmente, capiti, non più soli.
Chi ci ama davvero
È possibile rendersi conto delle infinite sfumature che potremmo dare ai nostri pensieri semplicemente giocando con le parole. Ci accorgeremmo che un “che vuoi?” è ben diverso da un “di che cosa hai bisogno?”, eppure l’idea di base che si cela al suo interno è esattamente la stessa.
Insistere, allora, diventa un bagliore nell’oscurità, una mano che ti afferra e ti aiuta a risalire dal profondo di quel mare confuso che hai dentro. È l’atto d’amore più grande e nobile che qualcuno possa fare per noi ed è virtù nostra scegliere con sapienza e rispetto per noi stessi le persone che vogliamo accanto per la vita, purché siano sincere e amorevoli, oneste e di buon cuore.
L’amore, in tutte le sue forme, è una scelta di ogni giorno, è costanza, è punto fermo, porto sicuro. Non nasce all’improvviso e non scompare con uno schiocco di dita; si costruisce nel tempo ed è proprio questo che si dà all’amore, tempo per confrontarsi, per capirsi, per dirsi “ti sento, so esattamente di cosa, ora, hai bisogno e voglio dimostrarti quanto questo sia importante per me”. Tempo per crescere insieme. Chi ama insiste perché il tuo bene e la tua serenità gli stanno a cuore.
Darsi vicendevolmente
Non bisogna confondere, però, l’amore con forme di legame plagiate dal vezzo e da un forte senso di abnegazione inopportuno, specie se quei piccoli gesti di cortesia e di affetto e quelle attenzioni non vengono corrisposte. Quando si dice che l’amore non è un do ut des non si esclude la sacra regola imperitura che l’amore è un darsi vicendevolmente. Darsi rispetto, comprensione, pazienza, affetto, spazio e libertà di esprimere al meglio se stessi.
Utilizzando un’immagine piuttosto inconsueta potremmo paragonare ogni sana relazione a un iceberg: la parte emersa è quella che appare visibile e imponente, stabile perché ha delle “fondamenta” che le permettono di rimanere in equilibrio sulla superficie. I rapporti guasti e corrotti, invece, all’esterno possono apparire simili ma, in realtà, sono privi di quella solida base invisibile costruita sul confronto e sulla crescita personale di entrambi, e perciò sono destinati a soccombere.
Insisti nell’amore
Insistere in rapporti senza logica diventa deleterio in poco tempo. Non aggrappiamoci al tempo felice passato insieme per paura di perdere ciò che si è costruito.
Discussioni e rimproveri, apatia e disinteresse sono al contempo specchio del mancato amore per l’altra persona e della paura di porre fine a una relazione che ormai non funziona più.
L’amore non sta stretto, non fa male e sbagliamo nel credere che smettere di lottare e accettare di essere arrivati al capolinea, senza tergiversare, voglia dire che non abbiamo a cuore l’altra persona, anzi. È una grande prova di maturità.
Non insistiamo per le persone sbagliate, insistiamo quando ce n’è bisogno, quando il motore di quell’insistenza è un sincero interesse per chi amiamo davvero. Impariamo a riconoscere quando hanno bisogno di noi, leggiamo i loro silenzi e perseveriamo, con parole carezzevoli, nel ricordare loro che ci siamo, pronti ad ascoltarli, e che una speranza c’è, sempre.
L’Amore non è chi ti porta il sole, ma chi ti ricorda che già splendi.
Sara Carenza
(In copertina Dương Hữu da Unsplash)
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