La teoria della Relatività di Einstein trova finalmente conferma: la prima immagine di un buco nero.
L’intuizione di Einstein
Il 29 maggio 1919 fu scattata la prima immagine durante un’eclissi solare. Una foto che segnò una vera rivoluzione per la fisica moderna, poiché dimostrò la correttezza della teoria della Relatività generale di Einstein: sulla pellicola la posizione delle stelle era diversa dalla solita, e ciò è dato dal fatto che il campo gravitazionale del Sole è capace di deviare la luce, esattamente come il grande fisico aveva ipotizzato.
Cento anni più tardi, il 10 aprile 2019, la teoria della Relatività riscuote una nuova conferma davanti alla prima immagine diretta di un buco nero di massa 6 miliardi e mezzo più grande di quella del Sole, situato nella galassia Messier 87, altresì chiamata Virgo A, distante circa 55 milioni di anni luce dalla Terra.
Un’equipe internazionale
Oltre duecento ricercatori dell’Event Horizon Telescope Consortium (EHTC) sono stati coinvolti per più di un anno e mezzo nell’impresa, in collaborazione con una sessantina di istituti scientifici, a cui l’Italia ha preso parte con l’Istituto Nazionale di Astrofisica (INAF) e di Fisica Nucleare (INFN). All’osservazione hanno partecipato otto telescopi in tutto il mondo.
Un’uscita a senso unico nel nostro universo
Ma che cosa si intende per buco nero? Il termine gli è stato attribuito da un fisico americano del ‘900, John Wheeler, e si tratta di un oggetto la cui massa è arrivata a essere concentrata in uno spazio dal raggio tanto piccolo da generare un campo gravitazionale così potente che ad una certa distanza da esso nemmeno la luce, come ogni altra onda elettromagnetica, può uscirne, creando il cosiddetto orizzonte degli eventi. Intorno si può trovare un disco di materia supercalda, il disco di accrescimento, che piano piano può venire “assorbito” dal buco nero. Un buco nero è come un pozzo senza fondo. Non lo si può propriamente vedere, ma è stato possibile osservare grazie all’Event Horizon Telescope (EHT) la sua ombra.
Come è stato possibile osservarlo?
La materia che lo circonda si riscalda e di conseguenza emette onde elettromagnetiche di vario tipo, tra cui onde radio e luce visibile. In questo modo possiamo rilevare i confini dell’orizzonte degli eventi. Il risultato visivo è un’area completamente buia all’interno di un anello luminoso rosso.
Alla luce di questa scoperta quello che è sempre stato il non plus ultra nell’esplorazione dell’universo ora apre letteralmente nuovi orizzonti. E come ha detto Luciano Rezzolla, membro dell’EHT e direttore dell’Istituto di Fisica Teorica di Francoforte, questa fotografia “è la prima pagina di un libro in cui sarà possibile osservare in modo sempre più accurato questi oggetti previsti un secolo fa da Albert Einstein”.
Caterina Tenisci