Cronaca

Si ritorna all’occhio per occhio

Occhio per occhio

Inizio a scrivere con la triste consapevolezza che questo articolo non lo leggeranno in molti, non perché dica cose sbagliate ma perché probabilmente dovrei realizzare solo messaggi brevi e privi di significato come quelli sui social… Però proverò a fare comunque la mia parte.

Chi ha Twitter, ha potuto leggere i “fantastici” post di Matteo Salvini e di Giorgia Meloni che, come al solito, utilizzano anche la terribile storia di Mario Cerciello Rega per fare propaganda. Ma ci sono dubbi che sorgono spontanei, per esempio ‘’perché dopo aver ricevuto la telefonata dello spacciatore i due colleghi non hanno avvertito la centrale per informarli della missione?’’, ‘‘perché sono andati a fare un’operazione sotto copertura disarmati?’’ o banalmente ‘‘perché dopo l’accaduto tutta la polizia ricercava due magrebini se in realtà i colpevoli erano due americani?’’

I due americani si chiamano Finnegan Lee Elder e Christian Gabriel Natale Hjorth. Il primo ha provato a giustificare le sue azioni dicendo che aveva confuso i carabinieri per amici del pusher e che aveva agito d’impulso. Salvini inizia ed evocare la pena di morte, un ritorno all’occhio per occhio, dicendo che “ovviamente” non vorrebbe arrivare a tanto – perché, secondo lui, non causa la stessa sorte chiudendo i porti e non permettendo lo sbarco di uomini che sperano solo in una vita migliore? –; ora però cambiamo social: secondo Luigi Di Maio, tutto questo si poteva evitare, dichiara di essere a conoscenza delle condizioni precarie di sicurezza interna a Roma e conclude il discorso iniziato su Facebook dicendo che non sa di chi sia la colpa (spoiler: chi è il responsabile del Viminale? Giusto, il vicepremier Matteo Salvini).

Nel frattempo il nostro fashion blogger preferito, Salvini, suggerisce il carcere a vita con lavori forzati, quando dovrebbe sapere che i lavori forzati non sono una pena prevista dal nostro ordinamento. Eppure sappiamo perfettamente che non gli interessa nulla dei due giovani americani, dal momento che, come politico, il suo dovere è “aiutare prima gli italiani”; senza accorgersi che, invece, come uomo, basterebbe soltanto che si limitasse ad “aiutare il prossimo”. A maggior ragione se siede sulla poltrona del Viminale.

La cosa che più mi fa indignare è che tutto questo viene scritto sui social. Chiunque riesce a parlare dei propri ideali, la differenza sta nei fatti. Non capisco come una gran parte degli italiani si possa sentire rappresentata da un ministro che è indagato per sequestro di persona, che diffonde la paura e l’odio ma, soprattutto, che passa il suo tempo solo sui social a pubblicare foto completamente inadatte per il ruolo che interpreta.

Questi ragazzi hanno commesso un errore, un terribile errore, a causa loro una giovane sposa è rimasta vedova, una madre non abbraccerà mai più il suo piccolo bambino, un padre non potrà più congratularsi per i successi del figlio. La cosa più triste però è che sembra essere più importante il fatto che i due americani abbiano ucciso un carabiniere, piuttosto che un uomo. La Meloni fa le condoglianze alla famiglia della vittima perché quando un rappresentante delle forze dell’ordine perde la vita tutti vogliono giustizia e sembrano quasi umani, poi però ci ricordiamo che queste persone sono le stesse che impediscono ogni giorno lo sbarco dei migranti, che lasciano morire in mare un’infinità di anime.

Siamo sicuri che valga la pena vivere in un mondo in cui bisogna pagare per salvare delle vite, in cui i politici si comportano come quattordicenni, in cui il nostro ministro dell’interno si preoccupa più di fare propaganda che di mettere in pratica soluzioni vere per far ripartire il paese?  

Blu Dòmini


Articolo originariamente pubblicato su @iltempodelleidee, in data 2 agosto 2019.

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