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Il rifugio dell’Ircocervo – Intervista ai fondatori – parte 1

Il rifugio dell'Ircocervo 1

A volte il potere di un’idea può avere effetti inaspettati, soprattutto se condivisa. Prendete un gruppo di studenti universitari provenienti un po’ da tutta Italia e uniteli in nome della passione per la scrittura: non so cosa otterrete ma, nel caso del blog Il Rifugio dell’Ircocervo, alla base di questa miscela non stanno solo delle idee. Loro si occupano di recensioni, interviste e approfondimenti in merito all’editoria e ai più importanti eventi letterari odierni, e in questi quattro anni (la fondazione del blog risale all’estate del 2015) hanno dimostrato lavoro di squadra, impegno e costanza, qualità che sono state premiate in diverse occasioni. Ma da poco anche un’altra impresa li ha coinvolti.

Negli ultimi tempi si è assistito alla proliferazione di un fenomeno artistico che per un certo periodo era stato dimenticato: le riviste letterarie hanno da sempre costituito un luogo di aggregazione e di scoperta di talenti, e oggi soprattutto per i giovani scrittori. Il team di questo blog ha deciso di fare la propria parte dando vita a L’Ircocervo, rivista di racconti illustrati di cui il primo numero è uscito a marzo.

Ho avuto l’opportunità di parlare con Loreta Minutilli e Giuseppe Rizzi, i fondatori del gruppo, per conoscere meglio la loro storia e la loro attività. L’intervista, che copre diversi ambiti, dall’organizzazione della redazione a considerazioni sull’editoria e anticipazioni, è stata divisa in tre parti. Prima di passare al dialogo, noi della redazione di Giovani Reporter ci teniamo a ringraziare tutto il team de Il Rifugio dell’Ircocervo per la disponibilità e per l’incontro.

Elisa Ciofini


Una delle caratteristiche de Il Rifugio dell’Ircocervo che più mi ha colpito è la sua redazione, giovane in tutti i sensi: al lavoro da pochi anni e composta da persone sotto la trentina. Come è nato il progetto? Da che scintilla ne è scaturita l’idea, e poi in che modo si è sviluppata?

Giuseppe: Sono tanti i fattori in gioco, è difficile capirlo. Noi siamo partiti dal piccolo: eravamo in due, scrivevamo giusto quando ci andava. Dopo circa un anno e mezzo, però, abbiamo creduto che fosse giunto il momento di fare un passo avanti, perché altrimenti non avrebbe avuto più senso continuare in quel modo: i risultati che ottenevamo, lavorando solo in due e buttando giù qualche articolo ogni tanto, non erano paragonabili alle nostre ambizioni. Siccome avevamo molti amici che seguivano i nostri stessi interessi e si occupavano di scrittura, di letteratura e di libri, abbiamo iniziato a coinvolgerli.

Loreta: In redazione siamo allora passati da due a cinque membri, e questo ci ha permesso di organizzare il lavoro meglio, di programmare un vero e proprio calendario delle uscite e delle scadenze, e di pianificare una certa quantità di articoli a settimana, cosa che prima non facevamo. Naturalmente il tutto ha avuto anche un impatto sul numero di visualizzazioni. Di conseguenza, ciò in cui ci impegnavamo era diventato sotto certi aspetti un lavoro in piena regola, e il frutto di questo impegno un prodotto totalmente diverso. La nostra fortuna è stata anche quella di aver indovinato una serie di articoli. Per esempio, la Guida dell’aspirante scrittore di Vanni Santoni è stata condivisa in pratica ovunque.

Giuseppe: Questo ci ha permesso di uscire dalla nostra nicchia e di esporci al giudizio sia di lettori sia di blogger, riviste, scrittori e giornalisti culturali. Piano piano abbiamo iniziato ad accogliere altri componenti, sempre attraverso il passaparola e gli amici, ma soprattutto attraverso le nostre conoscenze. Alla fine siamo arrivati ad avere una redazione che adesso si aggira introno ai dieci membri. Per il resto, sono tante le piccole azioni che possono dimostrarsi avere un risvolto inaspettato. Per quanto riguarda Vanni Santoni, l’avevamo già intervistato tempo prima, quando era stato candidato al Premio Strega, e da allora eravamo rimasti in contatto con lui. Poi, è ovvio, da una cosa nasce un’altra.

