A pochi mesi da 68, primo album ufficiale considerato simbolo dell’ascesa del rapper milanese e pubblicato nel settembre 2018, esce 68 ‘Till The End, un EP con ben sette tracce nuove di zecca che vanno a completare e arricchire l’opera portante.
Il rapper milanese in questione si chiama Matteo Professione, in arte Ernia, un ragazzo classe ’93 cresciuto appunto nella periferia di Milano e che sta cominciando a far parlare di sé. Le sue ultime uscite, considerate le prime ufficiali, rappresentano in realtà solo la punta dell’iceberg della complessiva produzione, dal momento che il rapper è attivo musicalmente dal 2012. Inoltre sono in molti a parlare di ritorno, vista la pausa durata anni, interrotta poi nel 2016 dal tentativo riuscito di No Hooks, il primo album. Prima di quell’anno lo stesso Matteo ha confidato di aver pensato di ritirarsi ufficialmente dal mondo della musica, anche in seguito a uscite successive molto interessanti e amate dai fan più accaniti come l’album del 2017 Come Uccidere Un Usignolo.
Le nuove tracce a parer mio si integrano talmente tanto bene con il filo conduttore del progetto iniziale che non ho potuto fare a meno di domandarmi per quale ragione l’artista abbia deciso di pubblicarle solo in un secondo momento, ma la risposta al quesito non ha esitato ad arrivare ed è più semplice di quanto pensassi: ormai da tempo le riedizioni non sono altro che una strategia trita e ritrita dell’industria per far sì che il pubblico acquisti lo stesso disco con qualche lieve cambiamento, come una copertina diversa e qualche traccia in più. Tuttavia, nel caso di 68 Till The End, questo discorso può essere valido per chi è abituato ad ascoltare in maniera frammentaria e casuale ogni traccia, senza minimamente tener conto del senso generale che può avere una raccolta di canzoni come questa, ascoltandola nell’ordine proposto dall’autore.
Le canzoni nuove sono state aggiunte in testa a quelle precedenti, come per introdurle: trovo una scelta particolarmente interessante quella di sistemare nella tracklist la seconda parte del progetto in una posizione comunque distaccata dalle altre tracce.
Così, il rinnovato 68 Till The End parte in quarta e più che mai carico di energia con Lewandowski VI, il sesto capitolo tanto atteso dai fan nel quale il rapper ribadisce la sua superiorità di “imperator” sul rap improvvisato e amatoriale, in un mondo in cui chiunque può essere un artista. Infatti, come ha confidato in un’intervista informale rilasciata a Noisey nell’ormai lontano 24 Ottobre 2018: “Anche solo sei anni fa, firmare con una major era un traguardo incredibile (…) adesso è molto più raggiungibile”.
Certi Giorni, singolo decisamente più introspettivo del precedente che ha avuto l’onere e l’onore di anticipare la riedizione, può vantare la collaborazione di Nitro, altro rapper di gran successo che vanta una presenza nella scena del rap italiano decennale. Brano lento, accompagnato da una chitarra che ci fa strada nella fantasia dell’artista. Per quanto la traccia abbia soddisfatto pienamente tutte le aspettative, ha anche lasciato sorpresi i più: l’ospite infatti caratterizza da sempre le sue canzoni con sfumature metal e graffianti, mentre qui lo si percepisce con un tono insolitamente tranquillo e quasi “scarico”. Esperimento generalmente piaciuto, ma con opinioni contrastanti.
Un altro featuring decisamente discusso, sin dal solo annuncio della tracklist, è quello di Chadia Rodriguez in Mr. Bamboo: aspramente criticata per l’eccessivo uso dell’autotune nella propria produzione che ha il solo effetto di rendere la sua voce sgradevolmente acuta, non si smentisce nemmeno in questa collaborazione. Con lei non ci sono vie di mezzo, o la si ama o la si odia. Per il resto, mi costa ammettere che per quanto la sua entrata mi abbia in un primo momento fatta sobbalzare, il brano mi è rimasto in testa per giorni.
Il Mondo Chico, con la collaborazione di Lazza sia per il featuring che per la brillante e sempre innovativa produzione della strumentale, è finita al centro dell’attenzione in poche ore dalla sua uscita a causa del dissing pungente nei confronti del famoso cantante pop Ultimo, vincitore di Sanremo Giovani 2018. “Sei quello che ascolti, infatti tu sei fan di Ultimo io fan di Primo”, con riferimento evidente a Primo Brown, rapper introdottosi nella scena sin dalla fine degli anni ottanta e ricordato come un artista di fondamentale importanza per lo sviluppo della cultura hip hop in Italia, oltre che per aver militato nello storico gruppo musicale Cor Veleno. L’artista è scomparso nel 2016, ma viene omaggiato e ricordato con affetto da moltissimi suoi colleghi.
In conclusione in questo secondo progetto Ernia si riconferma un artista camaleontico, con flow sempre diversi, che alterna con maestria pezzi riflessivi e carichi di significato a hit orecchiabili ma mai banali che rimangono irrimediabilmente in testa, con i registri linguistici più disparati. Mi sento di consigliare l’ascolto completo di 68 anche a chi non si ritiene un grande fan di questo genere musicale, dato che a parer mio con molti dei 19 brani in totale si esce completamente da qualsiasi schema e ci si distacca da qualsivoglia etichetta.
Federica Marullo