Vi siete mai chiesti quanti sono i modi in cui l’uomo potrebbe riutilizzare gli scarti di ciò che produce? Con i progressi della tecnologia e la diffusione di nuovi apparecchi ed impianti complessi, è necessaria una maggiore quantità di materiali a basso impatto ambientale, che l’uomo sfrutti per le sue esigenze in tutti i campi, dalla realizzazione di apparecchi elettronici, fino ai nuovi modelli di dispositivi nell’ingegneria biomedica, utili per la prevenzione da alcune gravi malattie un tempo incurabili.
Ma cosa succede quando gli oggetti si deteriorano ed i materiali di cui sono costituiti diventano di scarto? Intraprendono la via del riciclo in parecchi casi, reinventandosi sotto nuove vesti e nuovi utilizzi. Tra i paesi che hanno utilizzato i rifiuti come potenziale risorsa rinnovabile e sostenibile, vi è senza dubbio la Danimarca, che li ha addirittura resi un mezzo per la realizzazione di nuovi prodotti ecologici per l’edilizia e per progetti infrastrutturali di grande portata.
Copenaghen sostenibile
Quando si gira per le strade di Copenaghen, la capitale danese, una delle attrazioni che lascia spesso senza fiato i turisti, è l’Amager Bakke, un grande edificio dall’aspetto decisamente avveniristico, costruito con materiali ecologici di ultima generazione, che, grazie ad un termovalorizzatore in grado di trasformare i prodotti derivanti dalla combustione dei rifiuti in energia termica, permette il funzionamento di un grande impianto sciistico, presente sulla cima dell’edificio.
Il creatore di questa incredibile opera, che presenta anche una parete da arrampicata, è uno degli architetti più innovativi del pianeta; si chiama Bjarke Ingels, ha 45 anni, ed è una celebrità in patria per le sue costruzioni ad alto contenuto ecologico. È il fondatore di BIG, una multinazionale attiva nel campo dell’edilizia, già sperimentata con successo negli USA, in Francia e in Inghilterra.
Verso il futuro
Un’altra grande opera innovativa che porta il marchio BIG ed esporta la cultura dell’architettura rinnovabile, è la Lego House, a Billund, un edificio che presenta più appartamenti disposti l’uno sopra l’altro secondo gli incastri tipici dei mattoncini colorati montabili e smontabili con cui da bambini tutti abbiamo giocato. L’intero complesso abitativo fa parte di un grande progetto edilizio che si estende anche al vicino quartiere di Ørestad, nella periferia sud-est di Copenaghen. In questa area della capitale ci si ritrova letteralmente immersi nel verde; decine di giardini lussureggianti si alternano a costruzioni dalla forma bizzarra, come il Bella Sky Hotel: un edificio formato da due palazzi che richiamano la forma di un fungo, collegati tra loro da una passerella sospesa nel vuoto, il ponte dei sospiri.
Un paradiso terrestre
Ørestad altro non è che il giardino dell’Eden del futuro, quel luogo dove la natura e l’opera dell’uomo creano un connubio perfetto in cui nessuna delle due annienta l’altra. Difatti, quando si raggiunge questo nuovo e colorato quartiere, al termine di una metropolitana sospesa a sei metri di altezza e sostenuta da grandi piloni in cemento, sembra quasi di venire catapultati in un mondo utopico e onirico, con colori brillanti e luminosi, dove ogni logica strutturale sembra cadere e dove l’uomo ha creato uno stile di vita innovativo e fortemente originale. I colori giocano un ruolo fondamentale nell’architettura sostenibile di Ingels; la missione di BIG persegue un fine non solo utilitaristico, ma anche estetico, ossia quello di – lo disse lo stesso Ingels nel corso di un’intervista – utilizzare l’arma dell’ironia e della semplicità espressiva, che si esprime attraverso i colori, come elementi di forza.
La via dell’architettura sostenibile
Ma gli esperimenti architettonici targati BIG non finiscono qui. C’è la casa a forma di otto, la foresta piramidale costituita da dieci piani, ognuno dei quali presenta giardini pensili estesi all’intero perimetro dell’edificio e custodisce piante provenienti da ogni parte del mondo; l’Ateneo di Ørestad, un edificio sgargiante, realizzato in legno e pannelli colorati.
Il piano di BIG e del suo progetto di architettura sostenibile è quello di creare un nuovo business nel mondo delle infrastrutture, sacrificando materiali costosi e potenzialmente pericolosi per l’ecosfera, in cambio di materiali a chilometro zero e a basso impatto ambientale. In Danimarca, infatti, la cultura dell’ambiente e la sua prevenzione, iniziano a farsi largo fin dalla giovane età, sensibilizzando tutte le fasce della popolazione al problema dell’impatto ambientale dell’uomo, che in molti altri paesi ha già provocato danni notevoli.
Oggi il lavoro di Ingels e del suo team continua a ricevere elogi per il suo stile, complesso nelle forme, ma allo stesso tempo spontaneo nei colori e nella sua espressività; per i materiali utilizzati, la vera risorsa del futuro; e per la scelta di puntare sui giovani e sul loro modo aperto, ma al contempo pragmatico, di agire e di rispondere ad un mondo in perenne evoluzione tecnologica, alla ricerca di nuovi orizzonti e prospettive future.
Stefano Maggio
(In copertina una veduta dall’alto dell’Amager Bakke di Copenaghen)