Loreta: In più ci sono state delle recensioni a partire dalle quali siamo stati contattati dalle case editrici. Collaborazione dopo collaborazione, abbiamo iniziato a farci conoscere in quel tipo di circuito.

Giuseppe: Naturalmente, per “collaborare” si intende aprire un canale comunicativo diretto con l’editore, mediante il quale si ottiene l’accesso alla lettura dei libri che pubblica. Il modo in cui parlare dei libri rimane invece una nostra scelta.

Elisa: Essendo anche il nostro un sito giovane nella redazione, ma in pratica ancora esordiente nell’esperienza, sarei in particolare curiosa di sapere quali difficoltà abbiate incontrato all’inizio di fronte alla vastità della rete in cui vi trovavate immersi, ovvero come siate riusciti a farvi strada nell’universo di blog, pagine, siti web e riviste già esistenti, ritagliandovi così uno spazio di tutto rispetto.

Giuseppe: La più grande è stata quella che credo si presenti a chiunque intraprenda un’attività del genere, come anche tu accennavi:partire da zero e farsi conoscere. Tutto il primo anno è andato così: non avevamo chissà quali lettori, a parte i nostri amici e alcuni blogger che ci seguivano. A lungo andare questo può diventare frustrante:  da una parte si mette un impegno e una passione di un certo tipo, ma dall’altra, non si riceve il riscontro che ci si aspetterebbe. In tal caso, ci vuole pazienza, insieme con l’abilità di capire quando è il momento giusto per cosa. Quando abbiamo capito che quello schema non ci appagava più, ci siamo detti: o si fa un passo indietro (chiudere il blog e dedicarsi ad altro) o uno avanti, per passare a un livello ulteriore. E noi abbiamo optato per questa seconda alternativa.

Elisa: Tornando a parlare della redazione attuale, ho notato, tra le altre cose, che molti di voi sono accomunati dall’aver partecipato e dall’aver ottenuto buoni, se non ottimi, risultati al Campiello Giovani. Per curiosità, vi siete conosciuti in quelle occasioni?

Loreta: Noi due ci conoscevamo già grazie a un altro concorso di scrittura, ed effettivamente è alla finale del Campiello Giovani che abbiamo incontrato le ragazze che sarebbero andate a comporre, con noi, un primo nucleo redazionale. Eravamo così rimasti in contatto, e dal momento che sapevamo che si trattava di persone interessate alla lettura e alla scrittura con una serietà che va al di là del semplice piacere ricreativo, abbiamo deciso di farle parte di questo progetto. L’ingresso di molti altri è avvenuto dopo, chi sempre legato al Campiello Giovani, chi proveniente da realtà diverse.


Un elemento che senza dubbio desta curiosità è il vostro nome. Nel sito, al proposito dell’animale mitologico simbolo del blog, l’ircocervo, scrivete: “dentro di lui arde un’anima fieramente utopica, come un fuoco costantemente alimentato dal sogno e dalla convinzione che nessuna chimera è illusoria e impossibile”. Ma esattamente qual è lo spirito dell’iniziativa? Nell’ottica di quale ragione e di quale obiettivo avete dato vita, per così dire, a questa “creatura”?

