I tempi stanno cambiando e la geografia politica non fa eccezione. La Lega di Matteo Salvini, che adesso macina consensi in tutta Italia, ha dimostrato negli ultimi due anni di poter vincere praticamente ovunque. E, come dimostra il recente successo in Umbria, anche le (ormai ex) “regioni rosse” sono diventate contendibili.
In Emilia-Romagna il Partito Democratico e i suoi predecessori governano dal lontano 1970, anno in cui ebbero luogo le prime elezioni regionali, godendo sempre di larghe maggioranze. Una sconfitta qui metterebbe in crisi il partito di Nicola Zingaretti e minerebbe la stabilità del governo Conte II, già debole e poco coeso al suo interno. Per questo Salvini ha fatto di tutto per pubblicizzare l’evento del 14 novembre a Bologna e per assicurarsi una partecipazione in linea con l’importanza dell’iniziativa.
Il comizio
Al PalaDozza di Bologna si è aperta ufficialmente la lunga campagna elettorale della Lega in vista del voto del 26 gennaio. Circa cinquemila persone presenti in un palazzetto quasi pieno. A condurre la serata il giornalista Mario Giordano che esordisce con un’ironica captatio benevolentiae: “Perdonatemi se non sono bello come Lilli Gruber e non sono intelligente come Gad Lerner”. “Finalmente si vota!”, ripete più volte l’euforico ex direttore del TG4 davanti a una folla in visibilio, poco prima di annunciare un ospite insolito: il poeta Davide Rondoni.
Il forlivese, applauditissimo, invita a “non andare dietro ai luoghi comuni imposti dall’alto” e galvanizza il pubblico citando Alessandro Manzoni: “Alla fine il sugo della storia lo capisce il popolo”. Prima di entrare nel vivo della serata c’è spazio anche per un imprenditore locale specializzato in imballaggi, molto critico, naturalmente, nei confronti delle iniziative contro la plastica monouso: “la direttiva europea bastona le imprese italiane”, “la plastica negli oceani proviene perlopiù da fiumi africani e asiatici”, per concludere con “anziché il prodotto bisognerebbe punire i comportamenti”.
Il “modello Lega”
Si può discutere sugli effettivi meriti del presidente in carica Stefano Bonaccini, ma senza alcun dubbio l’Emilia-Romagna è tra le regioni più prospere ed efficienti d’Italia. Il messaggio di cambiamento leghista quindi non prevede grossi sconvolgimenti sul piano strettamente politico ma si concentra su aspetti legati all’etica e all’integrità degli amministratori locali. La critica che viene mossa ai governatori di centro-sinistra è di aver favorito raccomandazioni e clientelismo. Secondo Donatella Tesei, la neoeletta presidente dell’Umbria, i governatori del PD “premiano le tessere di partito e non il merito”.
Della stessa opinione anche il friulano Massimiliano Fedriga e il sardo Christian Solinas, entrambi eletti nel 2018: “quando siamo arrivati abbiamo trovato un sistema in cui gli amici venivano premiati mentre gli altri non potevano lavorare”. È poi il turno dei due governatori più navigati tra le fila del Carroccio, Attilio Fontana e Luca Zaia. Il presidente della Lombardia rivendica le misure che la regione più ricca d’Italia è stata in grado di finanziare: asili nido gratuiti a partire dal secondo figlio e lo stop al pagamento dell’affitto negli alloggi pubblici per gli over 70. Quello del Veneto, invece, rivendica che nella sua regione “a parità di povertà prima vengono gli italiani e poi quelli del resto del mondo”.
La candidata Lucia Borgonzoni
Per vincere in una regione tradizionalmente ostile è necessaria un’accurata pianificazione strategica, a partire dalla scelta della persona da candidare. In questo contesto il nome di Lucia Borgonzoni pare molto appropriato. La leghista fu già candidata alle comunali di Bologna nel 2016 contro il sindaco Virginio Merola. In quell’occasione perse, ma solo dopo essere approdata al ballottaggio, dove ottenne ben il 45% delle preferenze. Un risultato a cui si è data poca importanza sul momento, ma comunque in grado di testimoniare le buone capacità comunicative della quarantatreenne bolognese. Nelle sue ultime interviste televisive infatti Lucia Borgonzoni ha cercato di mostrarsi come il volto moderato e presentabile della Lega e i sondaggi ora la accreditano in un testa a testa con Bonaccini.
“Manca qualcuno!” esclama Mario Giordano dopo aver fatto l’appello dei governatori leghisti. È in quel momento che la senatrice, molto elegante, fa la sua comparsa sul palco. “Faremo come in Veneto dove gli ospedali sono aperti sempre, anche di notte e nel fine settimana”, questa è la proposta più significativa all’interno di un programma locale parecchio snello. Seguono poi una serie di critiche alla sanità della regione con la promessa di accorciare le liste di attesa e fermare il taglio dei posti letto.
L’intervento di Salvini a Bologna
Dulcis in fundo, sulle note di “Nessun Dorma”, l’aria di Giacomo Puccini resa famosa da Pavarotti, entra tra gli applausi Matteo Salvini. Il leader della Lega spende subito qualche parola per commentare a modo suo le contro-manifestazioni organizzate dai suoi oppositori. Si parla quindi di “vandali”, “perditempo” e perfino “squadristi“, quasi come se l’intera città si fosse trasformata improvvisamente in un campo di battaglia.
Salvini cerca quindi di infiammare l’elettorato cattolico: “l’Europa o ritorna cristiana o diventa musulmana” e poi “anche papa Benedetto parlava del diritto a non migrare“. E chiede pure un momento di confronto con il cardinale bolognese Zuppi. Sul caso Segre, invece, riesce a prendere in controbalzo le critiche ricevute da molti giornalisti e oppositori politici. Il segretario del Carroccio ribadisce la sua vicinanza non solo a Liliana Segre, ma anche allo stato di Israele che, “conoscendo da vicino il terrorismo islamico”, è paradossalmente diventato un modello di intolleranza e nazionalismo apprezzato dalle destre di tutta Europa.
Riguardo la poca attenzione mediatica riservata all’evento, infine, Salvini cita nientemeno che il Mahatma Gandhi: “Prima ti ignorano, poi ti deridono e poi vinci”.
Federico Speme
(Copertina: “Salvini al PalaDozza“)