“È un miracolo che io non abbia rinunciato a tutte le mie speranze perché esse sembrano assurde e inattuabili. Le conservo ancora nonostante tutto perché continuo a credere nell’intima bontà dell’uomo. […] Vedo il mondo mutarsi lentamente in un deserto, odo sempre più forte l’avvicinarsi del rombo che ucciderà noi pure, partecipo al dolore di milioni di uomini, eppure, quando guardo il cielo penso che tutto si volgerà nuovamente al bene, che anche questa spietata durezza cesserà, che ritorneranno l’ordine, la pace e la serenità. Intanto debbo conservare intatti i miei ideali; verrà un tempo in cui saranno ancora attuabili”. – Anne Frank, 1944
“Nel territorio comunale è vietato porre in essere comportamenti diretti in modo non equivoco ad offrire prestazioni sessuali a pagamento, consistenti nell’assunzione di atteggiamenti di richiamo, di invito, di saluto allusivo, ovvero nel mantenere abbigliamento indecoroso o indecente in relazione al luogo. La violazione si concretizza con qualsiasi ulteriore atteggiamento o modalità comportamentali, incluso l’abbigliamento, suscettibili di generare la convinzione che la stessa stia esercitando la prostituzione”. – Regolamento della polizia municipale, Comune di Massa, 2019
Caro Comune di Massa,
Ha fatto bene ad avvertirci tutte quante. Sono stata a Parigi, e ancora oggi l’assenza del bidet mi turba; a New York lo sgradevole rumore di chi lavora senza fermarsi è un oltraggio a chi vorrebbe solo fare delle foto artistiche a Times Square; per non parlare del tempo perennemente nuvoloso che si trova a Londra anche d’estate. Almeno le Filippine hanno saputo organizzarsi meglio. Quindi apprezzo molto quando vengono riconosciuti dei difetti in modo esplicito, senza girare attorno al problema, arrivando al nocciolo della questione. Ma non ho ben capito dove risieda il difetto: è nei buoni vecchi cittadini di Maschia che hanno un auriga troppo debole per trattenere la potenza del cavallo nero di Platone, o sono le femmine che come la maga Circe trasformano i poveri sventurati in porci con i loro feromoni fatali?
Un giorno mi piacerebbe visitare anche Massa – che sembra lontana almeno quanto Teheran e Riad, ma fortunatamente è più raggiungibile – senza spiacevoli sorprese. Ho un solo dubbio: a chi devo rivolgermi per capire se il mio gusto nel vestire può essere compatibile con i nativi del posto? Chi giudica cosa può essere appropriato e cosa invece si deve evitare? Proprio l’altro giorno sono andata da Yamamay – confesso che in queste circostanze pronunciare il suo nome mi faccia sentire come un quindicenne chiuso in stanza che va su Pornhub per la prima volta – e ho comprato due costumi molto carini, ma il primo è di una taglia più piccola e il pezzo di sotto è alla brasiliana, e non vorrei far sentire a disagio nessuno nemmeno a marina di Massa.
In un clima che mi ricorda molto il futuro (che ironia) distopico del mio libro preferito, Il racconto dell’Ancella, mi sono resa conto che una soluzione, in attesa di ordini più specifici, esiste già: basta iscriversi al programma di moda Ma come ti vesti? , un’esperienza non solo divertente, ma che può portare noi femmine a renderci conto che non serve la libertà di indossare quello che ci fa sentire bene per stare effettivamente bene con noi stesse, e che la nostra libertà finisce dove inizia la libertà dell’altro, che per i cittadini di Maschia è il povero testosteronato che a quanto pare a scuola era andato in bagno durante la lezione sul consenso (forse insieme al vicesindaco Loris Corradi che sul palco della festa di un paese vicino a Verona esibisce una maglia rossa con scritta bianca “se non puoi sedurla, puoi sedarla”, simbolo della grande fiducia nelle sue potenzialità).
D’altronde, come ci hanno sempre insegnato, gli uomini non parlano la nostra stessa lingua, non capiscono i nostri apatici “niente” in risposta al loro paziente “cosa ho fatto?”. Perché indignarsi di fronte a un regolamento simile? Si sono già dimenticate l’orrida sentenza del marzo 2019 in cui “la scaltra peruviana” era stata giudicata troppo brutta per essere effettivamente vittima di stupro? Oggi finalmente siamo tutte sullo stesso piano, tutte tentatrici irresistibili. Allora aiutiamoli a capirci, questi maschi che fraintendono i nostri segnali ma che capiscono che la gazzella scappa dal leone perché non vuole essere mangiata, che l’uccellino ha l’istinto di volare anche in una gabbia, che il loro cane ha paura quando tira indietro le orecchie, è allegro quando scodinzola, piange quando si fa male e ringhia quando non è d’accordo.
Elettra Dòmini
(In copertina rielaborazione grafica di Jo Justino da Pixabay)
Ma come ti vesti? è un articolo di Voci, una rubrica a cura di Elettra Dòmini.
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