Domenica 26 Maggio in Italia si è concluso il campionato di calcio e si è votato per comporre la nona legislatura dell’Unione Europea: la serie A spedisce quattro squadre in Champions League (Juventus, Napoli, Atalanta e Inter) e tre in Europa League (Milan, Roma e Lazio); gli italiani, compresi quelli che risiedono all’estero, hanno invece eletto al Parlamento Europeo, con un’affluenza pari a circa il 54,50% degli elettori aventi diritto, 29 candidati della Lega di Matteo Salvini (34,26%), 19 candidati del Partito Democratico (22,74%), 14 candidati del Movimento 5 Stelle (17,06%), 7 candidati di Forza Italia (8,78%) e 6 candidati di Fratelli d’Italia (6,44%).
Come si evince da questi dati, l’unico partito del centro-sinistra che è riuscito ad ottenere dei seggi nel prossimo Europarlamento è il Partito Democratico, in ripresa rispetto alle elezioni politiche del 2018 (+3,98%, proveniente in buona parte dagli ex elettori di Liberi e Uguali). Questa tornata elettorale dimostra come a Nicola Zingaretti sia stato fatto un regalo importante, che non risiede nella percentuale dei voti recuperati dal PD: a Zingaretti e al suo partito viene accordato quel minimo di credibilità per nulla scontato ma assolutamente necessario per provare a ricostruire, nei prossimi mesi, una valida alternativa di centro-sinistra alla coalizione di centro-destra che rappresenta ormai circa il 50% degli italiani; il segretario del Partito Democratico probabilmente sperava di recuperare più voti dagli scontenti del Movimento 5 Stelle che, a quanto sembra, si sono invece spostati prevalentemente a destra, direzione Lega.
Zingaretti, che sembra essere riuscito, finora, a ricompattare le diverse correnti interne del proprio partito, adesso dovrà guardare a sinistra del PD, dove attualmente c’è circa un 4% di italiani che non sarà rappresentato nel prossimo Europarlamento: gli elettori di Europa Verde e La Sinistra. La prima, frenata dalla polemica interna tra i Verdi e Possibile di Pippo Civati, ha ottenuto il 2,32%, mentre La Sinistra di Nicola Fratoianni si è fermata all’1,75%; per questi partiti il destino in Europa è dunque ormai segnato, non avendo superato la soglia necessaria per essere eletti nell’Europarlamento. Pertanto, nell’ottica di quel nuovo bipolarismo forse troppo frettolosamente prospettato da Zingaretti, la scelta più saggia per il futuro di queste due formazioni sembrerebbe proprio emulare Liberi e Uguali e intraprendere un cammino comune con il PD che possa portare ad una coalizione elettorale per le prossime elezioni politiche. Queste elezioni, infatti, ci hanno dato l’ennesima conferma delle cattive abitudini di Sinistra con cui purtroppo ormai conviviamo da anni: per conservare non meglio definite differenze sui contenuti dei programmi si rinuncia addirittura alla possibilità reale di ottenere qualche seggio in Parlamento, che ad oggi risulta ancora l’unico modo legittimo e concreto di far politica attiva per contribuire allo sviluppo legislativo del proprio Paese e, come in questo caso, dell’UE.
Dall’altro lato, invece, c’è +Europa: l’ambizioso nuovo partito liberale italiano, nonostante l’exploit europeo dell’ALDE, non ha superato la soglia di sbarramento del 4%, fermandosi al 3,1% e pagando con l’esclusione dall’Europarlamento la scelta di non confluire nella lista unitaria PD-Siamo Europei con lo scopo di guadagnarsi un proprio spazio autonomamente; anche questa esperienza potrà però essere costruttiva per il futuro del partito di Emma Bonino, soprattutto nell’ottica della politica interna del nostro Paese, considerando la percentuale di voti guadagnata in un anno rispetto alle elezioni politiche del 2018. In questo senso, si è iniziato da qualche giorno a discutere di un’eventuale mossa di Carlo Calenda, record-man di voti nel nord-est in questa tornata elettorale, per costruire, in comune accordo con Zingaretti, un nuovo soggetto politico di centro liberal-democratico che possa collaborare con il PD ampliando l’esperienza di Siamo Europei. L’intento di Zingaretti e Calenda sembra dunque quello di gettare le basi per una futura coalizione di centro-sinistra aperta realmente sia alle istanze dei socialdemocratici che a quelle dei liberal-democratici (e anche di quelle dei verdi, quasi completamente da rifondare nel nostro Paese) e questa sembra ad oggi l’unica soluzione ipotizzabile per tentare di contrastare la destra, vera vincitrice di queste elezioni europee in Italia.
Come era prevedibile, infatti, nonostante non abbia raggiunto il traguardo del 40,8% del PD di Renzi alle europee 2014, Matteo Salvini ha fatto il pieno di seggi in questa tornata elettorale e ha guadagnato la stessa percentuale di voti persa dal Movimento 5 Stelle rispetto alle scorse elezioni politiche, “rubando” la maggior parte degli elettori al Movimento stesso. Anche il partito di Giorgia Meloni, Fratelli d’Italia, ha fatto importanti progressi, arrivando a conquistare oltre il 20% in diverse situazioni locali, soprattutto al sud. L’unico partito della coalizione di centro-destra che ha perso voti rispetto allo scorso anno è Forza Italia, che riesce però a far rieleggere al Parlamento Europeo il suo intramontabile leader Silvio Berlusconi. I Cinque Stelle, al contrario, sembrano essere già spariti da diverse regioni, specialmente nei luoghi in cui hanno già governato, evidentemente, senza successo.
Riassumendo: cosa emerge da queste elezioni?
La Lega di Matteo Salvini ha dunque ribaltato le dinamiche del potere politico all’interno della coalizione di governo e ad oggi quasi un italiano su due voterebbe per il centro-destra alle elezioni politiche. Il M5S è in caduta libera, con Luigi Di Maio che ha posto virtualmente la fiducia sul suo ruolo di capo politico del Movimento sulla piattaforma Rousseau e che è stato confermato con l’80% delle preferenze a favore su un totale di 56.127 votanti. Il PD non esce vincitore ma nemmeno sconfitto, affermandosi invece alle elezioni amministrative nella maggior parte delle città (soprattutto quelle più grandi come Firenze, Bergamo e Bari); Zingaretti lavora per allargare il fronte unitario non solo a sinistra ma anche verso il centro, con la collaborazione di Calenda e con la consapevolezza che la maggior parte dei candidati PD che si sono imposti in questa tornata elettorale sono in gran parte moderati (per non dire “renziani”). Infine, la tenuta del governo è a rischio e sia Salvini che Di Maio sembrano in attesa della classica goccia che faccia traboccare il vaso: la legge di bilancio è alle porte e se, a causa delle temperature, l’estate sembra ancora lontana, il prossimo autunno si preannuncia davvero molto caldo per lo sviluppo politico (ed economico) del nostro Paese.
Duilio Rega