Politica

Verso le Europee – 4. ENF/ECR – Lega e Fratelli d’Italia

Le Elezioni Europee si stanno avvicinando e noi di Giovani Reporter abbiamo deciso di impegnarci affinché i nostri lettori arrivino al voto informati. A partire dal 13 maggio pubblicheremo una serie di articoli informativi sulle principali famiglie politiche presenti al Parlamento Europeo, l’istituzione che il 26 maggio saremo chiamati a rinnovare. In questo penultimo episodio parliamo delle destre euroscettiche. I principali gruppi della destra europea sono due, ENF e ECR, a cui appartengono rispettivamente Lega e Fratelli d’Italia.

Europa delle Nazioni e della Libertà (ENF)

La bizzarra idea di creare una casa comune per i partiti europei di estrema destra fu tentata varie volte negli scorsi decenni ma per lungo tempo non trovò realizzazione, sia per l’esiguo numero di eletti, sia per le inevitabili divergenze tra i suddetti. È nel 2014 che finalmente l’ondata nazional-populista riesce a organizzarsi in un gruppo stabile, l’ENF, grazie anche a due importanti cambiamenti. Il primo è il compimento del processo di “dédiabolisation” (de-diavolizzazione) del Front Nazional francese ad opera di Marine Le Pen, ovvero il rinnovamento d’immagine che ha permesso al partito, fino ad allora ritenuto neofascista, di ampliare il suo seguito e diventare così un modello internazionale. Il secondo è l’elezione a segretario della Lega Nord di Matteo Salvini e la conseguente mutazione del “Carroccio” da partito del nord a partito nazionale, “lepenista” e anti-UE.

L’Europa delle Nazioni e della Libertà al momento conta solo 36 europarlamentari ed è il più piccolo gruppo autonomo presente a Bruxelles. Questi numeri tuttavia sembrano destinati a crescere con l’ingresso di nuovi membri e il previsto boom della Lega.

I due principali leader dell’ENF, Matteo Salvini e Marine Le Pen.

Conservatori e Riformisti Europei (ECR)

Nonostante lo sdoganamento del nazionalismo, l’ENF è ancora considerato un gruppo di estremisti e viene escluso da ogni alleanza nel Parlamento Europeo. Esiste però anche un lato più moderato e “di governo” dell’euroscetticismo di destra, e si tratta dei Conservatori e Riformisti Europei.

Il gruppo ECR nasce nel 2009 quando il futuro premier britannico David Cameron decide di trovare per il suo Partito Conservatore una collocazione autonoma rispetto alle principali famiglie politiche europee. Si uniscono poi col tempo varie formazioni di destra provenienti soprattutto dall’Europa dell’Est. La più importante di queste è Diritto e Giustizia, l’attuale partito al governo in Polonia, noto negli ultimi tempi per i suoi tentativi di ridurre l’indipendenza della magistratura nel paese.

Attualmente gli ECR sono il terzo gruppo in ordine numerico e a differenza di ENF hanno deciso di presentare un candidato ufficiale alla presidenza della Commissione europea. Il loro spitzenkandidat (capolista), l’unico critico verso l’integrazione europea, è il ceco Jan Zahradil. Il cinquantaseienne originario di Praga è stato negli scorsi giorni l’unica voce fuori dal coro ai dibattiti tra spitzenkandidaten e si definisce “eurorealista”, cioè contrario alla dissoluzione dell’UE ma favorevole a un decentramento dei poteri.

I candidati alla presidenza della Commissione europea al termine di un dibattito. Jan Zahradil è il primo da sinistra.

Salvini e la sua “Internazionale Nazionalista”

Fino a un anno fa nello scacchiere europeo la Lega aveva una posizione assai poco rilevante e lo stesso Salvini non godeva di particolare considerazione nemmeno tra i suoi alleati. Tutto è cambiato con le elezioni del 4 marzo 2018 e la centralità conquistata dal leader dalla Lega nel dibattito pubblico italiano e poi anche europeo. La successiva impennata di consensi, infatti, ha portato il vicepremier italiano a divenire forse il politico più in vista del continente, nonché il perfetto avversario per Macron e gli europeisti. Giunto quindi alle elezioni europee sulla cresta dell’onda, Salvini ha un piano molto ambizioso, unire tutte le destre nazional-populiste in un gruppo così grande da poter essere l’ago della bilancia durante la prossima legislatura. Per riuscirci ha iniziato una serie di contatti con esponenti di vari partiti ottenendo per adesso risultati contrastanti. Da un lato la nuova Alleanza Europea dei Popoli e delle Nazioni (EAPN) ha raccolto numerose nuove adesioni e si stima possa raggiungere quasi 100 europarlamentari. Dall’altro, però, Salvini ha dovuto incassare il rifiuto di Diritto e Giustizia, partito che sarebbe fondamentale per compiere il passaggio da piccolo gruppo d’opposizione a grande gruppo di governo. Ciò che divide la Lega da molti suoi possibili riferimenti nell’Est Europa sono le sue posizioni pro-Putin. La Polonia e gli altri paesi usciti dalla cortina di ferro sono ardentemente anti-russi e non possono certo tollerare la vicinanza tra il ministro leghista e il Cremlino.

