CronacaScienza e tecnologia

Gli alberi possono parlare?

Alberi

Gli alberi non parlano, a meno che non si tratti della scena della Commedia nella quale Dante e Virgilio interagiscono con Pier delle Vigne nella foresta dei suicidi. Al contrario di quanto sembrerebbe, questo non è l’inizio di una favola, ma la storia che sta dietro una curiosa e affascinante ricerca scientifica, curata da giovani studiosi italiani dell’ambiente, con l’obiettivo di conoscere ed interpretare meglio i segnali che un albero o un bosco trasmette.

Il patrimonio boschivo è uno dei più grandi tesori che dobbiamo custodire, preservare e tutelare; ne siamo perfettamente consapevoli, specie dopo i drammatici incendi nella foresta Amazzonica, di fronte ai quali Bolsonaro non solo non ha reagito, ma addirittura si è rifiutato di accettare i fondi inviati dagli altri paesi per la sua salvaguardia. Eppure, al di là di tutto, possiamo effettivamente capire come sta un albero? Possiamo interpretare il suo stato di salute?

Per rispondere a questa domanda, è necessario spostarsi nel polmone d’Italia, la regione più verde e più incontaminata a livello paesaggistico del paese, l’Umbria. Già da qualche mese, in un’area estesa 146 ettari di proprietà della famiglia Margaritelli, nel piccolo comune di Città della Pieve (Perugia), è attivo un esperimento condotto dai ricercatori dell’Università della Tuscia, con l’obiettivo di cogliere i segnali fisiologici delle piante e di comprenderne, in questo modo, lo stato di conservazione. L’intera ricerca è stata condotta nel Bosco di Piegaro, una cornice di biodiversità, un ecosistema ancora pressoché intatto.

La tecnologia in questione prende il nome di “Tree talker” o Trace (Tree monitoring to support climate adaptation and mitigation through PEFC certification), è stata introdotta con successo dal PEFC Italia e consiste nella misurazione, tramite opportuni strumenti, dei parametri fisici della pianta, come la quantità di ossigeno emessa nell’atmosfera e quella di anidride carbonica immagazzinata, la crescita, il diametro del tronco, la larghezza della chioma, la quantità di acqua e linfa che scorre nella corteccia, oltre ad alcuni fattori esterni come lo stato di conservazione della pianta misurato in relazione alle attività antropiche o ai cambiamenti climatici.

I sensori sono disposti oggigiorno su una trentina di alberi all’interno, appartenenti a diverse famiglie, dalle latifoglie alle conifere fino agli alberi presenti all’interno degli impianti di arboricoltura, e funzionano grazie ad apparecchi collegati via satellite e alle tecnologie cloud-computing, in grado di rilevare dati relativi non solo all’albero su cui il sensore è installato, ma ad una larga area boschiva, consentendo oltre a ciò di stabilire dei parametri fisiologici di salute ottimale per ogni specie silvestre studiata.

Come sottolinea Riccardo Valentini, Nobel per la Pace nel 2007, attualmente docente di scienze dell’ambiente forestale dell’università della Tuscia e membro del comitato intergovernativo europeo per la lotta ai cambiamenti climatici, questo esperimento si sta rivelando fondamentale per la conoscenza e la tutela del territorio forestale, consentendo di prendere decisioni per la gestione più efficace delle risorse boschive. I dati raccolti da una pianta permettono di comprendere se è resistente alle mutazioni del clima, oppure se soffre le conseguenze del generale surriscaldamento globale, e di conseguenza anche la sua specie e quelle affini.

A questo progetto collabora anche un ricercatore-artista, Federico Ortica, il cui esperimento è quello di utilizzare le onde sonore provenienti dagli alberi per realizzare melodie complesse, tramite opportune tracce artificiali. Questa innovazione si inserisce all’interno dell’ambito della bioacustica, che si occupa dello studio dei suoni propri della natura.

L’Italia è solo uno dei tanti paesi che hanno intrapreso questo studio, tra i quali spiccano anche la Russia, alle prese con gli incendi in Siberia che stanno decimando la nutrita popolazione di conifere che la popola, la Cina e la Spagna. Tree Talker sarà dunque il primo passo verso lo sviluppo di una tecnologia innovativa, volta a studiare il modo in cui il clima si evolve attraverso la misurazione dei parametri biologici delle piante, con l’obiettivo di individuare una più corretta gestione dell’ecosistema forestale e per una più efficace prevenzione dell’ambiente dall’impatto sempre più massiccio e drammatico dei cambiamenti climatici.

Stefano Maggio

(In copertina Sebastian Unrau da Unsplash)

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