
Una festa che all’improvviso si trasforma in tragedia perché il cuore ha smesso, a un tratto, di battere. È quanto accaduto nella notte tra venerdì e sabato a Miguel Angel Falasca, allenatore della Saugella Monza, in quel momento nel varesotto per assistere al matrimonio del suo vice allenatore nel team brianzolo. Un malore improvviso gli è stato fatale, rendendo vani i tentativi di rianimazione: i medici non hanno potuto fare altro che constatare il decesso del 46enne iberico, che ha così lasciato improvvisamente la moglie Esther e i figli Daniel e Sara.
La morte è sempre un evento difficile da spiegare; quando poi è improvvisa, come in questo caso, riesce ancora più arduo trovare, nelle lacrime, una logica a quanto accaduto. E forse non resta altro che ricordare insieme la storia di un grande uomo, che ha incendiato i cuori di migliaia di tifosi con la passione, e ha saputo dedicare la sua vita allo sport che ha sempre amato la pallavolo.
Nato in Argentina il 29 aprile 1973 da padre argentino e madre spagnola, Miguel si trasferisce, nel 1989, nel paese della madre per entrare nel centro federale nazionale, militando in seguito nella Gran Canaria, compagine con la quale giocherà tra il 1996 e il 1997. Lo stesso anno Falasca sbarca in Italia, più precisamente a Bologna e poi a Ferrara, nel 1998, dove resterà fino all’inizio del 2000. Trascorsi i primi anni, sempre nel 2000 trasloca in Belgio, siglando un contratto con il Roeselare, ma tornando a giocare nel nostro paese nel 2002, alla Panini Modena. La nostalgia per la “sua” Spagna, però, lo richiama a sé: nel 2003 torna quindi nel paese iberico, tra le file del Portol, dove resterà per cinque stagioni.
È questo il periodo di maggior successo della sua carriera, durante il quale vincerà una serie di ambiti trofei: 2 campionati spagnoli, 3 coppe del Re e 2 supercoppe, assieme al sorprendente oro europeo nel 2007 con la nazionale spagnola, all’epoca guidata da Andrea Anastasi. Quel famoso Europeo in Portogallo è passato alla storia per il celebre motto con cui l’allenatore era solito spronare i suoi giocatori: “corazòn, cabeza y cojones”. Nel 2008, ormai trentacinquenne, Miguel Falasca si sposta in Polonia, dove gioca per lo SKRA Belchatow, prima di appendere il pallone al chiodo nel 2013.

Gli anni non impediscono però al classe ‘73 di rinunciare al suo sport preferito: a seguito del ritiro, infatti, Falasca intraprende la carriera di allenatore, che lo vedrà alla guida di numerose squadre, tra le quali la nazionale della Repubblica Ceca e, per l’appunto, la Saugella Monza, che, grazie al suo tecnico, vincerà la Challenge Cup ad aprile 2018 e si spingerà fino alla semifinale scudetto, poi persa contro l’Imoco Volley Conegliano, sotto la guida meticolosa del tecnico ispano-argentino. La recente e ottima serie di risultati aveva portato a prolungare il contratto con la società del presidente Rigaldo, prima dell’inatteso e tragico epilogo, che lascia un enorme vuoto e tanta amarezza e nostalgia nel mondo della pallavolo.
Falasca ci mancherà soprattutto per il suo stile pacato, ma deciso, cordiale e allo stesso tempo fermo. Era praticamente impossibile smuoverlo dalle sue posizioni, e tuttavia non ha mai dovuto alzare la voce. Anche la sua ottima vista durante le partite sarà per lungo tempo ineguagliata: durante la semifinale scudetto, grazie a tre challenge chiamati a suo favore e che gli avevano dato ragione, si era preso i complimenti di Claudio Galli, che aveva commentato goliardicamente sul numero di carote che si fosse mangiato a cena. Questa e altre straordinarie doti rendevano Miguel Angel Falasca un personaggio unico e insostituibile, e proprio per questo, ora che è venuto a mancare, il ricordo si mischia al sentimento doloroso della perdita. E allora, dinanzi a ciò che non è possibile comprendere, non possiamo fare altro che recare un estremo saluto a chi, seguendo i nobili valori e i sani principi dello sport, ha riscaldato il cuore di tante persone. Ciao, Miguel. Ora allenerai, con la tua classe e la calma che ti ha sempre contraddistinto, un sestetto in paradiso.
Gianluca Dozza