CronacaPolitica

5 domande per capire… Le proteste di Hong Kong

1. Dove si trova Hong Kong?

Si trova sulla costa meridionale della Cina, tra il Mar Cinese e il Fiume delle Perle.

2. Quando sono iniziate le proteste?

Le proteste sono esplose a fine aprile, a causa di una proposta di legge che avrebbe permesso l’estradizione nella Cina continentale di una persona sotto processo di alcune categorie di imputati a Hong Kong.

3. Come si stanno sviluppando?

L’aeroporto internazionale della città (l’Aeroporto Chek Lap Kok) è stato chiuso dopo una prolungata occupazione da parte degli scioperanti, mentre il Parlamento è preso d’assalto e quindi saccheggiato.

4. Perché sono nate?

Le proteste sono la conseguenza di anni di limitazioni democratiche in una regione che, in virtù della lunga tradizione coloniale inglese, è sempre stata sensibile in materia di libertà individuali. La Cina aveva promesso a Hong Kong che sarebbe stata autonoma per i cinquant’anni successivi alla sua cessione da parte del Regno Unito, nel 1997. Il futuro che i dimostranti vedono incombere su di loro è un governo autoritario, che soffocherà i diritti di cui oggi godono.

Le contestazioni non sono quindi una novità nel panorama politico del paese e, a differenza delle richieste di suffragio universale che alimentarono le sommosse del 2014, la proposta di legge è stata identificata come una chiara minaccia nei confronti di un consistente numero di residenti nella città. Di fronte alle pressioni, il Governo ha annunciato il 15 giugno che il progetto sarebbe stato congelato, ma ciò non è bastato a sedare gli animi.

Al contrario, dal momento che i cittadini di Hong Kong non sono liberi di esprimere la propria preferenza elettorale poiché è assente un metodo ben delineato di votazione a suffragio universale, mettono in atto il proprio diritto di manifestare: oggi più che mai, in un momento in cui il popolo percepisce le istituzioni come sempre meno rappresentanti dei propri diritti.

5. Cosa chiedono i protestanti?

Le richieste degli scioperanti sono cinque:

  1. Ritiro completo della legge sulle estradizioni verso la Cina;
  2. Ritiro della definizione di “sommosse” per le proteste;
  3. Rilascio delle persone arrestate durante le manifestazioni;
  4. Inchiesta indipendente sulle azioni della polizia;
  5. Dimissioni della governatrice Carrie Lam e introduzione di un vero suffragio universale.

Il tentativo è di resistere alla progressiva erosione delle libertà e dei diritti civili.

Ultime notizie da… Hong Kong

Stando agli ultimi aggiornamenti, di questi giorni, le forze di polizia avrebbero per la prima volta utilizzato armi da fuoco e idranti contro i manifestanti, nonostante la governatrice della città avesse garantito il ricorso esclusivo a misure legali per reagire alle proteste. Gli scontri con la polizia avrebbero causato decine di feriti e Pechino ha definito la condotta dei manifestanti di Hong Kong “vicina al terrorismo“.

Claudia Sarrubbi


Per approfondire, l’articolo su Le origini dei totalitarismi, di Hannah Arendt:

Alle radici dei totalitarismi, di Luca Malservigi


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