
“Per il rispetto, il vescovo di Bologna, manco un passante, ha lanciato i tortellini senza carne di maiale. È come dire il vino rosso in Umbria senza uva per rispetto. Vi rendete conto che stanno cercando di cancellare la nostra storia, la nostra cultura?” – Matteo Salvini, 2019
Caro Matteo,
Considerando che è un periodo di pace e tranquillità, e, a quanto pare, nessuno ha niente di meglio da fare che riconsiderare la dubbia importanza delle tradizioni di un capoluogo di regione, vorrei buttarmi anch’io e dare la mia opinione su una causa così sentita dal pubblico – evitiamo di parlare del governo, dal momento che oramai è già stato detto tutto quello che si poteva dire a riguardo, e i cittadini medi, che si fanno un’opinione sulla politica grazie agli amici del sabato sera che guardano un pezzo del TG a cena, hanno finito gli insulti per ognuno dei componenti dell’attuale esecutivo. Quindi, parliamo pure di Salvini contro i tortellini (di pollo).
Le tradizioni mi sono sempre piaciute; sono la prima cosa che un turista vuole conoscere del luogo che visita, raccontano la storia di un popolo, dei suoi cittadini, delle abitudini di un tempo. Si possono considerare in qualche modo i classici della vita. Quando si va nei paesi arabi, anche per importanti viaggi di lavoro, ad ogni donna viene fatto recapitare un elenco di “consigli” che si suggerisce caldamente di seguire: – Accompagnati sempre a un uomo. Non rivolgere la parola al cameriere ma aspetta che il tuo accompagnatore riferisca quello che vuoi. Non camminare con i piedi nudi in spiaggia. Indossa sempre lo hijab. Non ingerire sostanze alcoliche o cioccolatini con liquore. Non accettare niente dagli uomini che non sono il tuo accompagnatore – e, magari con riluttanza o entusiasmo, biasimo o tranquillità, si deve accettare tutto.
Sono le loro tradizioni, fuse, a differenza delle nostre, con la politica e la religione. È così da sempre. Certo, non poter rivolgere la parola a un altro uomo che non sia il mio accompagnatore non è esattamente la mia filosofia di vita, ma è quella del paese in cui ho deciso di andare, e non prevede che ci siano recensioni negative su TripAdvisor. Per questo non ho capito il fastidio nei confronti dei crocifissi nelle classi, e mi sono posta molte volte domande che possono sembrare retoriche: Tu, ateo o di un’altra religione, come puoi trovare un problema un simbolo che per te non significa niente? Che fastidio dà una cosa a cui le persone stesse (e non tutte) danno potere, un segno di riconoscimento nato per generare speranza in chi sceglie di crederci, di riporci la propria fede?
Questo non lo capisco. E poi ci sono i tortellini. Sono bolognese, credete a me, i tortellini della tradizione sono con un ripieno di maiale, i tortellini della tradizione sono in brodo di cappone (nonostante mia mamma li faccia sempre in brodo vegetale, perché il cappone richiede una preparazione più lunga del mio periodo di sopportazione, nonché una buona dose di pazienza). Ed è sempre stato così e così dovrà sempre essere, in barba a quei poveretti che i tortellini non li possono mangiare per le loro tradizioni, perché noi abbiamo le nostre, sicuramente sensate quanto le loro, ma soprattutto importanti quanto le loro.
Diciamo così, qui a Bologna, in tutti i ristoranti e le trattorie migliori, come ad esempio nella trattoria “Biagi”, dove il proprietario si arrabbia ogni volta che i clienti chiedono i tortellini con la panna, ma alla fine li fa sempre, e anche buoni – e bestie di satana come me addirittura li preferiscono. Diciamo così, qui a Bologna, dopo non aver contestato niente dell’innovazione dei tortellini con ripieno di pesce perché così tanto diversi dagli originali che “chi vuoi che si confonda, è totalmente un’altra cosa”.
Diciamo così, qui a Bologna, dopo secoli di lotte matte e disperatissime contro i turisti che arrivavano e chiedevano gli spaghetti alla bolognese, che non sono mai esistiti e mai esisteranno. Però alla fine ora nei ristoranti li troviamo, gli spaghetti alla bolognese, “perché li chiedono i turisti e piacciono… e che dobbiamo fare?”. Diciamo così, qui a Bologna, e in qualsiasi posto del mondo, in un periodo in cui si mette tutto perennemente in dubbio, in cui c’è sempre un qualcosa per cui lottare, un diritto che viene calpestato da ricordare.
Quindi sì, insomma, le tradizioni esistono. Alcune sono sbagliate, limitanti, altre divertenti, altre ancora fanno discutere animatamente; ed è tradizione anche compiere atti di contro-tradizione che diventano poi altre tradizioni. E la domanda che mi pongo alla fine, Matteo, dopo aver guardato il tuo post di Instagram in cui cucini dei tortellini – che Dio ci aiuti – al ragù, è che sì, le tradizioni sono importanti, ma forse l’umanità e l’accettazione di un’alternativa alla tradizione per chi ne è limitato, è un po’ più importante.
Elettra Dòmini
Voci. Un’idea originale di Elettra Domini. A cura di Elettra Domini e Davide Lamandini.