Sono stati annunciati ieri pomeriggio e consegnati la sera i Nastri d’Argento, riconoscimenti che vengono, di consueto, assegnati dai giornalisti italiani ai migliori film usciti nel corso della stagione e che stavolta hanno visto sbancare “Il traditore”, del regista bobbiese Marco Bellocchio (questo è il trailer).
Accolto dal clamore generale della platea di Cannes ma uscito a mani vuote dal festival cinematografico d’oltralpe, si presentava come il film da battere, dato anche dal record storico di 12 nomination che aveva colto lo scorso 30 maggio, giorno in cui erano state annunciate le candidature per la cerimonia di consegna che si è tenuta ieri sera nel Teatro Antico di Taormina. Ma si sa, presentarsi da favoriti non sempre porta i suoi frutti.
Ne sanno qualcosa, a tal proposito, il regista Alfonso Cuaròn e il suo gioiellino “Roma“, una pellicola ambientata nella Città del Messico degli anni ‘70, che racconta la storia di una tata all’interno di una famiglia altolocata della capitale. Considerata la favorita agli Academy Awards, dopo l’enorme mole di riconoscimenti che aveva ricevuto, si era vista battere da “Green Book”, una commedia on the road con protagonisti Viggo Mortensen e Mahershala Alì (vincitore dell’Oscar come miglior attore non protagonista), incentrata sull’amicizia tra un ex buttafuori italo-americano e un musicista nero nella Louisiana ultraconservatrice e razzista degli anni ’60.
Questo però non è stato il caso anche del film su Tommaso Buscetta, interpretato da un sontuoso Pierfrancesco Favino. Infatti, “Il traditore” si è portato a casa ben otto riconoscimenti, riuscendo a prevalere nelle categorie “pesanti” come film, regia, attore protagonista e non. Proprio quest’ultima categoria ha visto un premio ex aequo proprio tra Luigi Lo Cascio e Fabrizio Ferracane, nei panni, rispettivamente, di Salvatore “Totuccio” Contorno e Giuseppe “Pippo” Calò.
Per quanto concerne gli altri premi, “Bangla”, commedia sull’integrazione ambientata a Roma, ha vinto il premio come miglior film di commedia; mentre Paola Cortellesi ha ricevuto il riconoscimento per il film “Ma cosa ci dice il cervello?”, che ha visto la vittoria in campo maschile di Stefano Fresi nella medesima categoria.
Sempre in campo femminile, il sindacato ha consegnato il riconoscimento come miglior attrice protagonista ad Anna Foglietta per “Un giorno all’improvviso”; mentre la miglior attrice non protagonista è stata Marina Confalone per “Il vizio della speranza”, film che si è portato a casa anche il Nastro per la miglior scenografia (assegnato a Carmine Guarino), e per la miglior canzone originale con “’A speranza”, del cantautore e sassofonista Enzo Avitabile. Per l’attrice napoletana questo Nastro d’Argento rappresenta una conferma delle sue ottime doti recitative, che erano già state ampiamente premiate nella cerimonia dei David di Donatello dello scorso 27 marzo, dove aveva vinto la statuetta nella medesima categoria.
Chi ne è uscito sconfitto, senza dubbio, è Matteo Rovere con il suo “Il primo re”. L’ultima fatica del regista romano non ha fatto breccia nel cuore dei giornalisti, riuscendo a raccogliere solo i tre premi collaterali per la fotografia (a Daniele Ciprì), suono di presa diretta e produzione.
Al di là dei numeri, questa continuità di vittorie da parte del film di Bellocchio, (i Globi d’Oro dello scorso 19 giugno e il festival internazionale di Ischia ne sono una prova), conferma l’ottima qualità del lavoro messo in atto dal cineasta piacentino. Resta da capire se saprà accendere i cuori della critica d’oltreoceano, che su questo film è apparsa alquanto divisa, al contrario di quella europea, che ha dato recensioni positive e plausi unanimi. Soprattutto, resta da capire che avrà i numeri per partecipare agli Oscar del 2020.
“Ai posteri l’ardua sentenza”, diceva Manzoni. E intanto, in attesa che la storia dia il suo responso, viviamo il presente. Un presente che, oggi, dice che vi è un traditore d’argento.
Gianluca Dozza