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Sesso, droga e lavorare – Incontro con Lo Stato Sociale

Lo Stato Sociale

Sesso, droga e lavorare, è il titolo del loro ultimo romanzo, disponibile in tutte le librerie a partire dal 19 Settembre. Dopo il successo di Il movimento è fermo e la graphic novel illustrata da Luca Genovese. Stiamo parlando de Lo Stato Sociale, gruppo musicale bolognese che ci conferma la volontà di esplorare anche campi artistici differenti dalla musica indie. La sera stessa della pubblicazione, si trovano all’Oratorio San Filippo Neri, per presentarlo in un evento gratuito senza precedenti. Lo staff dell’Oratorio ci ha gentilmente concesso di incontrare la band nel backstage e di farci due chiacchiere.


Emozionata mi presento, affiancata da due accompagnatori di tutto rispetto, Leonardo Bacchelli e Tommaso Palmonari, che ha la premura di registrare l’intervista. In men che non si dica i membri de Lo Stato Sociale riescono a metterci a nostro agio: sembra proprio che la fama acquisita dopo il Festival di Sanremo del 2018 non li abbia influenzati in alcun modo, sono genuini come ragazzi qualunque e, nonostante il loro grande talento, sono spontanei nella vita reale proprio come sul palco dell’Ariston.

La prima domanda riguarda le città: quando si parla de Lo Stato Sociale viene subito da pensare a Bologna, ma mi interessava chiedergli se nel loro cuore ci fosse posto per altri luoghi. Bebo (Alberto Guidetti) si è trasferito a Roma per motivi che non riguardano il lavoro da ormai un anno e sostiene di aver sviluppato “due cuori”; all’unanimità vince, invece, il profondo Veneto, a causa dell’ottimo vino e del buon cibo. A questo punto Tommaso decide di regalare al gruppo un calzone sepolto nel suo zaino da troppo tempo; ma, nonostante l’odore lo facesse sembrare più il proprietario di una rosticceria che un aspirante giornalista, la sua offerta viene gentilmente declinata con un “magari dopo”.

Carota (Enrico Roberto) si aggiunge al gruppo ed io decido di passare alla seconda domanda, che si può riassumere in un semplice “che cosa volete che comunichi Lo Stato Sociale alla gente con i suoi brani?”. Attraverso le loro parole comprendo che, proprio come nella loro famosa canzone La musica non è una cosa seria, i testi non devono forzatamente trasmettere un messaggio profondo o elaborato. La positività, lo “stare insieme”, il passare bei momenti in compagnia sono alla base di ogni loro brano, che travolge con spensieratezza e allegria. Checco (Francesco Draicchio) ribadisce la grande differenza tra lo stare insieme di persona e il farlo attraverso uno schermo sottolineando l’importanza di uscire di casa, occasione sempre più rara per i ragazzi di oggi.

“Provate a pensarvi da adolescenti. Che consigli vi dareste adesso?” qualcosa nella mia domanda riesce a scuoterli, trasformando i loro sorrisi in bronci concentrati, che vengono però immediatamente smorzati da battutine sull’età: “Siamo diversamente giovani? Ormai siamo anche diversamente adulti!” Il primo a parlare è Bebo: “Principalmente, mi direi di non buttarmi giù. Da ragazzo ero molto diverso rispetto a quello che sono adesso”. Anche Checco prende la stessa posizione: “se hai qualcosa da fare e vuoi far qualcosa, nonostante le circostanze che potrebbero impedirlo, devi lavorare perché tu ci riesca”.

Emergono molti desideri, come quello di Albi di andare a fondo nelle cose, ma sempre con leggerezza, senza troppe ansie. Carota invece ci regala una perla: ci consiglia di goderci il tempo vuoto e la noia, che ai giorni d’oggi è sempre di meno, persi come siamo nel girotondo di incombenze che è la vita. “Goditi il non fare un cazzo, che è sempre bello e istruttivo”. Sulle prime tutti ridiamo, ma è un pensiero che ci servirà per dopo.

Infatti, l’ultima domanda riguarda proprio gli impegni: “Voi avete fatto musica, spettacoli in teatro e libri: ai giovani che proprio come voi hanno voglia di fare tante cose che genere di consiglio dareste?” La prima risposta è semplicissima, ma sempre efficace: “Buttati, provale tutte”; “Non fa niente se non lo sai fare, è la pratica a rendere capaci”.

Carota invece cerca di ragionare sulla premessa della mia domanda: “Perché avere voglia di fare tanto? Basta fare una cosa sola, poi le altre verranno da sé” e così si torna al discorso della noia: l’intero gruppo lo ritiene un momento necessario e assolutamente più produttivo rispetto a quello in cui si pensa, anche perché mi confidano che senza di esso Lo Stato Sociale non sarebbe mai esistito; “È nato perché cercavamo qualcosa da fare, ci stavamo annoiando, poi ci è andata bene” mi confidano infine.

Così ci salutiamo e l’intervista si conclude, ma non prima che ci invitino a rimanere come spettatori per la presentazione di Sesso, droga e lavorare, un’esperienza più unica che rara: accettiamo senza battere ciglio e mezz’ora dopo inizia lo spettacolo. Un susseguirsi di musica, scrittura e recitazione in un colpo solo: Lodo (Lodovico Guenzi) legge e interpreta alcuni passi del nuovo libro, dandoci dei brevi ma divertentissimi assaggi, vengono suonati alcuni brani in versione acustica, con la commozione di buona parte del pubblico (sottoscritta compresa). Sicuramente il pezzo forte dello spettacolo è stata la sessione di live writing: Bebo, infatti, munito di computer su un lato del palco, senza proferire parola, scrive tutto su un foglio di Word (visibile a tutti, poiché proiettato su uno schermo) in maniera decisamente umoristica, suscitando le risate dal pubblico.

Per un buon live writing occorre ovviamente la compagnia e l’interazione con gli spettatori, uomini e donne di tutte le età che ci ricordano quanto sia bello essere diversi: i componenti della band, tra un brano e l’altro, chiamano dal pubblico qualcuno e gli chiedono di raccontare delle storie. Si parla di colloqui di lavoro andati male, prime esperienze, amore, sogni nel cassetto e futuro, dal più lontano al più prossimo. Si entra in sintonia con sconosciuti che hanno vissuto esperienze simili alle proprie, si condividono sogni e aspirazioni e a poco a poco si comprende che sì, ogni essere umano è un’isola a sé stante, ma che la sua esistenza non avrebbe alcune senso senza le altre intorno.

Federica Marullo


Con la collaborazione di:

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