Giuseppe: Come dico sul sito, all’inizio il nome è nato quasi per gioco. In quel momento stavo leggendo un saggio di Bobbio in cui si parlava dell’“ircocervo del liberal-socialismo”, in riferimento a Croce e alla filosofia politica del primo Novecento. Restai subito incuriosito dalla figura dell’ircocervo. Cercai più dettagli in rete, ma feci fatica a trovare delle raffigurazioni. Ci sono animali mitologici che hanno un aspetto definito – la sfinge, per dire – mentre dell’ircocervo non circolano tante immagini. Inoltre, se ce ne sono, sono tra di loro molto diverse, perché “ircocervo”, oltre a significare un essere che è contemporaneamente capra e cervo, indica, in senso lato, un miscuglio animale di elementi differenti riuniti insieme – anche i più inconciliabili. Il nome, pertanto, calzava bene con le nostre intenzioni, poiché, essendo l’ircocervo una miscela impossibile, simboleggiava automaticamente tutto ciò che esce dalle regole tradizionali, da ciò che è mainstream, da ciò che non si può ingabbiare entro i limiti di un unico genere. Idem per la rivista: noi vorremo trovare dei racconti che non seguano i soliti canoni in voga, il solito modo di scrivere, ma che si sviluppino in maniera alternativa, completamente nuova e particolare – come ogni ircocervo è caratterizzato da elementi diversi da quelli di un altro, così anche ogni buon racconto deve avere delle caratteristiche proprie, sue soltanto.


Dopo aver visto la frequenza con cui escono gli articoli, non ho potuto fare a meno di dare una sbirciatina alle vostre biografie: siete studenti universitari, e venite un po’ da tutta Italia. Come fate a gestire l’organizzazione redazionale? Qual è la struttura del team? Oltretutto, immagino che anche l’aspetto grafico del sito abbia richiesto e continui a richiedere tempo.

Loreta: Sin dal principio, abbiamo reso partecipe dell’idea una nostra cara amica, Sara Dealbera, che allora compiva i primi passi come illustratrice e a cui abbiamo chiesto di realizzare il logo con l’ircocervo. Lei poi ha continuato il suo percorso di studi, ed è diventata sempre più brava. Infatti esistono varie versioni dell’ircocervo, che è evoluto, con noi, nel tempo. Poi, quando abbiamo deciso di fondare la rivista, abbiamo subito pensato di chiedere il suo intervento: noi ci occupiamo della selezione dei racconti e di tutto ciò che ha a che fare con lo scritto, e lei della grafica, oltre che del coordinamento della selezione degli illustratori. In più, Sara ha realizzato la copertina e l’impaginazione del primo numero. Nelle prossime uscite un illustratore ogni volta diverso si occuperà della copertina, mentre lei avrà il compito di sceglierlo, nonché di curare tutto il progetto grafico. Il nucleo direttivo del blog e della rivista è invece composto da quattro persone (con noi ci sono Anja Boato e Sonia Aggio), e corrisponde alla redazione originaria prima che decidessimo di aprirci a collaborazioni esterne: stabiliamo il tipo di pubblicazioni che abbiamo intenzione di far uscire sul sito, prendiamo contatti con le case editrici, consigliamo letture al resto del gruppo, prendiamo atto delle proposte che riceviamo, revisioniamo gli articoli, ecc.

Giuseppe: In aggiunta, definiamo quali siano le linee guida del blog – che, a dir la verità, sono rimaste intatte rispetto ai primi tempi: volevamo dare spazio agli autori emergenti e all’editoria indipendente, e alla fine questo è stato il filo rosso che ha unito i vari propositi del progetto fin da quando siamo partiti, e che caratterizza ancora adesso il nostro percorso.


Come avete accennato prima, una delle novità di quest’anno è appunto la creazione di una vostra vera e propria rivista letteraria, L’ircocervo, che, tra le altre cose, vi è valsa un posto all’interno della “letteratura pazzesca in Italia” secondo Verde Rivista e Crapulaclub. Una delle sue principali peculiarità è quella di contenere al tempo stesso racconti di scrittori affermati ed esordienti. Perché questa scelta?

Giuseppe: Questa scelta deriva dalla volontà quasi ideale di accostare a giovani scrittori che vorrebbero farsi strada altri che invece sono già riusciti a tracciare un proprio percorso all’interno panorama editoriale italiano e che quindi in linea teorica potrebbero essere loro d’esempio. La funzione di questa presenza è di fornire una sorta di accompagnamento simbolico ai giovani scrittori scelti, quasi di indirizzare una via che speriamo possano percorrere anche loro – oltre che di garantire maggiore visibilità sia al numero che agli autori dei racconti, dal momento che le riviste al giorno d’oggi costituiscono un luogo privilegiato per lo scouting.

Continua nella seconda parte

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