Cronaca

Saviano e la cocaina legale – Un’overdose di follia

Legalizzare la cocaina

“[la cocaina] andrebbe legalizzata, solo così si bloccherebbero i pozzi di petrolio delle organizzazioni criminali. La legalizzazione trasformerebbe l’economia mondiale: il narcotraffico di cocaina attraversa il mondo legale, gli dà forza, liquidità, rendere la sostanza legale cambierebbe le cose. (…) [la cocaina è] l’unica materia comparabile al petrolio, la facilità con cui può essere venduta non ha eguali. Se io le dessi ora un sacchetto di cocaina – ha detto Saviano rivolgendosi ad una giornalista – lei la venderebbe prima ancora di lasciare il Palazzo del Cinema, al contrario ad esempio di un sacchetto di diamanti. E perché la cocaina regna? Perché la vita è una merda, ti fa sentire sempre troppo brutto, troppo povero, troppo grasso”. – Roberto Saviano, Venezia, 5 settembre 2019.


Caro Roberto Saviano,

È proprio vero che la reputazione dà alla testa. Al giorno d’oggi basta accattare un po’ di fama raffazzonata qua e là per credersi un Padreterno e sentirsi autorizzati a discutere con “disinvoltura” di materie di cui non si ha la benché minima cognizione – il tutto sempre ed esclusivamente a favore di telecamere perché, spiace dirlo, l’ignoranza fa più notizia della preparazione. Fin qui, nulla di strano. Quando però il livello di incompetenza diventa offensivo, come nel suo caso, mi sento in dovere, da individuo prima ancora che da cittadino, di rinfrescarle un paio di nozioni che devono evidentemente essere cadute dalla sua torre d’avorio.

Nella tradizione giuridica europea esistono alcune prerogative, i cosiddetti “diritti naturali“, che si considerano proprie di ogni essere umano per il solo fatto di essere nato. Una di queste è il diritto alla vita; viene poi il diritto alla libertà, il diritto alla sicurezza; e, tra gli altri, il diritto alla salute. Ora, mi spiega come potrebbe essere anche solo concepibile un disegno di legge che legittima l’utilizzo di sostanze stupefacenti capaci di uccidere alla prima assunzione, se la Costituzione (articolo 32) “tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo“? Ovviamente, poi, desidero augurarmi che abbia semplicemente dimenticato gli otto decessi per cocaina avvenuti nel nostro paese dall’inizio del 2019, senza pensare a quanto potrebbe salire quel numero nell’eventualità di una messa in commercio. Oppure otto cadaveri è un prezzo accettabile per l’Italia?

Eppure, ammettendo anche che sia giusto abbandonare queste persone al loro destino, davvero è così ingenuo da credere che la mafia verrebbe indebolita da un provvedimento del genere, o addirittura che sarebbe condannata all’estinzione? Ci si chiede, allora, come abbia fatto a prosperare prima che il narcotraffico diventasse l’affare più redditizio del mondo. E, in effetti, se non si tiene conto della prostituzione, del riciclaggio di denaro, dello smaltimento illegale di rifiuti, del pizzo e di ogni attività di controllo del territorio, degli appalti e delle ingerenze addirittura nei confronti dello Stato, la criminalità organizzata non può vantare nessun altro business.

Queste cose le conosce molto bene. Ecco allora che mi riesce ancora più difficile trovare un senso alle sue parole. Voglio sperare che intendesse soltanto scandalizzare con un’uscita audace sulla falsariga di Marco Pannella, ma so bene che non è così: questa è la sua linea di pensiero ormai da molti anni e non si è mai mostrato particolarmente incline ad accettare opinioni diverse in merito.

Tra tante assurdità, però, ha anche saputo colpire nel segno, e dubito che se ne sia accorto. Quando dice che la cocaina regna perché la vita “è una merda” non si rende conto che ha centrato il problema, ma che non si tratta della cocaina, bensì della vita? Mi dicono che Lei non si trova molto in sintonia con un certo Matteo Salvini: lo stesso che, per il proprio ruolo istituzionale, reclamava i “pieni poteri” come i sovrani francesi del XVII secolo. So bene che non apprezzerà essere accostato al tanto odiato “ministro della Malavita”, ma, quantomeno in ambito giuridico, è difficile dire chi dei due l’abbia sparata più grossa.

Francesco Faccioli

Sull'autore

Nato nel 2001, vivo in montagna – e vista l'aria che tira non ho fretta di trasferirmi. Con ogni probabilità sono l'unico studente di Lettere Antiche ad apprezzare sia Tha Supreme che Beethoven. Da fuori posso sembrare burbero, ma in realtà sono il più buono (e modesto) della redazione.
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