A destra Jaroslaw Kaczynski, leader di Diritto e Giustizia e ritenuto l’uomo più potente della Polonia. Accanto a lui il Presidente del paese Andrzej Duda, anche lui dello stesso partito.

L’Italia nell'”Europa del buon senso”

Negli ultimi due anni tutti i partiti omologhi della Lega hanno uno dopo l’altro ammorbidito la loro posizione sull’Unione Europea e sull’euro. Al di fuori del britannico Nigel Farage, peraltro da sempre figura a parte rispetto alle destre europee, ormai nessuno vuole più uscire dall’Unione. L’obiettivo dei nazionalisti è ora cambiare l’UE dall’interno prendendo parte ai processi decisionali che avvengono nelle istituzioni comunitarie. Ma che cosa intende Salvini quando parla di “Europa del buon senso”? E cosa significherebbe per l’Italia uno spostamento a destra degli equilibri a Bruxelles?

Per quanto riguarda l’immigrazione è tutto chiaro. Ogni stato sarebbe padrone delle proprie frontiere e quindi affronterebbe la crisi migratoria per conto proprio. Ciò potrebbe creare qualche complicazione perchè in questo modo andrebbe perso anche quel poco di aiuto che il nostro paese riceve dagli altri su questo pressante tema. Quel che potrebbe rivelarsi davvero pericoloso, però, è la politica economica.

Dallo scoppio della crisi, ormai dieci anni fa, l’Italia ha un grosso problema: le stringenti regole di bilancio che è costretta a rispettare. È ormai chiaro come esse non abbiano aiutato la ripresa dell’economia ma, anzi, abbiano peggiorato il tenore di vita dei cittadini alimentando la loro sfiducia nei confronti delle istituzioni. Al leader della Lega la questione dovrebbe interessare, quantomeno perchè cambiare le regole è l’unico modo per attuare le misure che ha proposto in campagna elettorale. Ma è qui che si trova la grande contraddizione delle alleanze di Salvini. La maggior parte dei suoi colleghi, in particolare tedeschi e austriaci, propone norme ancora più stringenti per i paesi in difficoltà. Per paradosso, quindi, un’Unione Europea governata dai cosiddetti sovranisti toglierebbe ulteriore sovranità al governo italiano.

Lega: programma e candidati

Per le europee la Lega non ha presentato un programma autonomo ma ha preferito aderire al generico programma del suo partito europeo di riferimento. I punti più importanti sono la difesa della sovranità degli stati nazionali contro l’idea di un “super-stato” europeo e la “conservazione dell’identità dei popoli” che sarebbe minacciata dall’immigrazione. Il gruppo si impegna anche a tutelare la libertà d’espressione e parla di una “libertà digitale sempre più minacciata”, probabile riferimento a chi propone norme per contrastare le cosiddette fake news (notizie false).

Per quanto riguarda i candidati, Matteo Salvini è capolista in tutte e cinque le circoscrizioni italiane e accanto a lui si presentano quasi tutti gli europarlamentari uscenti e diversi volti nuovi. Tra di loro Vincenzo Sofo, fondatore del laboratorio culturale “il Talebano”, Silvia Gardone, consigliere regionale in Lombardia, l’economista euroscettico Antonio Maria Rinaldi e Massimo Casanova, gestore del Papeete Beach di Milano Marittima.

Fratelli d’Italia: programma e candidati

Il programma di Fratelli d’Italia è ben più articolato di quello della Lega. Il punto principale è la visione di un’UE come “confederazione di stati liberi e sovrani”, “liberi di cooperare sulle grandi questioni” ma anche “liberi di autodeterminarsi”. Per l’Italia si propone di avere un ruolo “di contrasto all’asse franco-tedesco” che ponga fine “all’ingerenza esterna sulla politica interna” del nostro paese. Sul piano economico il partito di Giorgia Meloni si schiera contro l’austerità e la finanza speculativa, per un forte abbassamento delle tasse e per un piano di investimenti pubblici volto a rilanciare la crescita. Altre priorità sono la tutela dell’ambiente, la lotta alla povertà, il diritto alla casa e incentivi alla natalità sia in Italia che in Europa. Nel programma, infine, si chiede più coordinazione tra le forze dell’ordine degli stati europei, il “contrasto all’immigrazione illegale” e la “difesa della nostra identità cristiana dal processo di islamizzazione”.

Tra i candidati più noti, oltre a Giorgia Meloni, capolista in tutte le circoscrizioni, ci sono l’ex presidente della Puglia Raffaele Fitto, la senatrice Daniela Santanchè e il sociologo Francesco Alberoni. Molto discussa, infine, è la candidatura di Caio Giulio Cesare Mussolini, pronipote del dittatore fascista, finito al centro delle polemiche per via dei suoi chiari e numerosi ammiccamenti al regime.

Federico Speme

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